Con una visione che intreccia radici familiari e apertura globale, Marzia Varvaglione rappresenta una nuova generazione del vino italiano: dinamica, creativa e profondamente connessa ai cambiamenti culturali e di mercato. È lei il volto emergente di un settore che guarda al futuro senza dimenticare la propria storia. A Vinitaly 2025, ha ricevuto un prestigioso riconoscimento per il suo contributo innovativo al comparto enologico.

Alla guida del marketing e dello sviluppo commerciale della cantina Varvaglione 1921, storica realtà pugliese fondata oltre un secolo fa in provincia di Taranto, Marzia incarna una generazione che sa parlare al consumatore contemporaneo con linguaggi nuovi e approcci inediti.

A soli 30 e poco più anni, Varvaglione è già una figura chiave nello scenario vitivinicolo: presiede l’AGIVI, l’associazione che riunisce gli imprenditori del vino under 40 in Italia, e da poche settimane è anche a capo del network europeo dei giovani produttori del vino (CEEV Youth), rafforzando un dialogo transnazionale sulle sfide del settore.

“La chiave sta nel non limitarsi a ripetere ciò che è già stato fatto“, racconta. “Portare il cliente dentro l’esperienza del vino è fondamentale: oggi tutto parte dall’ascolto, dall’interazione. La tecnologia ci offre strumenti straordinari per comunicare il valore di ciò che facciamo”.

Tradizione e digitale: un’etichetta che racconta

L’innovazione per Marzia non è solo un concetto astratto: nella cantina di famiglia, ad esempio, è stato sviluppato un progetto multimediale che trasforma l’etichetta in un vero e proprio portale narrativo. “Abbiamo creato un’etichetta interattiva con QR code che apre le porte virtuali dei nostri vigneti, attraverso suoni e immagini. Un modo per far vivere la vendemmia anche a chi è lontano”.

Ma il cambiamento non si ferma alla comunicazione: si riflette anche nelle scelte agronomiche e stilistiche. “I gusti stanno cambiando: cresce l’interesse per i bianchi freschi, le bollicine, e anche i rossi leggeri. L’innovazione parte dalla vigna”.

L’esperienza di Marzia è arricchita da un passato sportivo di alto livello: ha militato come giocatrice di basket nella massima serie italiana e in Eurolega. “Lo sport ti insegna che non conta il gesto del singolo, ma il risultato del gruppo. Il mondo del vino sta imparando ad accogliere anche la visione collettiva, inclusiva, dove la leadership è condivisa”.

Una visione che, inevitabilmente, porta con sé anche una prospettiva femminile: “Le donne portano sensibilità, capacità di lettura trasversale e gestione collaborativa. Ma il punto vero è costruire squadre eterogenee, capaci di dialogare e trovare equilibrio tra competenze e approcci diversi”.

Quando si parla di vino del futuro, per Marzia non ci sono dubbi: “Competitività, apertura mentale e inclusione”. L’obiettivo è sintonizzarsi con il pubblico, comprenderne aspettative e desideri, e trasformare tutto questo in esperienza concreta, autentica e memorabile.

E se dovesse scegliere un solo vino per raccontare tutto questo? La risposta è decisa: “Il nostro Primitivo di Manduria Papale Linea Oro. È il cuore della nostra terra: sole, mare, terra, passione. In un bicchiere, un racconto intenso e vibrante, proprio come il nostro Sud”.

Marzia Varvaglione: il futuro del vino parla giovane, internazionale e senza schemi

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