Con un portafoglio ordini di 85 navi che arriva fino al 2030, un backlog di 34,8 miliardi di euro e nuovi ordini acquisiti nel 2023 per un valore di 6,6 miliardi (più 23,9% sul 2022), Fincantieri ha urgente bisogno di trovare manodopera qualificata per affrontare il crescente carico di lavoro. Al più importante gruppo navalmeccanico europeo, che ha archiviato il 2023 con quasi 7,7 miliardi di ricavi (più 2,8% sul 2022) e un Ebitda di 397 milioni di euro (più 80%), mancano saldatori, carpentieri, molatori, tubisti e allestitori. Ciò nonostante il colosso cantieristico ha portato a termine nel corso del 2023 la consegna di 26 navi.
Ma per soddisfare il suo portafoglio ordini, costituito per la metà da navi da crociera, Fincantieri deve reclutare al più presto nuove risorse qualificate. Non solo in Italia. Sul fronte estero, in Paesi come Tunisia, Marocco, Ghana, Filippine e Vietnam, l’azienda sta investendo nella creazione di scuole, centri di formazione, corsi di specializzazione e di lingua per favorire l’apprendimento e l’integrazione dei dipendenti stranieri.
Per la multinazionale italiana, con sede a Trieste, 18 stabilimenti in 4 continenti e quasi 21 mila lavoratori diretti, la formazione è talmente strategica da averla inserita tra i capisaldi del nuovo piano industriale 2023-2027. Con un approccio nuovo, dove si passa dal concetto di “manodopera” a quello di “testa d’opera”, anche per riportare i giovani alla produzione, al lavoro operaio qualificato, alle nuove tecnologie e agli elevati standard di eccellenza che contraddistinguono i prodotti di Fincantieri.
Infatti, l’azienda sta puntando sulla strategia denominata “industrializzazione intelligente”, che si focalizza sulla formazione di profili caratterizzati da maggiori competenze digitali, di automazione e robotica. Già entro l’estate, infatti entreranno in organico 90 persone formate grazie al progetto “Maestri del Mare”, nato nell’ambito di Distretto Italia, il programma di orientamento, formazione e inserimento al lavoro, lanciato nel 2022 dal Consorzio Elis, di cui Fincantieri fa parte. Il progetto, in pochi mesi, ha raccolto l’interesse di oltre 17 mila giovani.
All’inizio di febbraio sono partiti i primi tre corsi per addetti ai controlli dimensionali, alla conduzione degli impianti navali e operatori navali che hanno coinvolto 45 risorse. Nei prossimi mesi sono già stati pianificati altri tre corsi, per formare gruisti e imbragatori, oltre a nuovi operatori navi e addetti alla conduzione degli impianti navali. “Si tratta di un vero e proprio investimento in conoscenza tecnica: prevede un percorso di formazione retribuito con mille euro al mese e finalizzato all’assunzione diretta in Fincantieri nei cantieri del Nord, Centro e Sud Italia, come avveniva da decenni. Per chi arriva da regioni diverse da quella della sede di lavoro, sono previste agevolazioni di trasferimento, anche dopo l’assunzione”, spiega Luciano Sale, direttore delle risorse umane del gruppo. “Nello scenario globale, ad esempio, la robotica è sempre più determinante perché l’utilizzo di robot antropomorfi offre supporto agli operatori umani nelle mansioni complesse e ripetitive, garantendo precisione e rapidità, riducendo il rischio di errori, migliorando l’uniformità delle saldature e la sicurezza. Ma c’è bisogno di profili qualificati per gestirli. E noi li formeremo”, aggiunge Sale.
In questo ambito, s’inserisce anche la partnership stretta da Fincantieri con Comau, controllata della famiglia Stellantis e attiva nella robotica. Da questo sodalizio è nato il ‘Mobile Robot for Weld’ (o “MR4Weld”), robot mobile per la saldatura. “Il ricorso alle soluzioni automatizzate non pregiudicherà le mansioni degli operai, ma ottimizzerà le operazioni durante la costruzione navale, in particolare quelle a basso valore aggiunto. Grazie alla collaborazione con l’Istituto italiano di tecnologia è in arrivo anche ‘ergoCub’, robot umanoide simile a “MR4Weld”, che utilizzerà modelli e algoritmi per calcolare i rischi di infortunio all’interno delle fabbriche”, aggiunge Sale.
Un altro esempio può essere quello del digital twin (o gemello digitale) dell’intera catena produttiva che è lunga, articolata e peculiare. “Saremo in grado di fornire agli operatori dedicati un unico punto di contatto da cui potranno accedere all’intero flusso di informazioni generate dalla moltitudine di attività che gestiamo nella costruzione della nave, dalla gestione del magazzino e delle ditte dell’indotto fino alle più avanzate presentazioni destinate all’armatore”, conclude Sale.
Riproduzione: REPUBBLICA.IT