Un’analisi dell’andamento del settore dell’abbigliamento italiano in occasione dei saldi invernali 2023, tra l’impatto del Covid e le prospettive del comparto.

saldi invernali 2023, iniziati in buona parte del Paese il 5 gennaio (in alcune regioni anche prima) e che si concluderanno indicativamente a marzo, sono sempre molto attesi dai consumatori, nonostante il periodo di grande incertezza che stiamo attraversando.

Secondo le stime dell’Ufficio Studi Confcommercio, lo shopping con prezzi ribassati grazie ai saldi riguarderà 15,4 milioni di famiglie, con un budget complessivo medio a famiglia di 304 euro, mentre a persona verranno spesi in media 133 euro, per un giro di affari di 4,7 miliardi di euro.

Tra gli articoli in saldo più richiesti e in testa alle preferenze svetta l’abbigliamento, e la previsione di Confcommercio è quella di una crescita degli acquisti in saldo di oltre il 10%.


Settore abbigliamento: la Campania la regione con più imprese

In occasione del periodo dei saldi invernali di inizio 2023 abbiamo analizzato il settore dell’abbigliamento attraverso la piattaforma Margò di CRIBIS per cogliere tendenze e caratteristiche del comparto.

Il primo aspetto da considerare è la forte prevalenza di aziende che svolgono attività di Commercio al Dettaglio rispetto a quella di Ingrosso o Industria e produzione. Nello specifico:

  • Industria, produzione 36,9%
  • Commercio all’ingrosso 9,7%
  • Commercio al dettaglio 53,4%


Analizzando invece la ripartizione territoriale, la regione con il maggior numero di imprese del settore è la Campania, seguita da Lombardia e Toscana:

  • Campania 15,5%
  • Lombardia 13,3%
  • Toscana 12,9%

Stiamo parlando nel 60,9% dei casi di Imprese individuali, mentre le Società di capitali sono il 26,3% e le Società di persone il 12,5%.

 

Gli effetti della pandemia sul settore abbigliamento e i trend per il futuro

La crisi economica innescata dal Covid ha avuto pesanti ripercussioni sul settore dell’abbigliamento, basti pensare che il fatturato è passato da 111.908.043.693 euro nel 2019 a 89.481.565.080 euro nel 2020.

Al tempo stesso, i dipendenti sono calati a 452.669 nel 2020 rispetto ai 472.062 dell’anno precedente. Nel 2021 si è registrato fortunatamente un rimbalzo a quota 479.584.

Nel futuro, le imprese del settore abbigliamento si troveranno sempre di più a dover fare i conti con l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Un gap da recuperare in fretta per continuare a restare competitive sul mercato.

Oggi, infatti, la digital attitude delle aziende d’abbigliamento è bassa nell’86,5% dei casi, mentre la propensione all’innovazione è bassa nel 50,8% delle realtà e medio-bassa nel 30,8%.

Sono molte, inoltre, le imprese del settore che non rivolgono il proprio sguardo al di fuori del mercato nazionale, non sorprende infatti che solo il 5,2% abbia uno score di internazionalizzazione alto, mentre per il 46,7% è medio-basso e 32,3% basso.

Riproduzione “CRIBIS”

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