Un recente studio commissionato da E3G, Beyond Fossil Fuels e We Mean Business Coalition e condotto da Savanta evidenzia un cambiamento deciso nel modo in cui le imprese vedono l’energia: oggi, per quasi tutte le aziende italiane, l’accesso all’elettricità da fonti rinnovabili è diventato un fattore cruciale nelle decisioni di investimento.

L’indagine ha coinvolto dirigenti d’impresa in 15 Paesi, tra cui l’Italia, e ha messo in luce un appoggio trasversale alla transizione energetica. A livello globale, il 97% dei leader aziendali si è detto favorevole all’eliminazione graduale del carbone e degli altri combustibili fossili, mentre quasi l’80% auspica un passaggio completo alle rinnovabili entro il 2035.

Energia pulita come volano per crescita, competitività e sicurezza

Le imprese vedono l’energia rinnovabile non solo come una scelta etica o ambientale, ma come un asset strategico. Circa tre quarti dei dirigenti ritengono che le rinnovabili siano fondamentali per garantire la sicurezza energetica, sostenere la crescita economica e favorire la creazione di posti di lavoro.

Molti sono pronti a spostare le proprie attività produttive o le catene di fornitura in Paesi che offrano un accesso più agevole a energia rinnovabile. In questo contesto, le aziende chiedono ai governi di accelerare l’abbandono dei combustibili fossili, evitare di investire in nuove infrastrutture a gas e semplificare le procedure per i progetti green.

Il caso italiano: verso un futuro a zero carbone

In Italia, la stragrande maggioranza delle aziende (98%) ritiene fondamentale accelerare la transizione verso l’energia rinnovabile. Quattro su cinque auspicano un sistema elettrico interamente rinnovabile entro il 2035. Negli ultimi anni, l’Italia ha già compiuto passi significativi: il carbone oggi copre appena il 2% della produzione elettrica e dovrebbe essere completamente eliminato (esclusa la Sardegna) entro la fine del 2025.

Oltre il 75% dei dirigenti italiani preferirebbe che i nuovi investimenti puntassero sulle fonti rinnovabili piuttosto che sul gas fossile. Ancora più marcato il consenso (86%) tra chi chiede che le rinnovabili vadano a sostituire anche la quota di elettricità ancora prodotta da carbone.

Più della metà dei manager italiani crede che le rinnovabili aumentino la sicurezza energetica e riducano l’esposizione ai rischi climatici. Inoltre, il 44% pensa che i sussidi statali ai combustibili fossili andrebbero reindirizzati verso alternative più sostenibili. Una mossa, questa, che aiuterebbe anche l’Italia a rispettare gli impegni legati ai fondi europei del programma NextGenerationEU, che richiede il taglio di almeno 2 miliardi di euro di incentivi dannosi per l’ambiente.

Appello alle istituzioni: servono scelte coraggiose

Nick Mabey, CEO di E3G, sottolinea che le aziende sono pronte al cambiamento e che la leadership politica deve ora fissare obiettivi climatici ambiziosi e coerenti con il limite di 1,5°C, anche in vista della COP30.

Maria Mendiluce, alla guida della We Mean Business Coalition, è dello stesso avviso: “Le imprese non solo sono pronte, ma stanno già investendo in soluzioni pulite. I governi devono fare la loro parte, accelerando i piani e riducendo i tempi per ottenere i permessi.”

Le aziende italiane puntano sempre di più sulle energie rinnovabili: per il 98% sono fondamentali per i futuri investimenti

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