Con il termine inglese crowdfunding si intende l’arte di “raccogliere denaro dalla folla attraverso piattaforme digitali”. E una nitida fotografia di questo fenomeno, che sta prendendo piede anche a Nord Est, è offerta dall’ottavo Report italiano sul Crowdinvesting realizzato dall’Osservatorio omonimo della School of Management del Politecnico di Milano. Il crowdfunding è un modello di finanziamento dal basso che può trovare applicazione in svariati settori: dagli aiuti umanitari, al sostegno al patrimonio artistico fino all’imprenditoria innovativa e alla ricerca scientifica. Caratterizzante è la centralità del mezzo informatico rispetto alle operazioni di raccolta fondi.
Tra Veneto e Friuli Venezia Giulia si sta diffondendo soprattutto l’industria dell’equity crowdfunding, che dà la possibilità alle startup innovative (poi estesa anche alle Pmi innovative, ai veicoli e fondi che investono prevalentemente in queste imprese, alle startup turismo e dal 2017 a tutte le PMI) di raccogliere capitale di rischio attraverso piattaforme web autorizzate finora da Consob, in deroga alla disciplina delle offerte pubbliche. Nel Report vengono analizzate oltre mille campagne di raccolta fondi fino al 30 giugno 2023 analizzando anche la distribuzione geografica delle emittenti, soffermandosi poi sul trend dei dodici mesi precedenti. Al primo posto si trova la Lombardia, con 457 imprese (pari al 41,2% del totale) che oltretutto consolida leggermente il proprio vantaggio; seguono Emilia Romagna con 115 imprese (10,3%) e Lazio (102 aziende, 9,2%). Il Veneto segue con 68 (6% circa) e il Friuli Venezia Giulia ancora più indietro con 24 aziende. Nel Mezzogiorno la Campania è sempre prima con 36 emittenti (3,2%).
Al giugno 2023, considerando solo le “nuove” emittenti, la Lombardia arriva addirittura al 45,9% e al secondo posto si conferma l’Emilia Romagna (23 emittenti, 13,4%) mentre al terzo posto sale il Veneto (15 imprese, 8,7%). Il Friuli resta in coda con una sola impresa.
Il valore medio del target di raccolta per i progetti non immobiliari mesi è di 180.126 euro, mentre per quelli immobiliari la cifra sale a 1.776.630 euro. «Mediamente per i progetti non immobiliari», si sottolinea nel Report, «viene offerto in cambio il 5,91% del capitale e si conferma la prassi di offrire titoli senza diritto di voto sotto una certa soglia di investimento (e votanti sopra la soglia): nelle campagne immobiliari prevale l’offerta di quote non votanti. Fra le emittenti, le PMI continuano a guadagnare spazio, ma il mercato è ancora dominato dalle startup innovative (50% dei casi nell’ultimo anno, cui si aggiunge il 13% delle PMI innovative)».
L’importo medio investito dai sottoscrittori mostra negli ultimi mesi un andamento tendenziale in crescita rispetto il passato ma peggiora il gender gap tra gli investitori, che solo nel 14% dei casi sono donne. «Dopo la campagna di raccolta», aggiunge il Report, «alcune aziende riescono a crescere in termini di fatturato e marginalità, ma altre rimangono al palo. Poche diventano profittevoli nell’immediato e solo una piccola minoranza riesce a superare i target rispetto ai ricavi previsti nel business plan iniziale».
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