TikTok potrebbe essere bandito negli USA entro gennaio 2025, mentre il governo cinese detiene una “golden share” in ByteDance. La Corte Suprema americana deciderà presto. L’Europa osserva e si interroga sul futuro dell’app
Il tempo scorre inesorabilmente per TikTok. Dopo anni di controversie e tensioni geopolitiche, la piattaforma di origine cinese si trova nel mirino delle autorità statunitensi. Mentre gli Stati Uniti sembrano intenzionati a bandirla dal proprio territorio, l’Europa non può che porsi una domanda: se Washington reputa questa app una minaccia per la sicurezza nazionale, perché il Vecchio Continente dovrebbe comportarsi diversamente?
L’approvazione del divieto negli Stati Uniti
Era il 24 aprile 2024 quando il Senato statunitense ha approvato la legge per vietare TikTok. Da quel momento è stata data a ByteDance, la società cinese proprietaria dell’app, una finestra di nove mesi per vendere la propria partecipazione a un’azienda statunitense. La scadenza si avvicina rapidamente: il 19 gennaio 2025 sarà, con tutta probabilità, il momento della verità.
La tensione è alle stelle perché la Corte Suprema sta valutando se il provvedimento approvato possa essere incostituzionale. Da una parte si cita la possibile violazione del Primo Emendamento (libertà d’espressione) e della Equal Protection Clause, che protegge dalle discriminazioni basate sull’origine straniera. Dall’altra, c’è la questione della sicurezza nazionale e il timore che TikTok possa costituire un canale di spionaggio da parte del governo cinese.
La “golden share” del governo cinese
Un elemento cruciale del dibattito è la cosiddetta “golden share” in mano al governo di Pechino, che gli garantisce un potere di influenza sulle decisioni aziendali di ByteDance. In particolare, la presenza di un rappresentante governativo nel consiglio di amministrazione alimenta dubbi sulla totale indipendenza dell’azienda dalle ingerenze politiche cinesi.
Il RESTRICT Act e la sua portata
Prima che il divieto di TikTok fosse approvato dal Senato, un gruppo bipartisan di senatori aveva proposto il RESTRICT Act (Restricting the Emergence of Security Threats that Risk Information and Communications Technology Act). Questa legge avrebbe conferito poteri particolarmente estesi al Segretario del Commercio per gestire le minacce legate a tecnologie controllate da Stati considerati “avversari”. Tuttavia, la sua portata così vasta, definita “eccessiva” da molti critici, ne ha rallentato il percorso legislativo.
Elon Musk smentisce l’interesse
Tra le indiscrezioni che hanno scosso il mercato, c’è quella di una possibile acquisizione della quota statunitense di TikTok da parte di Elon Musk, notizia però prontamente smentita. Nel frattempo, l’atmosfera negli States si fa più surreale, con gli utenti della piattaforma che creano video ironici per esorcizzare il timore di una chiusura imminente.
Un interrogativo per l’Europa
Il vero nodo, però, riguarda il futuro di TikTok nel Vecchio Continente. Come sottolinea Matteo Navacci, Co-Founder Privacy Week, la posizione americana mette in guardia anche le autorità europee, spinte a riflettere sulla sicurezza dei propri dati. Se gli Stati Uniti ritengono l’app un potenziale cavallo di Troia per la propaganda e lo spionaggio cinese, perché l’Europa dovrebbe ignorare il segnale?
La sentenza della Corte Suprema americana potrebbe segnare il destino di TikTok. Se la legge dovesse essere giudicata costituzionale, ByteDance si troverebbe di fronte a un bivio: vendere o chiudere il mercato USA. Per l’Europa, si apre uno scenario di riflessione: quanto pesa l’alleanza con Washington in tema di sicurezza nazionale e fino a che punto le libertà di mercato si scontrano con gli interessi strategici dei singoli Stati?
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