L’estensione in mare del Principato sarà inaugurata a fine anno. Con l’acciaio di Brescia e molto design italiano. Il Ceo Levy-Soussan: «Un quartiere-eco con riscaldamento geotermico, pannelli solari e marina per barche elettrice»
Molte imprese italiane e due archistar di casa nostra come Renzo Piano e Stefano Boeri. Ecco MareTerra la nuova estensione in mare del Principato di Monaco. «Il nome MareTerra l’ha scelto il principe Alberto. E per un Paese che si estende su appena 2,5 chilometri quadrati i 6 ettari che questa estensione consente di strappare al mare sono vitali per il futuro», spiega Guy-Thomas Levy Soussan, amministratore delegato di MareTerra, la più ambiziosa operazione di land reclamation in Europa, mentre apre a L’Economia del Corriere della Sera, in esclusiva, le porte del cantiere dell’avveniristica penisola che sta sorgendo dall’acqua che circonda Montecarlo.
Poggia su 18 cassoni prefabbricati a Marsiglia: 24.000 tonnellate l’uno. Base del terrapieno sul quale sono state innalzate ville, complessi residenziali e una nuova marina. Un titanico progetto gestito da Sam L’Anse du Portier con Bouygues Travaux Publics MC.
Il «cantiere del secolo»: 120 abitazioni extra lusso per 60.000 m2 et 3.000 m2 di superfici commerciali. Per un business commerciale stimato da Les Echos in 3-3,5 miliardi di euro. «Il principe che conosco da quand’ero bambino, mia madre Louisette ha lavorato una vita con sua madre, la principessa Grace, ha seguito l’intero progetto per essere certo che la visione rispettasse la sua idea di un nuovo quartiere eco-sostenibile: riscalderemo e raffrescheremo i palazzi con un sistema geotermico alimentato ad acqua di mare – racconta Levy Soussan- oltre ad aver salvaguardato la poseidonia marina. Così il progetto va nella direzione del contenimento del Co2 fissato dal governo. E poi pannelli solari sul Grimaldi Forum e la nuova marina che sarà attrezzata per l’ormeggio di barche elettriche. E ogni mese abbiamo avuto meeting con i residenti, un’idea del principe. MareTerra è arrivato in modo naturale, in fondo il mare incontra davvero la terra come ha detto Denis Valode di Valode e Pistre, uno dei grandi progettisti coinvolti».
Quando sarà consegnata MareTerra?
«A fine anno, 6 mesi in anticipo sulle previsioni per il 2025. E non è esagerato definire il progetto avveniristico perché siamo andati oltre i limiti, per far incontrare sostenibilità e ingegneria, poggiando fondamenta a 50 metri in profondità, cercando le soluzioni più sostenibili. Abbiamo iniziato i lavori nel 2017 e a luglio 2018 il principe ha inaugurato la posa del primo cassone per le fondamenta. Completato nel 2020 il terrapieno si è cominciato quindi a costruire il nuovo eco-district. E fino quasi all’ultimo il nome era Anse du Portier (sorge proprio davanti alla curva di F1 del Portier, ndr.)».
Anse du Portier è il nome della società che realizza l’opera. Chi ha investito in Anse du Portier?
«Una manciata di famiglie hanno finanziato il progetto: le monegasche Casiraghi, Pastor, Brianti. E una manciata di altri imprenditori legati a Monaco, come il belga Stéphane Robert, lo spagnolo Lopez de la Osa o l’olandese Markus Meijer…». E anche gli italiani Giuliani, dinastia farmaceutica, e Pizzarotti, Parma, specialisti in grandi opere di ingegneria civile dalla Francia alla Norvegia e Monaco.
«Ma attenzione, le famiglie hanno investito personalmente, non come società, in quella che è una private company. Dunque, niente banche, niente debito, solo le ricchezze delle famiglie».
Allo stato monegasco vanno poi gli introiti della Vat (l’iva immobiliare), un tesoro con i prezzi degli immobili qui a 120 mila euro al metro quadro. Quanto vale ad oggi l’incasso di Vat, l’Iva immobiliare (20%) sugli immobili di MareTerra per Monaco?
«Credo che ad oggi l’Iva incassata dallo stato per le compravendite degli immobili su MareTerra ammonti a 550 milioni di euro, sul prezzo al metro quadro siamo sul mercato di Monaco. E gli acquirenti sono americani, inglesi, italiani, tedeschi, mediorientali, pochi asiatici». Anche l’asso del tennis Sinner? Sorride. «No comment. Comunque i numeri mi piacciono. Ero un banker a Wall Street, Londra e poi Monaco».
Parliamo di numeri allora. Il costo dell’operazione MareTerra?
«Circa 2-2,5 miliardi di euro, oltre 1 per acquistare i terreni, 1 per gli immobili a loro volta in parte destinati a uso pubblico e in parte a uso privato».
Una penisola sull’acqua con la firma di archistar italiane. Il principe Alberto ha spiegato al Corriere di apprezzare l’uso della luce di Renzo Piano che firma infatti Le Renzo il building portabandiera di MareTerra: «Lo spirito di questo progetto è quello del mare, del Mediterraneo — come spiega infatti Piano —. E sulla marina (di Mareterra) c’è una creatura che fluttua: un palazzo che è leggerezza, luce e trasparenza». Poi c’è anche un altro italiano, Stefano Boeri.
«Piano e il suo team il RPBW, hanno lavorato con grande dedizione alla Marina e a Le Renzo: per la facciata, hanno realizzato un balcone test a Genova per vedere se poteva funzionare. Quanto alla villa di Boeri è la prima che si incontrerà entrando nel complesso, un biglietto da visita. Oltre al building di Piano, due passeggiate, una verde e una a mare, sette ville sul mare, 3 ville in collina, nel verde, 4 Jardin d’eau in altre parole immobili dove l’acqua dialoga con le forme e infine 4 town houses. Con le firme anche di altre archistar globali come Lord Norman Foster e Tadao Ando».
Un progetto che parla italiano pure per le molte aziende italiane coinvolte. «Abbiamo in effetti comprato la sabbia dall’Italia per la collina sottomarina realizzata con quattrocentomila metri cubi di sabbia estratta a Nord della Sicilia, pure l’acciaio per i pali sottomarini, e l’italiana Fondamenta ha gettato nei fondali i pilastri più grandi d’Europa, che vanno giù 50 metri fino alla roccia. Persino le piante scelte dal paesaggista Michel Desvignes sono italiane». L’acciaio è di Feralpi con Presider (oltre 7.000 tonnellate). Quanto alle milanesi Fondamenta e Sogefon hanno realizzato la fondazione. Italiani anche gli ascensori: di Maspero Elevatori (Appiano Gentile, Como) che fornisce 24 impianti per Mareterra (3,8 milioni di euro), dopo che aveva già lavorato per la Municipalità di Monaco per la spiaggia del Larvotto (firmata sempre da Piano). Ancora un’altra italiana, Mestieri, gruppo Somec che lavora per hotel, musei, negozi e residenze esclusive, fornirà le scale monumentali. E tanti nomi di interior design da Moma Design (Milano) per le vasche da bagno a Moretti (Belluno. «E poi marmi e pietre per rivestimenti che arrivano dall’Italia. Oltre a metà della forza lavoro nel cantiere: ben 40 nazionalità, attualmente circa 3 mila addetti, ma la maggior parte sono francesi o italiani».
Prima di MareTerra c’era un progetto diverso, più grande. Quale? E perché alla fine è stata scelta MareTerra?
«Nel 2006 si pensò a un’estensione tre volte grande, sempre qui al Portier. Poi nel 2008, col crollo di Lehman Brothers e il credit crunch un progetto con un 20-25% di equity, e il resto debito era diventato troppo rischioso. Ha vinto l’opzione di questa estensione: 6 ettari, con spazi privati e pubblici». «Come contributo allo stato abbiamo costruito l’estensione al Grimaldi Forum, 6 mila metri quadri vale a dire il 50% di superficie d’esposizione in più per mostre e congressi, circondato da un polmone verde, la collina. Si entrerà dalla piazza dedicata alla principessa Gabriella. E la piscina principessa Charlène servirà anche a fermare le onde. Attorno, la marina da 16 posti barca, e ristoranti, negozi».
Su MareTerra aprirà pure un ristorante della Sbm, la quotata monegasca proprietaria dei gioielli dell’hotellerie del Principato, come anticipato al Corriere dal ceo Stéphane Valeri. E nel cuore dello spazio pubblico ci sarà una grande scultura di Calder. «Si, l’aveva acquistato la principessa Grace negli anni ‘60».
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