Nel nostro Paese esiste un’azienda funebre di Mirandola che si occupa del trasporto dei corpi da criopreservare dall’Italia in Russia
La possibilità di congelare il corpo alla morte per poi risvegliarsi può sembrare da fantascienza, e invece sono già 55 anni che i centri nati per assicurare la procedura raccolgono “clienti”.
La criogenesi è una tecnica che in origine si basa sull’idea di poter conservare a lungo un corpo a temperatura bassissima rallentandone le funzioni vitali gradualmente. Ma l’obiettivo vero – al centro anche delle trame di numerosi film e libri a sfondo più o meno fantascientifico – è quello di mantenerlo in condizioni sostanzialmente intatte nella speranza di poterlo poi risuscitare in un ipotetico contesto di ricerche più avanzate.
Le premiate crio-ditte nei loro macabri impianti di ibernazione ospitano centinaia di “pazienti”. Tali cliniche, sia Alcor che Cryonics Institute (Stati Uniti), come pure KryoRus (Russia), tra i propri “pazienti” annoverano anche qualche nostro connazionale.
Sì perché in Italia, come nel resto d’Europa, non esistono organizzazioni che si occupano di crioconservazione. Nonostante ciò, non esistono ad oggi leggi che vietino l’ibernazione umana.
Nel nostro Paese comunque esiste un’azienda funebre di Mirandola che si occupa del trasporto dei corpi da criopreservare dall’Italia in Russia. Questo centro offre il servizio di pre-trattare i corpi e trasportarli in aereo, mantenendoli a temperature sotto lo zero fino al centro di destinazione.
Dei 71 corpi conservati alla KryoRus 5 vengono dal centro di Mirandola e per chi si illude di poter resuscitare un giorno futuro, c’è anche chi si è fatto accompagnare dal proprio animaletto domestico. Tant’è che dall’Italia sono già parecchi i cani, i gatti e i cardellini che sono stati spediti in Eurasia e in America.
Una pratica che ha avuto inizio il 12 gennaio 1967, quando un professore di psicologia dell’università della California di 73 anni, James Bedford, si fece congelare in attesa di una futura rianimazione.
Il corpo di Bedford è tutt’ora conservato nelle strutture della Alcor Life Extension Foundation, una delle tre compagnie che oggi offrono il servizio.
La possibilità di congelare il proprio corpo, spiega il sito della Alcor, era in realtà offerta già dal 1965 da Evan Cooper, un imprenditore che definiva se stesso “il primo crio-attivista” e che aveva fondato la Life Extension, poi divenuta Alcor. I primi candidati però morirono all’improvviso, e fu impossibile criopreservare i corpi in tempo.
Il corpo di Bedford, che è morto di tumore, è stato conservato in un contenitore sotto vuoto e in azoto liquido prima a Glendale, in California, poi spostato a Phoenix, in Arizona, per poi essere trasferito, dopo vari passaggi, nelle strutture della Alcor a Scottsdale, sempre in Arizona, dove tutt’ora “risiede”.
Nel 1991 il corpo è stato trasferito dal contenitore originale in uno più avanzato, e con l’occasione il corpo è stato riesaminato.
“Un esame esterno – scrivono gli esperti Alcor – rivela un maschio ben nutrito che appare più giovane dei suoi 73 anni. Dall’esame il corpo sembra essere rimasto ad una temperatura molto sotto lo zero per tutta la durata della conservazione”.
In cinquantacinque anni la tecnica di crioconservazione è cambiata molto, a partire dalle sostanze chimiche usate per sostituire il sangue. Nel caso di Bedford venne impiegato il dimetilsolfossido, un composto dello zolfo che ora è considerato fortemente tossico.
Secondo i registri delle tre compagnie, due statunitensi e una russa, al momento ci sono 337 corpi o teste crioconservate, con oltre duemila persone che hanno già firmato il contratto per subire la procedura alla loro morte.
In tutti i casi si tratta di un “atto di fiducia”, perché le tecniche attuali, ammettono le stesse compagnie, non permettono di “scongelare” i corpi senza danneggiarli irreparabilmente.
Nelle previsioni più ottimistiche questo sarà possibile in 50 anni, secondo altri non prima di 2-300 anni.
Intanto alcuni italiani hanno effettuato la loro scelta: farsi congelare a -196 gradi per poi risvegliarsi fra 300 anni.
Francesco Castellini