Sì perché un luogo di questo tipo è in grado di offrire una serie di benefici, fra i quali l’aumento dei livelli di salute di chi vi risiede, una riduzione dell’inquinamento, maggiori possibilità di lavoro e anche un ritorno in termini di guadagno finanziario
di Francesco Castellini
Da qualche anno a questa parte assistiamo al mutare dei centri urbani, che ambiscono quanto prima a tramutarsi in Smart City, vale a dire città che sposano in pieno i concetti di innovazione e sostenibilità.
L’obiettivo finale di una città smart è migliorare la vita dei cittadini e di tutti coloro che si trovano a vivere e muoversi al suo interno.
Sì perché un luogo di questo tipo è in grado di offrire una serie di benefici, fra i quali l’aumento dei livelli di salute di chi vi risiede, una riduzione dell’inquinamento, maggiori possibilità di lavoro e anche un ritorno in termini di guadagno finanziario.
La definizione stessa di Smart City si è evoluta nel tempo con la rapida evoluzione delle tecnologie, dei processi di digitalizzazione e delle mutevoli esigenze delle città.
Questa la definizione dell’Unione europea: “Una Smart City è un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti con l’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese. Una città intelligente va oltre l’uso delle tecnologie digitali per un migliore utilizzo delle risorse e minori emissioni. Significa reti di trasporto urbano più intelligenti, impianti di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei rifiuti migliorati e modi più efficienti per illuminare e riscaldare gli edifici. Significa anche un’amministrazione cittadina più interattiva e reattiva, spazi pubblici più sicuri e un migliore soddisfacimento delle esigenze di una popolazione che invecchia”.
Quando una multinazionale sudcoreana Samsung ha chiesto a sei studiosi e futurologi di immaginare come vivremo nel 2069, questi nel loro rapporto “The Future in Focus” hanno parlato di schermi e tecnologie pervasive, case autopulenti, veicoli a guida autonoma e taxi volanti, un po’ come quelli che hanno già preso servizio a Parigi, treni superveloci e autostrade acquatiche.
E non è un caso che nel mondo stanno sorgendo diversi progetti di città del futuro, dagli Stati Uniti al Messico, passando dall’Arabia Saudita e il Giappone. Alcune sono addirittura già state inaugurate.
Molte metropoli nel mondo hanno già messo in atto piani per trasformarsi in smart cities, e anche nella vecchia Europa si sta lavorando in tale direzione e molte città stanno progettando la loro “rivoluzione”.
In Giappone lo studio di architetti Nikken Sekkeialla sta lavorando alla costruzione di un palazzo di 350 metri quasi completamente in legno (solo il 10% dell’edificio prevede l’uso dell’acciaio), che dovrebbe vedere la luce a Tokyo non prima del 2041.
È dell’azienda svedese Anders Berensson Architects, il progetto dell’edificio interamente in legno più grande del mondo.
Anche l’Arabia Saudita avrà la sua città del futuro. O almeno, questo è l’obiettivo del principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman che, nella ricerca di ridurre la dipendenza dal petrolio, ha lanciato il progetto di Neom, che punta ad essere la smart city più vasta al mondo. La sua estensione dovrebbe essere all’incirca pari a quello del Belgio. Sarà alimentata interamente da fonti rinnovabili, utilizzerà big data, intelligenza artificiale e riconoscimento facciale e sarà attraversata solo da mezzi a guida autonoma. Dovrebbe sorgere nella provincia di Tabuk, tra il Mar Rosso e il Golfo di Aqaba.
Ma c’è anche un po’ d’Italia in questa corsa alla realizzazione della città del futuro.
L’architetto e urbanista Stefano Boeri, infatti, è stato ingaggiato dal Grupo Karim’s per realizzare una Smart City ecosostenibile e autosufficiente sul piano energetico a Cancun, in Messico.
Si chiama Smart Forest City e mira a ospitare fino a 130mila abitanti e 120mila piante appartenenti a 350 specie differenti.
E a proposito di Italia, da un sondaggio realizzato da Intel, in generale gli italiani si dimostrano ottimisti verso il tema delle Smart City: il 68% del campione intervistato pensa che la propria città possa diventare decisamente più smart tra 10 anni. Tra gli aspetti principali vengono sottolineati valori come la maggiore attenzione verso la sostenibilità e la mobilità intelligente, un fattore apprezzato soprattutto da chi vive già in una città e deve fronteggiare ogni giorno il traffico.
Solo il 13% dei cittadini ritiene di vivere già in una città “molto smart”: in cima alla classifica della percezione della propria città come smart c’è Milano, con una valutazione media di 6,2/10, seguita a brevissima distanza da Bologna e Padova con 6/10, mentre Firenze è appena sotto al podio e Roma si piazza al decimo posto dopo, preceduta da altre città come Napoli, Genova e Catania. In generale è maggiore la percentuale di cittadini che vorrebbe lasciare la propria città (37%) rispetto a chi intente trasferirvisi (27%).
Guardando al futuro, gli italiani sono ottimisti, con il 68% del campione che ritiene che la propria città di riferimento sarà notevolmente più smart fra 10 anni.