Il general manager Vittorio Roda racconta in fusioni per forme e geometrie complesse l’evoluzione dell’azienda specializzata


Ogni settore oggi è chiamato al rinnovamento. Anche la metallurgia, tradizione artigianale e industriale per eccellenza del tessuto imprenditoriale italiano, deve affrontare le nuove sfide poste dal mercato e dalla transizione sostenibile. In un ambito che potrebbe sembrare lontano dalle innovazioni odierne, c’è una realtà di Rescaldina (MI) che ha accettato la sfida del futuro. Si tratta di Fonderie Giorgetti Giovanni Srl, azienda fondata nel 1945 da Giovanni Giorgetti, pioniere del settore nell’immediato dopoguerra, insieme a sua moglie Libera Scarabelli. Gestita dalla famiglia Giorgetti da tre generazioni, nei decenni si è affermata come solida realtà industriale per la produzione di getti in ghisa lamellare e ghisa sferoidale, specializzandosi nella realizzazione di forme e geometrie complesse. Il tutto per un’ampia varietà di applicazioni industriali, assicurando fusioni su misura e mantenendo sempre il controllo interno dell’intero processo produttivo: dai componenti per macchinari alle valvole speciali, passando per la componentistica per l’automotive, macchine utensili e molto altro.

Un settore che cambia

A guidare il rinnovamento della società del Milanese è il general manager Vittorio Roda, che fa il punto su come è cambiato il settore negli anni: «Arrivai trent’anni fa in azienda, in un periodo in cui – racconta – nel settore valeva il “si è sempre fatto così”. Avevo lavorato da informatico in contesti di grandi multinazionali e questo mi ha permesso di introdurre un approccio strategicamente diverso. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è evoluto molto il prodotto e la qualità dello stesso, come è evidente nell’automotive dove i prodotti sono diventati sempre più affidabili. Anche la nostra azienda si è evoluta in tal senso, crescendo costantemente e tenendo bene in mente un’idea di azienda diversa dalle altre».

Ad oggi, i numeri della società confermano il successo del percorso fatto: oltre 2.000 tonnellate annue in 37.000 mq, di cui 21.000 mq coperti e produttivi, e 35 addetti regolarmente assunti a tempo indeterminato. E l’anno prossimo si raggiungeranno gli 80 anni dalla fondazione. «Stiamo lavorando a un anno celebrativo. Faremo sicuramente un open day per clienti e territorio ed è possibile anche l’uscita di un libro apposito, perché – aggiunge Roda – è ancora in vita la fondatrice dell’azienda Libera Scarabelli, che l’anno prossimo compirà 105 anni e che fino a qualche anno fa ancora mi chiedeva le performance aziendali».

Per mantenere i propri standard qualitativi, un ruolo importante è quello del laboratorio, oltre all’attenta selezione e trattamento delle materie prime. Il prodotto finito, infatti, viene costantemente controllato prima della spedizione attraverso una serie di prove non distruttive, eseguite dal laboratorio aziendale. Inoltre, ogni nuovo progetto di preventivazione e di realizzazione viene inizialmente valutato con software di ultima generazione e condiviso in accordo con il cliente, sfruttando i più moderni sistemi di simulazione e digital twins. «Non lavoriamo su nuove tecnologie e materiali, ma con diversi nostri clienti che hanno un dipartimento di ricerca e sviluppo interno ragioniamo sull’impiego di materiali e applicazioni – spiega il general manager – ad esempio si sono aperte possibilità interessanti in mercati che necessitano di materiali adatti a temperature molto basse». L’approccio, dunque, distingue l’azienda. «Un tempo i clienti portavano un disegno tecnico dal quale si costruiva il modello, il quale arrivava poi in fonderia. Ma il mio approccio è diverso, perché punta a interfacciarsi con il cliente, con cui discutiamo tecnicamente l’idea, mettiamo a punto il modello insieme e usiamo la stessa piattaforma, simulando e facendo tutto in modo proattivo. Non a caso si può dire che abbiamo due laboratori, uno tecnico e uno digitale nel quale facciamo analisi predittive».

Lo sguardo al domani

Per i prossimi passi da fare, le idee di Roda sono chiare: puntare a sostenibilità, innovazione e impegno sociale. E gli obiettivi da perseguire sono ben delineati, con l’intento di contribuire positivamente su territorio, ambiente e persone. Innanzitutto, Fonderie Giorgetti Giovanni ha posto al centro della propria attività il concetto di lavoro eticamente corretto, consapevole che operare in un contesto industriale implica una responsabilità diretta verso l’ambiente e le generazioni future. In questo senso, l’azienda ha intrapreso una serie di misure volte a ridurre l’impatto ambientale, adottando tecnologie eco-compatibili e politiche di sostenibilità. Tra queste, l’acquisto e utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili e le misure per riciclo e riutilizzo dei materiali. Oltre a voler lasciare un’eredità positiva per chi verrà dopo, la società nel suo piano strategico aziendale sta perseguendo un welfare aziendale solido, sviluppando un ambiente lavorativo pensato per il benessere dei dipendenti, fornendo servizi e benefit che possano migliorare la qualità della vita lavorativa. Sul versante dei clienti, invece, vuole innovare la supply chain attraverso la costruzione di relazioni più strette e sinergiche con le imprese del settore, non considerandole semplicemente come fornitori o clienti ma come veri e propri partner, così da offrire soluzioni integrate e personalizzate alle sfide del mercato. Un aspetto fondamentale, inoltre, è la formazione delle nuove generazioni. «C’è una grossa lacuna in Italia nell’ambito della metallurgia ed è necessario recuperare e formare tecnici e ingegneri, ma anche manager. È un settore che – precisa Vittorio Roda – non si può più considerare semplice artigianato ma una vera e propria industria. Nell’immaginario collettivo, tuttavia, ancora si pensa alla metallurgia come a un settore pesante, poco green e poco tecnologico, ma non è più così. È questo problema di percezione che fa allontanare le persone e crea un vuoto culturale anche negli istituti tecnici, che andrebbero rilanciati».

Come sottolinea Roda, «per mandare avanti queste attività c’è bisogno di persone con la testa. Fare sicurezza è più semplice con un personale preparato. Io sono stato fortunato, perché da anni sto portando avanti fino alla pensione un gruppo di ragazzi senegalesi. Fare formazione con loro (anche con corsi di italiano) vuol dire contribuire a integrazione e comprensione delle procedure di sicurezza. Le ultime assunzioni sono di ragazzi italiani, perché oggi il personale italiano che ha voglia di tornare in un’industria che sia sicura c’è». Inoltre, la società continua l’impegno per la comunità locale, sostenendo le associazioni di volontariato e le società sportive locali. Lo scopo è contribuire al loro sviluppo, favorendo iniziative che promuovano il benessere collettivo. «Penso, ad esempio, al nostro sostegno allo sport con la sponsorizzazione di una squadra di pallavolo in A2, oppure al ruolo sociale che abbiamo, contribuendo a mantenere il verde su una semplice strada di passaggio». In quest’ultimo caso, infatti, Fonderie Giorgetti Giovanni si propone di collaborare attivamente con le istituzioni comunali per la riqualificazione del proprio paese, grazie a progetti di sviluppo urbano e sociale che possano migliorare la qualità della vita. Infine, l’obiettivo più ambizioso e significativo: costruire un’azienda di cui il personale, i collaboratori, i partner e i cittadini possano andare fieri. Non solo eccellenza dei prodotti e servizi, dunque, ma anche di valori come rispetto, trasparenza, responsabilità e impegno verso il benessere comune.

Una passione non spenta

Per Roda, quindi, guidare l’azienda vuol dire anche avere un impatto positivo sul mondo che la circonda. «Credo fortemente in questi valori e lavoro con impegno e dedizione ogni giorno affinché lo slogan che accompagna da anni Fonderie Giorgetti Giovanni, “La fonderia come non l’avete mai vista”, possa essere un concetto realmente riconosciuto. Lo devo alle mie due figlie e alle nuove generazioni, alle quali dobbiamo lasciare concretamente un mondo migliore. Ho grande voglia di fare. Qualche anno fa – prosegue – il settore si era fossilizzato, ma la diffusione dell’IA mi ha dato nuova energia e interesse. In Italia non si aprono fonderie da vent’anni, ma non è una scusa per non rinnovarsi. Spesso sono caratterizzate da passaggi generazionali di famiglia e questo fa sì che rimangano chiuse nella convinzione che il loro ambiente sia l’unico possibile. In loro manca una visione manageriale, mentre nel nostro caso è ampia e sostenibile». La strada da percorrere, infatti, è quella di «fare in modo che le persone vengano in azienda con un motivo. Penso alle nuove assunzioni che hanno portato voglia di fare e una freschezza di idee incredibile. Io stesso sono rinato, non solo perché l’azienda produce ricchezza ma perché può fare qualcosa di cui essere fieri, per le mie figlie e i miei collaboratori. Nel Novecento gli imprenditori facevano belle le loro aziende e noi vogliamo fare lo stesso».

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