La cantieristica italiana fa registrare un record assoluto delle esportazioni e conferma la guida in testa alla classifica a livello globale specie nella produzione di alta gamma.

Come dire: è confermato il peso specifico di quello che viene ormai considerato un vero ’driver strategico’ del Made in Italy ed è ribadita la reputazione di un’industria “che produce eccellenza, ricchezza e posti di lavoro” come ha sempre ripetuto il presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi.

Non meno illuminante il focus sui prodotti. Con un sentiment per il 2024 che fa pensare ad un anno sempre positivo seppure con un trend di crescita fisiologicamente più moderato e meno scoppiettante rispetto all’immediato post-Covid quando l’inatteso flusso di nuovi clienti aveva fatto registrare un boom inatteso perfino dai più ottimisti. Dicotomia curiosa ma nemmeno tanto sorprendente. In effetti, sembra destinato a non fermarsi l’exploit degli oltre 24 metri, se è vero che ben 2 aziende su tre impegnate nella costruzione di superyacht prevedono un incremento del loro portafogli ordini rispetto ai 12 mesi precedenti. Ed è abbastanza analogo l’umore nel comparto degli accessori e dei motori, con un 2024 in leggera crescita o in linea con l’anno precedente. Mentre si registra una certa contrazione della piccola nautica (barche a vela, gommoni, etc.) quella cosiddetta ’del ceto medio’, inferiore ai 10-12 metri e al costi medio di 3-400mila euro.

Fenomeno, quest’ultimo, che gli esperti del Centro Studi diretto da Stefano Pagani tendono a correlare a fattori congiunturali come i problemi di accesso al credito, le crescenti tensioni geopolitiche internazionali e la comprensibile ’attesa’ per i risultati delle elezioni che definiranno i nuovi assetti governativi in Europa e negli States. Tant’è. Se per tornare a scomodare toni enfatici basterà pazientare fino al 2025, quello corrente dovrebbe confermarsi come un anno di consolidamento, se è vero che le previsioni (e le sottintese aspettative) farebbero pensare a un fatturato complessivo delle aziende segnate da un inequivocabile ’+’ e da una crescita forse anche a doppia cifra (secondo alcuni attorno al 10%).

A giustificare i sorrisi in casa Confindustria Nautica, ancora una volta le buone prospettive del ’charter’, variabile che più di altre sembra misurare il gradimento e l’interesse di una nuova platea di appassionati, certamente non configurabile come clientela agiata ma attirata da una ragionevole politica dei prezzi di noleggio. Inequivocabile segno dei tempi. Il mondo del diporto fino a ieri considerato appannaggio di una privilegiata ed elitaria clientela, è diventato uno Shangri-La del leisure capace di intercettare e soddisfare la diffusa domanda di tempo libero. Esperienziale, immersivo e dalla forte dimensione simbolica.

Riproduzione: notiziariofinanziario.com

Lascia un commento