Per aggiornare le modalità di lavoro è fondamentale attrarre nuove risorse. Le generazioni più giovani prediligono fattori quali autonomia, flessibilità e opportunità di crescita. Elementi che pure le imprese più piccole devono tenere presenti, anche per imparare ad adottare un diverso stile di leadership
Quando pensiamo all’Intelligenza artificiale (IA), vengono in mente esempi come i magazzini avanzati di Amazon o le auto a guida autonoma. Immagini che rappresentano, in modo immediato, il progresso tecnologico, ma non descrivono la complessità di processi e tecnologie informatiche che consentono la visione artificiale, la comprensione e la traduzione del linguaggio, la generazione di suggerimenti e molto altro. Si tratta di un progresso tecnologico senza precedenti, che investe ogni settore della società, con un impatto ancora più pervasivo nell’industria.
Secondo il Report 2023 del World Economic Forum sul Futuro del Lavoro, quasi il 75% delle aziende intervistate prevede di adottare l’IA nei prossimi anni, con cambiamenti significativi nel mercato del lavoro: il 50% delle organizzazioni si aspetta un incremento dell’occupazione, mentre il 25% anticipa una possibile riduzione dei posti di lavoro. Parlare di IA in ambito industriale significa immergersi nel paradigma dell’Industry 4.0 (ora 5.0), che sta portando l’industria verso un modello di produzione estremamente flessibile e adattabile.
Un’industria nuova, smart, che richiede un’organizzazione altrettanto agile, competenze specifiche e una leadership in grado di affrontare il cambiamento. Un salto di qualità necessario, che la formazione può agevolare, sia per fornire ai lavoratori le conoscenze richieste che per diffondere una nuova cultura organizzativa.
Un fattore chiave che incide in modo significativo sull’esigenza di aggiornare le modalità di lavoro è l’attrazione di talenti, strettamente legata alla consapevolezza della crisi demografica e alle esigenze tecnologiche. Sempre più imprese italiane stanno ripensando i propri modelli organizzativi, spostando l’attenzione dalla gerarchia alla responsabilità, spinte dalla necessità di superare le difficoltà legate alla ricerca di nuovi talenti. L’evoluzione delle dinamiche organizzative è infatti essenziale per attrarre le competenze necessarie a mantenere la competitività della seconda manifattura d’Europa. Nonostante la complessità di allineare le risorse umane durante un periodo di profonde trasformazioni come quelle in atto, queste rimangono un fattore cruciale.
Ma quali sono le priorità delle nuove generazioni nella scelta di un lavoro? Al di là delle condizioni economiche, autonomia e flessibilità, equilibrio tra vita privata e professionale, merito e opportunità di crescita sono i punti chiave. Una prima risposta a tali istanze valoriali è stata in parte sperimentata durante la pandemia, che ha accelerato l’adozione dello smart working, un modo di lavorare in cui la presenza fisica sul luogo di lavoro, tipica delle organizzazioni gerarchiche del ‘900, non è necessaria e la produttività si misura sui risultati ottenuti.
Secondo l’Osservatorio sullo Smart Working del PoliMI[1], la diffusione di iniziative di smart working è del 91% nella grande impresa rispetto al 56% nelle Pmi. Nella Pubblica amministrazione si osserva una distinzione: il 61% che utilizza modelli ibridi, mentre il 25% che permette il lavoro completamente da remoto. Sono soprattutto le grandi imprese ad aver abbracciato il cambiamento, come sottolinea Gianmatteo Manghi, Ceo di Cisco Italia al Forum Ambrosetti 2024: “Sullo smart working non si torna indietro, perché offre vantaggi enormi in termini di costi aziendali, flessibilità per le persone, equilibrio vita-lavoro e impatto ambientale”.
Nonostante la tecnologia renda già possibili sistemi smart (work, city, team) e modi di lavorare più agili, questo cambiamento non è ancora diffuso in modo uniforme perché richiede alle aziende un salto di qualità verso una cultura organizzativa e una leadership moderna, che si deve conoscere e condividere per implementare.
Mariano Corso, professore di Leadership & Innovation presso il Politecnico di Milano e co-fondatore degli Osservatori Digital Innovation, afferma: “Lo smart working non è semplice lavoro da remoto o welfare, ma uno strumento di innovazione per ridisegnare la relazione tra lavoratori e organizzazione”. Una relazione basata tanto su autonomia quanto su responsabilità.
La nuova leadership assegna obiettivi chiari, fornisce feedback costruttivi e promuove la crescita professionale, perchè rispetto e fiducia stimolando appartenenza e fedeltà, che significa azzerare i costi e il tempo di nuove ricerche associati ad un alto turnover del personale. Il servant leader[2] si distingue dalla leadership tradizionale perché pone in primo piano la creazione delle condizioni per esprimere al meglio il potenziale di ciascun lavoratore. Ascolto, rispetto, empatia e responsabilità sono le cifre distintive di questo manager, ma anche una necessità della nuova industria: essere aperti al confronto diventa un’opportunità preziosa per attingere ad un bacino più ampio di idee.
I nuovi paradigmi organizzativi sono improntati alla semplificazione dei processi, poiché la velocità di decisione è sempre più un fattore competitivo. Anche la responsabilità diffusa non è un vezzo: in una fabbrica smart l’attenzione deve essere a tutti i livelli organizzativi. La capacità di motivare è un’esigenza della nuova industria, che deve poter contare su tutte le energie presenti: la curiosità e l’ingegno umano restano ancora insostituibili.
Non sorprende che le aziende che rinnovano i loro modelli organizzativi e le loro leadership siano quelle in grado di reinventarsi con maggiore efficacia[3] e che registrano il tasso di engagement più alto. Come afferma Nathalie Picquot, esperta di innovazione digitale ed ex Ceo di Twitter Italia: “La leadership moderna non si misura più con il controllo, ma con la capacità di costruire fiducia e responsabilizzare le persone, permettendo loro di esprimere il proprio potenziale creativo”.
In un’era dominata dall’Intelligenza artificiale, connessione, condivisione, semplificazione e integrazione non sono più semplici concetti tecnologici, ma diventano i pilastri fondamentali su cui si costruiscono i nuovi sistemi aziendali. Questi principi non solo stanno ridefinendo l’industria del futuro, ma alimentano un’evoluzione continua che sta trasformando profondamente il modo in cui lavoriamo.
[1] Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano.
[2] The Servant as Leader, Robert K. Greenleaf, Greenleaf Center for Servant Leadership, 1970.
[3] OTB Group: la metodologia Agile sviluppata nell’azienda Diesel.
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