OpenAI ha bloccato il chatbot creato da un utente in base ai documenti pubblicati da un giudice americano
Nei primi giorni del nuovo anno, ha destato scalpore e curiosità la pubblicazione delle carte relative alle attività criminali di Jeffrey Epstein. Migliaia di pagine e decine di documenti pubblicati dopo il via libera di un giudice degli Stati Uniti, legati alla causa Gioffre Vs. Maxwell. Per analizzare il contenuto di quelli oramai definiti Epstein Files, un utente americano ha creato un EpsteinGPT: uno strumento che, utilizzando ChatGPT, consente di scoprire e sintetizzare (con prompt ben definiti) le notizie al centro di quella contesa. E il ruolo di molti personaggi famosi che, nel corso della loro vita, hanno avuto contatti con l’uomo deceduto in carcere nel 2019.
EpsteinGPT, il ban di OpenAI al chatbot su Epstein
OpenAI, però, ha bannato questo progetto. Nel giro di poche ore, ha inviato un avviso e poi la conferma del bar, direttamente al creatore di quel prodotto basato sull’intelligenza artificiale sviluppata dall’azienda. Il motivo? La loro policy non consente di utilizzare “personaggi famosi” nel nome. Qualcuno, però, sospetta che questa decisione sia figlia di un’altra situazione: da poco meno di due mesi, nel board dell’azienda di San Francisco è entrato l’ex Rettore di Harvard ed ex Segretario al Tesoro Larry Summers che, in passato, aveva avuto moltissimi contatti con Epstein. Anche dopo la sua prima condanna.
Una visione che, però, sembra essere marginale visto che la posizione di Summers non è al centro degli ultimi documenti pubblicati. Anzi, occorre fare chiarezza su un altro aspetto. Negli ultimi giorni, moltissimi quotidiani e organi di informazione hanno parlato della pubblicazione della lista dei clienti di Epstein. In realtà, non esiste alcun elenco e la maggior parte dei nomi presenti su quelle carte non è accusata di nulla. Dunque, si tratta di un mero esercizio di disinformazione attraverso clickbaiting.
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