Nella lotta alla crisi climatica la produzione di energia occupa sicuramente un ruolo di primo piano. Di tutte le emissioni di CO2 rilasciate in atmosfera, il 73,2% viene dal settore energetico. Non sorprende dunque che il passaggio dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili sia diventato uno dei cardini della transizione ecologica. Nel 2022, complice la guerra in Ucraina e i timori di rimanere a corto di gas, l’energia è diventata una delle priorità dei governi europei. Al punto che, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, il conflitto potrebbe aver addirittura accelerato la transizione verso fonti pulite. Lo scorso marzo, l’Unione europea ha fissato un nuovo obiettivo ambizioso: ottenere almeno il 42,5% dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2030.
Per arrivare a una produzione di elettricità al 100% da fonti rinnovabili, lo studio stima che sarà necessario un incremento di oltre 90 GW rispetto alla capacità installata nel 2021. Una cifra di poco superiore agli 85 GW stimati da Elettricità Futura, il ramo di Confindustria che raccoglie le imprese del settore elettrico italiano. Arrivarci però non sarà una passeggiata. Lo studio parla dell’«urgenza di un netto cambio di passo rispetto agli attuali livelli di installazione annua di capacità rinnovabile». Ovvero, «circa 8 volte di più» dei ritmi attuali. E infatti, per quanto i dati siano in crescita, le rinnovabili in Italia stanno avanzando molto più lentamente che altrove. Nel 2022 il nostro Paese ha installato 3 GW di nuova potenza, contro i 5 della Francia, i 9 della Spagna e gli 11 della Germania. L’obiettivo, stima lo studio commissionato dalle tre associazioni ambientaliste, è di arrivare al 2035 a circa 250 GW di capacità installata di rinnovabili.
Insomma, la strada è lunga. Ma per Greenpeace, Wwf e Legambiente l’obiettivo del 100% rinnovabili è a portata di mano. Per raggiungerlo c’è bisogno innanzitutto di aggiornare un documento, il Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), «da cui deriva la garanzia che le scelte di regolamentazione e supporto alla transizione saranno coerenti con gli obiettivi climatici». Lo studio commissionato dalle tre associazioni ambientaliste suggerisce alcuni accorgimenti normativi. Innanzitutto, una correzione degli aiuti in bolletta, che andrebbero rivisti per favorire una riduzione dei consumi delle famiglie. In secondo luogo, puntare sull’efficienza energetica degli edifici con l’attuale schema Eco-Super bonus che, sostiene lo studio, dovrebbe diventare «una struttura permanente per accompagnare le ristrutturazioni delle abitazioni».
Un altro capitolo riguarda la revisione degli iter autorizzativi per gli impianti di rinnovabili. Sia il governo Draghi che quello Meloni hanno più volte ribadito la volontà di semplificare i processi. Ad oggi, però, gli sforzi non sembrano essere bastati. «È necessario formalizzare la responsabilità del ministero della cultura rispetto agli obiettivi dello Stato sulla transizione energetica, oppure semplificare le modalità con cui la presidenza del Consiglio può superarne le contrarietà quando necessario», suggerisce il documento. Infine, lo studio ECCO-Artelys suggerisce di abbandonare una volta per tutte dalle fonti fossili. In primis, per ragioni economiche: «Oggi l’unico modo per un cliente di elettricità di affrancarsi completamente dalla volatilità legata al gas è staccarsi dalla rete dotandosi di fotovoltaico e accumuli», si legge nel documento.