A cominciare dalla diagnosi, passando per il trattamento e l’assistenza multidisciplinare al paziente, la malattia di Alzheimer sta vivendo una fase importante di innovazione. A tracciare un quadro del contesto in cui ci si trova attualmente è Federica Agosta, neurologa all’Ospedale San Raffaele di Milano, che ai pazienti con la malattia neurodegenerativa ha dedicato un centro di eccellenza.

“Nella malattia di Alzheimer – spiega l’esperta a Sanità33 -, pur non essendo note le cause, vi è sicuramente un accumulo di proteine a livello cerebrale che inizia 20-25 anni prima della comparsa dei sintomi. Una diagnosi precoce è fondamentale e oggi è possibile intercettare 

Nella pratica clinica, attualmente la diagnosi di malattia di Alzheimer si esegue con esami relativamente invasivi e costosi. “Fortunatamente – osserva Agosta – è stato messo a punto ed è già utilizzato, per lo meno in ambito di ricerca anche in Italia, un esame del sangue che permette, con una precisione superiore al 95%, di identificare il soggetto da indirizzare a esami di secondo livello, classificando le persone in tre gruppi: quelle sicuramente senza la malattia, quelle che hanno sicuramente la malattia, per le quali un domani si potranno magari bypassare gli esami invasivi, e le persone dubbie, sulle quali è necessario proseguire con gli esami di secondo livello. Se implementassimo questo sistema rivoluzioneremmo l’accesso alla diagnosi precoce per il maggior numero di persone”.

La diagnosi precoce è importante dal momento che sono disponibili, anche se ancora non in Europa e in Italia, terapie innovative e tra tutte, “quella che si trova più avanti è il trattamento contro l’accumulo di proteina beta amiloide. La terapia – osserva Agosta – è basata su anticorpi monoclonali che rimuovono le placche dal cervello del paziente, rallentando la progressione delle manifestazioni cliniche del 30% rispetto a chi non assume il trattamento. Affinché questi farmaci siano efficaci, però, i pazienti devono essere identificati molto precocemente”.

Facilitare la diagnosi è possibile anche attraverso percorsi dedicati, come l’ambulatorio Brain Health del San Raffaele “che permette di effettuare un checkup del cervello e al quale accedono tipicamente persone con familiarità e che ritengono di essere a rischio”, ha precisato la neurologa, aggiungendo che è importante anche “lavorare per avere una maggiore consapevolezza della malattia a livello della popolazione generale – ha concluso -, attraverso campagne di comunicazione, ma anche contrastando lo stigma associato alla malattia, che è ancora molto importante”.

Riproduzione Sanità 33

Alzheimer, Agosta (San Raffaele): diagnosi, cura e nuovi modelli organizzativi

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