L’Arabia Saudita registra una crescita economica da record nel settore petrolifero e in quello non-oil, rafforzando così i progetti di diversificazione economica di “Vision 2030”. La trasformazione economico-sociale del regno necessita di stabilità regionale. La notizia del ristabilimento delle relazioni diplomatiche con l’Iran (interrotte dal 2016) va in questa direzione e rappresenta un risultato “a somma positiva” non soltanto per i sauditi, ma per gli equilibri globali. Riyadh e Teheran continueranno a essere rivali e a competere nella regione, ma adesso scelgono di depotenziare lo scontro frontale verso il quale sembravano proiettate. Pur confermando il ruolo centrale della Cina che ha mediato l’ultima fase dell’accordo, il riavvicinamento saudita-iraniano non è una pax cinese ma l’esito, piuttosto, di un lento processo di disgelo endogeno alla regione mediorientale facilitato da Iraq e Oman (2021-22). La diplomazia umanitaria dei sauditi in Siria dopo il terremoto, nonché nei contesti di guerra di Yemen e Ucraina, si è mossa in parallelo alle trattative con l’Iran, anticipando l’intesa.
Prosegue il momento d’oro dell’economia saudita, rafforzato dall’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina sui mercati dell’energia. Nel 2022 la compagnia petrolifera Saudi Aramco ha fatto registrare profitti da record: l’utile netto è aumentato del 46% rispetto al 2021 (oltre 161 miliardi di dollari contro 110). I profitti dell’azienda-simbolo del regno hanno spinto al rialzo il prodotto interno lordo (Pil), cresciuto ufficialmente dell’8,7% nel 2022[1]. I numeri sono molto buoni anche per il settore non-oil, salito del 6,2% nell’ultimo quadrimestre del 2022[2] rispetto allo stesso periodo del 2021. Un dato particolarmente confortante per l’Arabia Saudita: proprio il settore non-petrolifero deve creare nuovi posti di lavoro, soprattutto per i nazionali sauditi, nell’ambito di “Vision 2030”, il piano di trasformazione economica “oltre gli idrocarburi” del regno. Fra le più recenti misure studiate dal governo saudita, di cui il principe ereditario Mohammed bin Salman al-Saud (MbS) è da poco divenuto primo ministro, per sviluppare il settore non-oil c’è la possibile esenzione dalle tasse – ancora in via di definizione – per le compagnie multinazionali che trasferiscono il loro quartier generale in Arabia Saudita nell’anno 2023. Infrastrutture e turismo sono sempre al centro degli investimenti sauditi, insieme a provvedimenti per aumentare l’attrattività del paese e, forse, la produttività interna: per esempio, il governo sta studiando l’introduzione della settimana lavorativa di quattro giorni (già introdotta nei vicini Emirati Arabi Uniti). Il regno intende istituire quattro fondi d’investimento, pari a 10 miliardi di riyal sauditi, per la promozione di progetti commerciali, turistici e residenziali. L’Arabia Saudita ha anche lanciato un fondo d’investimento per cultura, turismo, sport e industria del divertimento, l’Events Investment Fund. Nell’intento di internazionalizzare ancora di più i flussi d’investimento e turistici il governo ha annunciato la nascita di una nuova compagnia aerea nazionale, la Riyadh Air: l’obiettivo è connettere la capitale, già “copertina” della trasformazione post-oil, al mondo, anche con l’apertura di un nuovo aeroporto. Il nesso tra investimenti e geopolitica, assai evidente nella partecipazione di una delegazione di altro livello dell’Arabia Saudita al World Economic Forum di Davos (gennaio 2023), è ormai il cuore della proiezione esterna del regno. Negli ultimi mesi del 2022 l’Arabia Saudita è stata protagonista di un’offensiva diplomatica verso Oriente, culminata nella visita del presidente cinese Xi Jinping a Riyadh (dicembre 2022). L’economia ha caratterizzato tutte le tappe asiatiche di Mohammed bin Salman, svoltesi prima e dopo il G20 presieduto dall’Indonesia a Bali. I molti accordi siglati durante il viaggio di Xi Jinping riguardano economia ed energia: energia e idrogeno verde, fotovoltaico, tecnologia e servizi cloud, industria sanitaria, trasporti e logistica, edilizia. Simili i contenuti degli accordi firmati con l’Indonesia: cooperazione su petrolio e gas, elettricità e rinnovabili. Tra i 26 accordi siglati dai sauditi con la Corea del Sud, per un valore totale di 30 miliardi di dollari, spicca il settore petrolchimico, insieme a energia, costruzioni (tra cui una partecipazione coreana nel progetto della nuova città di Neom) e difesa. Di particolare interesse poi la tappa di MbS in Thailandia, dove il principe ereditario è stato ospite d’onore del summit Asia-Pacifico a Bangkok (18-19 novembre 2022). Un viaggio che ha definitivamente sancito la ripresa delle relazioni bilaterali: la Thailandia vuole essere il “corridoio” saudita verso i mercati asiatici.