È questo il primo obiettivo previsto dalla direttiva europea di cui si tornerà a discutere questa settimana. Oggi, giovedì 31 agosto, infatti, è previsto il secondo incontro formale tra i rappresentanti di Parlamento, Consiglio e Commissione per arrivare a una mediazione su un testo condiviso. La strada, però, appare in salita. E i tempi sembrano dilatarsi. Raggiungere un accordo entro l’estate non sembra possibile e si fa sempre più concreta la possibilità che il contenuto della normativa cambi rispetto alla versione iniziale.

Qualche mese fa la direttiva sulle case green sembrava procedere a vele spiegate, ma la discussione sulla normativa ha poi subito una frenata. A complicare le cose si aggiunge ora il fatto che l’olandese Frans Timmermans ha lasciato la Commissione europea e il suo posto di responsabile del Green Deal per candidarsi alle prossime elezioni in Olanda.

Come fatto sapere tramite un comunicato ufficiale, “la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha deciso di affidare il ruolo di vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo al vicepresidente Maroš Šefčovič. Ha inoltre deciso di assegnare temporaneamente la responsabilità del portafoglio per la politica di azione per il clima al vicepresidente Šefčovič fino alla nomina di un nuovo membro della Commissione di nazionalità olandese”.

La presidente della Commissione europea ha dichiarato: “Avendo affrontato con successo i dossier più impegnativi in passato, Maroš Šefčovič è uno dei membri più anziani ed esperti del mio collegio. In qualità di vicepresidente esecutivo avrà il compito di portare avanti il Green Deal europeo con la stessa priorità. Dopo il successo della fase legislativa, l’attenzione del vicepresidente esecutivo Šefčovič sarà rivolta al successo dell’introduzione del Green Deal europeo come strategia di crescita dell’Europa. La nostra priorità sarà rafforzare l’innovazione industriale pulita, potenziando le nostre reti e infrastrutture per la transizione energetica e l’accesso alle materie prime critiche. L’attuazione del Green Deal europeo richiede un dialogo ancora più intenso con l’industria, le principali parti interessate come i proprietari forestali, gli agricoltori e i cittadini. Infine, continueremo a sviluppare una strategia internazionale più forte per il Green Deal europeo, in linea con i nostri interessi economici e geopolitici. La Commissione rafforzerà la diplomazia multilaterale del Green Deal al fine di consolidare il ruolo di leadership dell’Europa sugli obiettivi globali in materia di energie rinnovabili e efficienza energetica”.

Ma il primo tweet di Maroš Šefčovič dopo essere stato nominato vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo sembra indicare che qualcosa potrebbe cambiare. La strada è stata presa, ma potrebbe arrivare la decisione di percorrerla con maggiore prudenza. Šefčovič, al quale è stata assegnata temporaneamente la responsabilità del portafoglio per la politica di azione per il clima, ha infatti scritto: “Gli europei meritano una transizione verde giusta. Poiché miriamo a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, dobbiamo garantire che ciò avvenga in modo equo e inclusivo, con crescita e occupazione per tutti”.

Nel frattempo, dopo il primo trilogo – il confronto tra Parlamento, Consiglio e Commissione – che si è svolto il 6 giugno successivamente al via libera ottenuto dalla direttiva europea sulle case green da parte del Parlamento europeo lo scorso marzo, per oggi, 31 agosto, è previsto il secondo incontro. In questo arco di tempo ci sono stati diversi incontri tecnici, i quali però – come ricordato dal Sole 24 Ore – “non hanno affrontato ancora i punti più delicati, come il calendario per il miglioramento delle classi energetiche degli immobili o la revisione del sistema degli attestati di prestazione energetica”. Il terzo incontro formale dovrebbe avere luogo tra la fine di settembre e i primi di ottobre.

La direttiva europea sulle prestazioni energetiche degli edifici è stata inserita nel pacchetto “Fit for 55”, presentato nel 2021 e pensato per allineare la normativa vigente in materia di clima ed energia al nuovo obiettivo di riduzione, entro il 2030, delle emissioni nette di gas a effetto di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, nella prospettiva della neutralità climatica entro il 2050.

Obiettivo della proposta di direttiva è quello di aumentare, tramite l’introduzione di norme minime di prestazione energetica, il tasso e la profondità delle ristrutturazioni degli edifici, nonché di migliorare le informazioni in materia di prestazione energetica e la sostenibilità degli edifici. Secondo la Commissione europea, infatti, gli edifici dell’Unione europea sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.

Secondo quanto previsto al momento dalla direttiva europea sulle case green, gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033; gli edifici non residenziali e pubblici dovranno raggiungere le stesse classi energetiche rispettivamente entro il 2027 e il 2030; tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028, con la scadenza del 2026 per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche. La classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro.

Non tutti gli edifici, però, dovranno essere sottoposti a interventi di ristrutturazione per migliorare la prestazione energetica. Le eccezioni riguardano:

  • abitazioni unifamiliari di superficie inferiore a 50 metri quadri;
  • seconde case utilizzate meno di quattro mesi l’anno;
  • edifici a uso temporaneo;
  • edifici con particolare valore storico e architettonico;
  • chiese e gli altri edifici di culto;
  • monumenti;
  • edifici di proprietà delle Forze armate o del Governo centrale e destinati a scopi di difesa nazionale.

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