In Cina, e cioè nel mercato automobilistico più grande del mondo, un terzo dei nuovi veicoli elettrici venduti coincide con gli ibridi plug-in o a batteria pura a basso costo prodotti da BYD. Quali sono i suoi segreti?
ueste tre semplici lettere BYD, formano il logo della principale casa automobilistica cinese, assoluta protagonista della scalata della Cina verso il dominio assoluto del mercato degli EV. Fino a pochi anni fa, ad esclusione degli addetti ai lavori, pochi conoscevano la multinazionale high-tech fondata nel 1995 da Wang Chuanfu in quel di Shenzhen (sì: la stessa città che ha dato i natali a Huawei). Con l’avvento della pandemia di Covid-19, e con l’arrivo in Europa di mascherine targate BYD, le persone hanno iniziato a familiarizzare con questo colosso cinese che, in tempo di emergenza sanitaria, era riuscito a riconvertire dal nulla una parte della sua struttura per esportare oltre la Muraglia milioni e milioni di dispositivi medici. Terminata la tempesta, BYD è apparsa in tutta la sua potenza nei panni di player dominante nel settore degli EV. Un attore, insomma, capace di rivaleggiare con Tesla e in grado, soprattutto, di investire una pioggia di soldi per raggiungere l’obiettivo di aumentare le vendite dei suoi prodotti nei mercati più rilevanti del pianeta. Nel 2023 le esportazioni di automobili BYD hanno toccato quota 240 mila (le stime interne per l’intero 2024 parlano di 400 mila unità), circa l’8% delle 3 milioni di vendite globali dei suoi veicoli. L’azienda cinese sta adesso aggiungendo nuovi modelli al suo catalogo, con la chiara intenzione di consolidare la propria presenza in Occidente, Europa in primis.
Occhi puntati sul Vecchio Continente
Il dominio della Cina nel settore degli EV era evidente in occasione dell’ultima Beijing International Automotive Exhibition, dove l’azienda ha sfoggiato modelli inediti, anche di lusso, come parte di una strategia per conquistare il mercato premium. L’elenco comprende BYD Seal 5, una berlina ibrida elettrica plug-in di segmento D, i suv BYD Seal U DM e BYD Sealion 7, oltre alla monovolume premium Denza D9. Ebbene, questi veicoli approderanno molto presto nel Vecchio Continente proprio come hanno fatto i loro predecessori. Senza troppi giri di parole, il colosso del Dragone incarna l’ultima nuova sfida – spinosa e potenzialmente esistenziale – che i settori emergenti dell’industria cinese hanno iniziato a porre ai loro concorrenti occidentali. Da parte sua, l’azienda di Wang, che ha adottato lo slogan Build Your Dreams nei mercati occidentali, non ha alcuna intenzione di nascondere le sue ambizioni. L’accelerazione di BYD ha spinto le case automobilistiche europee a trovare valide contromisure per evitare che l’invasione di EV cinesi, dalle forme accattivanti e a basso costo, possa spazzarle via dalla scena. In termini di tattica immediata, la risposta per ora sembrerebbe esser coincisa con il perseguimento di risparmi radicali sui costi di produzione delle automobili. Potrebbe però non essere sufficiente, visto che i veicoli elettrici made in China sono incredibilmente economici (alcuni dovrebbero arrivare a costare anche solo 19.000 dollari). Insomma, i player europei devono formare partnership tra loro, e talvolta in collaborazione con marchi cinesi per abbassare i prezzi. In particolare, i giganti tedeschi come BMW, Volkswagen e Audi sono molto preoccupati. BYD potrebbe infatti rapidamente conquistare la fascia più bassa del mercato europeo degli EV, per poi, una volta consolidata l’immagine del marchio, spostarsi verso la fascia alta.
I segreti di BYD
Ci sono almeno due fattori che hanno consentito a BYD di spiccare il volo lasciando a bocca aperta i rivali occidentali. Il primo chiama in causa lo Stato cinese. Il governo della Cina ha fornito un ingente sostegno finanziario alle aziende operanti nei settori industriali ritenuti strategici, come quello dei veicoli elettrici. Questo sostegno si è presentato in molteplici forme: dai prestiti agevolati al sostegno alla ricerca, dalle agevolazioni fondiarie agli incentivi fiscali. Il risultato è che nuovi produttori si sono riversati nel settore automobilistico per cogliere un’opportunità storica. Ma BYD è stata una delle prime aziende cinesi a sfondare il soffitto di cristallo spostando il suo core business su nuove forme di energia sostenibile. L’altro fattore da tenere bene in mente riguarda invece l’integrazione verticale. Anziché fare affidamento su altre società per racimolare componenti necessari alla costruzione dei veicoli, BYD è riuscita a decifrare il codice della produzione degli EV a basso costo producendo autonomamente la maggior parte di quel che serve. L’azienda è così in grado di offrire un’ampia gamma di mezzi a prezzi stracciati, massimizzando le vendite (se non le entrate) ed espandendo la propria presenza in nuovi mercati. Le aspirazioni del colosso cinese non si limitano a relegare Elon Musk e Tesla in secondo piano. BYD sta costruendo fabbriche in Europa, America Latina e in Asia come parte di uno sforzo più ampio per espandere le vendite in questi continenti. Le sue auto e i suoi autobus stanno intanto spuntando nelle città di tutto il mondo (anche negli Stati Uniti). I politici statunitensi ed europei hanno lanciato l’allarme: le industrie automobilistiche occidentali potrebbero essere distrutte da un’ondata di veicoli elettrici cinesi a basso costo. È il futuro al quale dovremo adattarci oppure è soltanto una valutazione figlia della nuova Guerra Fredda nella quale sono invischiate Stati Uniti e Cina?
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