La  crisi nel Mar Rosso non ha fortunatamente ancora prodotto gravi effetti sugli scambi marittimi commerciali in Italia.

Secondo i dati  dell’Ufficio Studi  Cgia  infatti,  tra i primi due mesi del 2023 e lo stesso periodo di quest’anno, il numero di navi mercantili  in arrivo nei porti italiani è diminuito solo di 169 unità.  Le nostre importazioni rimangono comunque a rischio.

Diminuiscono gli attracchi nei porti di Genova, Livorno e Venezia

A causa delle crisi nel Mar Rosso, come già accennato, tra il primo bimestre del 2023 e lo stesso periodo di quest’anno il numero delle navi mercantili (cargo e cisterna) in arrivo nei porti italiani ha subito una riduzione di 169 unità. Tra i principali sistemi portuali presenti in Italia, il porto di Genova è quello che ha visto maggiormente diminuire gli attracchi (di circa 61 unità ). Seguono il porto di Livorno con -43 (-9,8 per cento) e quello di Venezia con -34 (-6,4 per cento). In controtendenza, invece, i risultati conseguiti dal porto di Augusta. Questo sistema portuale infatti si caratterizza per la forte presenza di attività petrolifere, di rimessaggio e di cantieristica.

In riferimento agli ultimi dati statistici disponibili, il commercio estero italiano che passa attraverso  i paesi influenzati dalla crisi del Mar Rosso ammonta a 161,7 miliardi di euro. Questo importo incide sull’intero commercio estero del nostro Paese per il 12,6 per cento. Di questi 161,7 miliardi, 110 (pari al 68 per cento) riguardano le importazioni e “solo” 51,7 miliardi di euro  le esportazioni.

A livello regionale, Lombardia e Veneto sono le realtà che potrebbero essere le più a rischio: la prima con
30,4 miliardi di importazioni, la seconda con  quasi 17 miliardi. Segue l’Emilia Romagna con 9,3 miliardi e il Lazio con 7,4 miliardi.

Sul fronte delle esportazioni, invece, la più in “pericolo” rimane ancora una volta la Lombardia che registra 12,5 miliardi di vendite in queste aree. Seguono l’Emilia Romagna con 8,7 e il Veneto con 5,7 miliardi di euro. Inoltre  il valore dell’import influenzato dalla crisi del Mar Rosso si sta riducendo rispetto al 2022  a causa  della discesa dei prezzi delle importazioni, in particolare dei prodotti energetici. Se le tensioni in quella regione dovessero continuare, è possibile una nuova impennata dei prezzi sia del greggio che del gas naturale.

In pericolo macchine e prodotti petroliferi/chimici

Dall’analisi delle categorie merceologiche emerge che  sono le macchine e gli apparecchi elettrici/meccanici le produzioni che potrebbero essere più penalizzate dalla crisi nel Mar Rosso. I dati recenti raccontano infatti, che questa categoria merceologica vale 36,5 miliardi di euro all’anno (20,1 di import a cui si sommano 16,4 miliardi di export). Seguono i prodotti petroliferi e il gas naturale con 24,9 miliardi di import, i prodotti chimici/gomma/plastica con 18,9 miliardi e i metalli con 18,6 miliardi di euro.

Fonte: Ufficio Studi CGIA Mestre

Riproduzione: TRASPORTI-ITALIA.COM

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