Le aspettative degli investitori agiscono come acceleratore della transizione sostenibile per le aziende del private equity (PE). Un miglioramento che si riscontra nelle performance delle partecipate in portafoglio. Nel 2023 l’utilizzo di fonti rinnovabili tra le imprese PE è salito, portando la quota mediana al 30%, rispetto al 28% dell’anno precedente, sebbene rimangano differenze a livello geografico – per esempio tra Europa, dove le aziende ricavano in media il 22% della propria energia da fonti rinnovabili, e Nord America, in cui la percentuale scende ad appena l’1%. Inoltre, il 77% delle aziende partecipate ha almeno una donna nel C-suite, superando il 64% delle aziende quotate, mentre quelle che hanno una strategia di decarbonizzazione sono il 22%, rispetto al 29% delle aziende quotate, ma in compenso i progressi delle prime sono più rapidi. Sono queste alcune evidenze del rapporto annuale Sustainability in Private Equity, di Boston Consulting Group (BCG) da cui emerge che il settore del PE si sta rivelando un attore chiave nella transizione verso la sostenibilità. Con oltre 8.700 miliardi di dollari di asset in gestione, cresce l’influenza del settore sui temi ambientali e sociali e questo perché, stando ai risultati del report, gli investitori chiedono risultati tangibili in ambito ESG e nell’integrazione nelle strategie di investimento da parte degli asset manager.
“La crescente attenzione alla sostenibilità non è solo una risposta alle sfide ambientali, ma anche un riflesso delle nuove priorità degli investitori. Un sondaggio rivela che per il 70% dei Limited Partner (LP), ossia per gli investitori dei fondi private equity, le aziende capaci di gestire efficacemente i temi di sostenibilità possono ottenere valutazioni più elevate e non è un caso che il 40% di essi abbia già destinato fondi specifici per investimenti climatici.” spiega Elisa Crotti, Managing Director e Partner di BCG, “La sostenibilità è importante, sia per i General Partner (GP), ossia i gestori del fondo, che per i limited partner. L’85% degli investitori intervistati dalla nostra analisi prevede infatti di attribuire maggiore priorità alle questioni legate alla sostenibilità nei prossimi tre anni.”
Per gli investitori nel private equity la sostenibilità è fondamentale perchè aiuta a ridurre i rischi e aumentare i profitti
Stando all’analisi, nell’ultimo anno, il dibattito sulla sostenibilità nel private equity ha continuato a progredire rapidamente. “Abbiamo osservato un’accelerazione nel numero di fondi dedicati al clima e una crescita degli sforzi per la creazione di valore focalizzati sulla sostenibilità tra le aziende in portafoglio. L’ESG Data Convergence Initiative (EDCI), il consorzio di gestori di fondi (GP) e investitori (LP) del private equity il cui obiettivo è creare una massa critica di dati sulle prestazioni in ambito di sostenibilità provenienti dalle aziende PE, ha rapidamente ampliato la sua copertura dell’universo del private equity, arrivando a includere più di 450 tra i principali gestori e investitori. Con oltre 150.000 punti dati raccolti da circa 6.200 aziende sostenute da fondi di private equity, disponiamo ora di una comprensione significativamente più approfondita dei risultati di sostenibilità nei mercati privati” hanno affermato gli autori Benjamin Entraygues, managing director and senior partner in BCG’s Paris office, e Vinay Shandal, managing director and senior partner in BCG’s Toronto office.
Molti dei gestori intervistati nel rapporto sono impegnati nella sostenibilità, con metà dei rispondenti che affermano che essa è fondamentale per la missione della loro azienda.
Una percentuale ancora maggiore, due terzi, ha dichiarato che la sostenibilità è importante perché aiuta a ridurre i rischi nelle aziende in portafoglio. Attirare capitale da parte dei limited partner e incrementare i ricavi delle aziende in portafoglio sono stati indicati con una frequenza significativamente maggiore rispetto ai driver storicamente rilevanti delle attività ESG, come regolamentazione o conformità. Questo rafforza ulteriormente la convinzione che gli sforzi per la sostenibilità siano cruciali per la creazione complessiva di valore e la formazione di capitale. Come per gli investitori, i temi di sostenibilità ai quali i gestori dei fondi PE attribuiscono maggiore importanza sono il cambiamento climatico, il reporting e la diversità, equità e inclusione (DEI).
L’elevata importanza attribuita al reporting e alla trasparenza sia dai gestori che dagli investitori non sorprende, si legge nel report, poiché molti investitori si stanno preparando a rispondere alle richieste relative a diversi nuovi standard di rendicontazione della sostenibilità, come quelli della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) o dell’International Sustainability Standards Board (ISSB). Tuttavia, i gestori pongono anche un’enfasi significativa su una gamma più ampia di temi, tra cui la cybersecurity, i rischi della catena di approvvigionamento e la proposta di valore per i dipendenti, che rientrano negli aspetti sociali e di governance considerati rilevanti e che probabilmente risultano più tangibili per i GP coinvolti nella gestione quotidiana delle loro aziende in portafoglio.
Sostenibilità e Net Zero: il divario tra ambizione e realtà
Eppure, il cammino verso il Net Zero rimane irto di ostacoli: solo il 22% delle aziende partecipate da fondi di private equity ha una strategia di decarbonizzazione, contro il 29% delle aziende quotate. Laddove queste strategie sono presenti i risultati si raggiungono più rapidamente: le imprese private stanno riducendo le emissioni a un ritmo significativamente superiore rispetto a quelle quotate. L’adozione di energie rinnovabili è un esempio emblematico. Tra le aziende private analizzate, l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili è salito nel 2023, portando la quota mediana al 30%, rispetto al 28% dell’anno precedente.
Inoltre, promette bene la riduzione del divario tra aziende private e quotate nell’adozione di questo tipo di energia. La percentuale delle prime che hanno incrementato l’utilizzo di energia rinnovabile di almeno il 25% è aumentata rispetto allo scorso anno (2%), raggiungendo il 12%, rispetto al 6% delle aziende quotate nello stesso periodo. Inoltre a livello geografico permangono forti disparità: le società private del Nord America sono ancora molto indietro rispetto alle loro controparti europee. In media, le aziende europee (contando anche quelle che non utilizzano affatto le fonti rinnovabili) ricavano il 22% della propria energia da fonti rinnovabili, contro appena l’1% del Nord America, che lo scorso anno ha registrato addirittura uno 0%.
Diversità e lavoro: una marcia in più per il private equity
Oltre all’ambiente, il rapporto di BCG evidenzia progressi anche sul fronte sociale. Il 77% delle aziende partecipate ha oggi almeno una donna nella leadership, contro il 64% delle società quotate. Tuttavia, il divario nei consigli di amministrazione resta evidente (61% contro 89%). Il private equity si distingue anche nella creazione di posti di lavoro: nonostante gli impatti delle pressioni economiche globali sul mercato del lavoro, nel 2023 le aziende PE hanno generato quattro nuovi assunti ogni 100 dipendenti, contro uno solo tra le aziende sui listini.
Una chiamata all’azione per il futuro
Il private equity si trova a un punto cruciale del percorso verso la sostenibilità: la sua integrazione nelle strategie aziendali non è più solo un’opzione, ma una necessità per creare valore e mantenere la competitività. Man mano che le iniziative di sostenibilità all’interno del settore continuano a maturare, una migliore raccolta e trasparenza dei dati consentirà di ottenere informazioni preziose per gli allocatori, i gestori e le società in portafoglio, che potranno massimizzare il proprio impatto e trasformare la sostenibilità in un vantaggio competitivo.
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