Trump o Harris, Repubblicani o Democratici? Se l’esito quanto mai incerto della corsa alla presidenza della più grande potenza mondiale interessa tutto il mondo per i risvolti che avrà a livello geopolitico, economico, finanziario ecc., è indubbio che anche l’attenzione degli addetti ai lavori della yacht industry sarà catalizzata dai risultati che usciranno dalle urne. Questo perché gli USA rappresentano il principale mercato nautico al mondo: secondo i dati della NMMA (National Marine Manufacturers Association), l’associazione statunitense che raggruppa le aziende che operano in ambito marine, complessivamente il parco navigante stimato negli USA è di circa 12 milioni di barche; nel 2023 sono state vendute circa 258.000 nuove imbarcazioni a motore, comprese le moto d’acqua, mentre per le barche a vela il dato non arriva alle 3.500 unità nuove registrate. Le vendite complessive di imbarcazioni, prodotti e servizi per la nautica hanno raggiunto i 56,7 miliardi di dollari, con una spesa di 20,3 miliardi di dollari per nuove imbarcazioni, motori e accessori. Circa 85 milioni di americani ogni anno vanno in barca per diporto.

Ed è proprio l’entità del FLIBS, una rassegna che quest’anno vedrà esposte oltre 1300 barche e oltre 1.000 aziende, alla quale parteciperanno tutti i più importanti player della cantieristica nautica internazionale, che sottolinea quanto il mercato nautico statunitense sia inequivocabilmente il più importante al mondo.

Diversi sono i motivi che rendono le elezioni presidenziali americane importanti anche per la nautica.

Politiche economiche e fiscali: le scelte in ambito economico, come riduzioni fiscali o incentivi per i settori del lusso, possono influenzare la spesa dei consumatori facoltosi, che rappresentano una fetta significativa degli acquirenti di yacht di alta gamma. Ad esempio, una politica di agevolazioni fiscali per le famiglie più abbienti tende a stimolare gli acquisti di beni di lusso, tra cui le imbarcazioni.

Politiche commerciali e dazi: le decisioni in materia di commercio internazionale influenzano il settore nautico, che è globalizzato e dipende dalle importazioni di materie prime e componenti. L’imposizione di dazi o restrizioni commerciali può far aumentare i costi per i produttori, incidendo sui prezzi finali delle imbarcazioni. Inoltre, potrebbe ripetersi quanto già accaduto nel 2018 sotto la presidenza Trump. La guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa, con dazi USA applicati all’importazione di acciaio e alluminio, portò l’UE a rispondere con dazi su diversi prodotti americani, incluse le imbarcazioni da diporto gravate nella misura del 25%. Fu uno shock che ridusse drasticamente la competitività dei produttori statunitensi nel mercato europeo, mettendo in crisi tutti gli importatori europei. In un’eventuale “battaglia dei dazi”, le barche potrebbero tornare a essere coinvolte.

Regolamentazioni ambientali: le politiche ambientali possono avere un impatto diretto sul settore nautico. Un’amministrazione con un approccio più severo sul fronte ecologico potrebbe implementare regolamenti più restrittivi sulle emissioni delle imbarcazioni, promuovere carburanti alternativi e incentivare pratiche di costruzione sostenibile. Tali misure incentivano innovazioni per ridurre l’impatto ambientale, come l’adozione di motori ibridi o elettrici, ma aumentano i costi di produzione e il costo finale delle barche, disincentivandone l’acquisto.

Sviluppo delle infrastrutture turistiche e marittime: le politiche di sviluppo infrastrutturale, incluse le marine e le strutture portuali, influenzano direttamente il turismo nautico e il numero di porti sicuri e attrezzati per le imbarcazioni. Un presidente che promuove investimenti nelle infrastrutture costiere e marittime potrebbe stimolare la crescita del turismo nautico, creando più destinazioni e migliorando la logistica per i diportisti.

Sicurezza e regolamenti sulla navigazione: un’amministrazione può implementare o modificare le normative in materia di sicurezza marittima e navigazione, influenzando sia i produttori di imbarcazioni sia i consumatori. Ad esempio, un aumento della sorveglianza nelle acque territoriali o regolamenti sulle attrezzature di sicurezza a bordo può incidere sulle preferenze dei clienti e sulle scelte di progettazione dei produttori.

Cosa propongono i due candidati alla Casa Bianca, Trump e Harris.

Politiche fiscali e commerciali

Donald Trump propone tagli fiscali per la classe media e alta e una riduzione delle tasse aziendali, insieme a nuovi dazi su beni importati, per sostenere la produzione interna e ridurre la dipendenza dalle importazioni, specialmente dalla Cina. Trump sostiene un modello protezionista, mirato a incentivare il “Made in America”. Kamala Harris punta a politiche di sostegno fiscale per le famiglie a basso reddito e una tassazione più progressiva per le imprese e i redditi elevati. Harris favorisce incentivi per la transizione ecologica e programmi di welfare volti a ridurre le disuguaglianze.

Politiche ambientali

In tema di regolamenti ambientali, Kamala Harris sostiene politiche per la riduzione delle emissioni di carbonio, incentivi alle energie rinnovabili e norme più severe su industrie inquinanti, mirate a combattere il cambiamento climatico e promuovere la sostenibilità. La sua visione include fondi per la transizione ecologica, anche nel settore nautico, per sviluppare tecnologie a basso impatto ambientale. Donald Trump, al contrario, ha un approccio meno restrittivo, privilegiando l’industria e l’energia tradizionale (come il petrolio e il gas) e opponendosi a regolamenti ambientali che potrebbero limitare la crescita economica e l’occupazione.

A proposito di ambiente, quale dei due candidati verrà eletto Presidente degli USA, dovrà presto decidere sulla proposta di regolamentazione della navigazione presentata dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), che limita la velocità delle imbarcazioni lungo le coste atlantiche, dal Massachusetts fino alla Florida centrale, al fine di salvaguardare le Eubalaene Glacialis, più comunemente chiamate balene franche. Una faccenda spinosa perché se da un lato è sacrosanto cercare di proteggere i cetacei in via d’estinzione, dall’altro l’introduzione di un limite di velocità di 10 nodi (circa 18 km/h) in alcune zone fino a 90 miglia dalla costa e, in alcuni casi, fino a 7 mesi l’anno per le imbarcazioni da 35 piedi in su, avrebbe enormi ripercussioni sul comparto nautico e sul turismo nautico. Il Presidente e CEO della NMMA, Frank Hugelmeyer, in una recente intervista sul tema ha dichiarato: “se questa norma diventasse legge, sarebbe devastante per l’industria marittima. La NMMA e tutta l’industria nautica hanno più volte richiesto alla Casa Bianca di ritirarla e di considerare invece l’adozione di tecnologie avanzate già esistenti per proteggere la balena franca nordatlantica senza danneggiare le imprese, le famiglie e le comunità costiere americane.”

Sviluppo delle infrastrutture turistiche e marittime

Donald Trump punta su investimenti infrastrutturali con un approccio tradizionale, favorendo la costruzione e l’ammodernamento di porti e marine per migliorare la competitività commerciale e turistica, senza restrizioni ambientali che possano rallentare i progetti. Kamala Harris sostiene l’ampliamento delle infrastrutture verdi e sostenibili, inclusi porti e strutture marittime ecologiche, per promuovere un turismo marittimo sostenibile. Le sue proposte mirano a incentivare investimenti nelle infrastrutture costiere, proteggendo al contempo l’ambiente e favorendo il turismo.

Concludiamo con altri dati forniti dalla NMMA: nel 2023 la nautica USA ha generato un impatto economico nell’indotto pari a circa 230 miliardi di dollari, supportando oltre 36.000 imprese e circa 812.000 posti di lavoro. Numeri che sottolineano l’importanza del comparto e che inducono tutti gli operatori, statunitensi e non, a seguire con attenzione l’incertissimo duello fra Donald e Kamala.

Riproduzione: pressmare.it

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