I criteri di concessione di prestiti e linee di credito alle imprese da parte delle banche sono destinati a cambiare per allinearsi alle recenti Linee Guida Eba-Gl Lom (guidelines on loan origination and monitoring). La garanzia sui prestiti concessi, per esempio, diventa di secondaria importanza, mentre l’attenzione si sposta sulla capacità dell’impresa di generare reddito e flusso di cassa.
Diventano rilevanti per la concessione di prestiti, anche per le micro e piccole imprese, le tematiche Esg (environmental, social, governance). Di fatto aumentano le informazioni che l’impresa, a prescindere dalle dimensioni, dovrà fornire all’istituto di credito, serve quindi un cambio culturale dove sarà determinante il ruolo giocato dal professionista che affianca l’impresa. A questa trasformazione in atto è dedicato il documento pubblicato ieri dal Consiglio e dalla Fondazione nazionale – Ricerca dei commercialisti, dal titolo «L’informativa economico-finanziaria e la bancabilità delle Pmi: indicazioni Eba-Gl Lom e spunti operativi».
È necessaria, sottolinea il documento, una visione forward-looking e un monitoraggio costante e più ampio delle dinamiche aziendali, che richiede a tutti gli imprenditori l’elaborazione di bilanci infrannuali, budget e business plan.
Secondo il documento l’impresa deve procedere alla riclassificazione dei bilanci storici (almeno gli ultimi tre esercizi) e alla predisposizione di documenti contabili infrannuali e prospettici. Conviene quindi procedere alla riclassificazione dei bilanci ponendo attenzione al trend storico in relazione a specifici indicatori e aspetti, tra cui rientrano: la variazione del fatturato; l’Ebit; l’Ebitda; il capitale circolante netto operativo; il rapporto tra la posizione finanziaria netta e l’Ebitda; il debt service coverage ratio (che la banca considera adeguato con valori pari o superiori a 1,1); la leva finanziaria e l’interest coverage ratio. Da verificare anche l’andamento di alcuni degli eventi monitorati dagli istituti di credito per rilevare una possibile perdita di equilibrio economico-finanziario, tra questi rientrano i debiti scaduti nei confronti dei dipendenti e/o tributari e previdenziali; una significativa diminuzione di cash flows futuri; il rapporto Pfn / Ebitda maggiore di 6; gli ultimi due bilanci in perdita; il Dscr se inferiore a 1,1; la riduzione del fatturato superiore al 30% e la riduzione del patrimonio netto superiore al 50% rispetto all’esercizio precedente.
Le banche non rivelano i criteri di valutazione che applicano; l’impresa però – suggerisce il documento – può precedere a un’autovalutazione ricorrendo al modello elaborato dal Fondo di garanzia per il calcolo della probabilità di inadempimento dei soggetti beneficiari.
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