Dalla presidenza della CONSOB alla guida di ReVersal SIM, Giuseppe Vegas ha vissuto da protagonista le principali sfide economiche italiane e internazionali. In questa intervista esclusiva, il Dott. Giuseppe Vegas ripercorre la sua lunga carriera, affrontando temi cruciali come le politiche economiche italiane e internazionali, la riforma delle pensioni, le sfide della regolazione dei mercati e le strategie per il successo in un contesto economico sempre più competitivo. La sua esperienza, arricchita da un profondo impegno accademico e politico, offre una visione unica e preziosa per comprendere le dinamiche economiche odierne.
Alessandra D’Amato: Dottor Vegas, la sua carriera politica è stata segnata da numerosi incarichi di rilievo. Quale di questi ha avuto il maggiore impatto sulla sua visione delle politiche economiche italiane e internazionali?
Giuseppe Vegas: Per iniziare, la mia carriera è cominciata nel 1995, esattamente 30 anni fa, durante il governo Dini. Da allora, le mie esperienze lavorative successive sono state principalmente con il governo Berlusconi. In quel periodo, mi sono occupato in modo specifico della riforma delle pensioni.
Tale riforma è stata fondamentale, poiché ha fermato l’esplosione della spesa pubblica in questo settore. Nel tempo, ci sono stati ulteriori affinamenti e oggi stiamo tornando indietro ma quella riforma, in un periodo di grande difficoltà, ha avuto il merito di arrestare la crescita incontrollata della spesa, di riconsiderare la situazione e di provare a integrare i trattamenti pensionistici in essere con le esigenze delle nuove generazioni. Ritengo che quella sia stata un’esperienza molto significativa in quel periodo.
Successivamente, mi sono concentrato su altri ambiti, in particolare sulla spesa sanitaria e sulla gestione delle risorse degli enti locali. Ho partecipato attivamente a trattative interparlamentari, gestendo anche la legge finanziaria e le discussioni sul bilancio. Inoltre, mi sono occupato di infrastrutture, ad esempio cercando di limitare i costi della Tav Torino-Lione e altre grandi opere, affrontando sempre la questione della sostenibilità della spesa pubblica.
Alessandra D’Amato: Come descriverebbe la sua esperienza come sottosegretario alle Finanze e viceministro dell’Economia e delle Finanze nei governi della Casa delle Libertà? In che modo la sua esperienza parlamentare, prima come consigliere e poi come senatore, ha influenzato la sua percezione del sistema politico italiano?
Giuseppe Vegas: Prima di entrare in politica, ero già funzionario del Senato, anche se molti non lo sanno. Non ci sono solo i commessi che aiutano i parlamentari ma anche i funzionari che si occupano di redigere gli atti, fare ricerche, scrivere i testi e seguire le riunioni. Grazie a questa esperienza, ho avuto modo di approfondire le politiche del Paese, poiché ho lavorato in diversi servizi parlamentari. Questo mi ha sicuramente aiutato, tanto che la mia carriera politica ha avuto un inizio piuttosto anomalo: sono entrato nel governo Dini come sottosegretario non politico e solo successivamente mi sono candidato in Parlamento. In sostanza, non ho seguito il percorso tradizionale, che solitamente inizia con l’esperienza di consigliere comunale. Tuttavia, la mia conoscenza della macchina parlamentare mi ha facilitato l’ingresso in politica.
Una delle cose che ho notato nel corso degli anni è che, quando si ricopre un ruolo politico o si fa parte del governo, spesso c’è poco tempo per approfondire le tematiche. Si finisce per prendere decisioni basate su suggerimenti esterni o con il buon senso. Ma, se si ha già un’esperienza pregressa, si ha modo di comprendere meglio i problemi concreti, di valutare con maggiore consapevolezza i suggerimenti utilissimi degli uffici. Io, ad esempio, avevo scritto libri sul bilancio dello Stato e quindi conoscevo a fondo le problematiche legate alle risorse pubbliche.
Alessandra D’Amato: Qual è stato il momento più significativo della sua carriera come Presidente della CONSOB e quale impatto ha avuto sulle regolazioni dei mercati italiani?
Giuseppe Vegas: dal primo all’ultimo giorno poiché sono capitato sfortunatamente, fotunatamente in un periodo alquanto turbolento perché ho iniziato a lavorare in Consob, nel 2011. In quel periodo, la crisi finanziaria globale stava passando dal sistema bancario e dalle istituzioni finanziarie agli Stati sovrani, con l’introduzione di misure come il famoso intervento di Mario Draghi. Quella crisi è stata profondissima e ha richiesto enormi sforzi per mantenere il sistema bancario italiano in piedi. Ci sono stati numerosi aumenti di capitale nelle banche e una necessità urgente di difendere i risparmiatori, che a volte sono stati “maltrattati” e messi in difficoltà. La sfida più grande è stata cercare di trovare un equilibrio tra lo sviluppo del mercato e la protezione dell’investitore, in modo razionale e sostenibile.
Inizialmente l’investitore era meno tutelato ma siamo arrivati a un punto in cui le tutele sono aumentate, cercando di mantenere allo stesso tempo la solidità del sistema bancario, un compito tutt’altro che semplice, dato che si trattava di due interessi contrapposti.
In quegli anni c’è stata una forte risposta regolamentare a livello europeo, che forse è stata eccessiva e i suoi effetti si fanno sentire ancora oggi, soprattutto sulla povertà del mercato interno. Ma era comunque essenziale per mantenere una certa coesione sociale in un periodo particolarmente difficile.
Alessandra D’Amato: Qual è, secondo lei, il maggiore problema economico che l’Italia deve affrontare oggi e come pensa si possano affrontare le sfide della crescita economica e della sostenibilità?
Giuseppe Vegas: A prescindere da ciò che sta accadendo nel mondo, con le politiche dei dazi e le dinamiche globali, il problema principale è che non c’è abbastanza libertà di mercato. Viviamo in un mercato troppo frammentato, con componenti e settori eccessivamente regolamentati. Questo impedisce di avere un sistema concorrenziale pieno, creando dei gruppi che sono più protetti rispetto ad altri.
Questo non va bene, perché limita la capacità di sviluppo di un Paese. Quanto alle politiche dei dazi, vedremo come evolveranno. Probabilmente, in gran parte, sono solo trattative per ottenere posizioni di vantaggio ma il rischio è che distruggano un mercato che è ancora in fase di crescita. E questo sarebbe assolutamente dannoso. Personalmente, spero che alla risposta dei dazi non si risponda con altri dazi ma con una vera liberalizzazione del mercato.
Alessandra D’Amato: La sua carriera accademica l’ha visto autore di numerosi libri e manuali sulla finanza pubblica. In che modo la ricerca accademica ha influenzato le sue decisioni politiche e professionali?
Giuseppe Vegas: In effetti, la mia carriera accademica, ha avuto un grande impatto sulle mie decisioni politiche. Per dirla con Einaudi, “uno dovrebbe conoscere prima di deliberare”. Questo concetto mi ha guidato fin dall’inizio. Studiare e scrivere libri o articoli su un determinato argomento è fondamentale per acquisire una conoscenza profonda, che diventa uno strumento essenziale per l’operatività. Se conosco bene il funzionamento della mia automobile, ad esempio, posso affrontare il viaggio verso la mia destinazione con maggiore tranquillità, perché so come risolvere eventuali imprevisti che potrebbero sorgere lungo il cammino.
Alessandra D’Amato: Attualmente presiede ReVersal SIM, una società che ha superato i 130 milioni di euro di asset in gestione. Quali sono le strategie che pensate possano determinare il successo della società in un contesto di mercato così competitivo?
Giuseppe Vegas: Indubbiamente il contesto in cui ci troviamo è quello di un mercato competitivo ma ovviamente stiamo attraversando una fase segnata da molte incertezze, che complicano ulteriormente le cose. Tuttavia, l’Italia dispone di un’importante quantità di risparmio, che in un periodo in cui è visibile un conflitto generazionale potrebbe garantire ai giovani un futuro migliore. Infatti, i risparmi accumulati dalle generazioni più anziane finiranno, nei prossimi anni, nelle mani dei giovani; quindi, è fondamentale che questi fondi siano ben gestiti, in modo da offrire un rendimento adeguato. Questo permetterà di integrare le pensioni degli attuali pensionati e di creare un “tesoretto” per le future generazioni, che potrebbero trovarsi in difficoltà economiche.
Dal punto di vista generale, il nostro obiettivo è cambiare l’approccio che esiste oggi in Italia. Quando una persona decide di investire il proprio denaro in un fondo, si rivolge solitamente a un promotore finanziario, a una banca o a un istituto finanziario. Tuttavia, questo sistema è caratterizzato da una sorta di cartello che impone costi molto elevati per l’intermediario. Il motivo? L’intermediario, ricevuto il mandato da una banca o da un fondo, deve restituire una parte del denaro guadagnato al cliente a chi gli ha permesso di effettuare l’affare. Questo tipo di passaggio, che non avviene nei Paesi anglosassoni, porta a un costo di gestione del capitale decisamente più elevato in Italia. Se il sistema fosse diverso, come, appunto, nei Paesi anglosassoni, il costo sarebbe almeno un terzo di quello che si paga oggi nel nostro Paese. Del resto, l’Italia è, dopo la Corea del Sud, il Paese che fa pagare di più per l’intermediazione di prodotti finanziari.
Questo sistema, pur soddisfacendo chi lavora nel settore, restringe il mercato, perché è evidente che, se devo pagare una commissione del 3% su ogni 100 euro che ho deciso di investire, il costo diventa notevole. Così, alla fine, molte persone preferiscono lasciare il loro denaro in un deposito bancario, che, sebbene meno sicuro, è comunque più conveniente in termini di costi, anche se il rendimento è più basso. Se invece applicassimo un meccanismo più trasparente, senza le cointeressenze tipiche di oggi, riusciremmo a ridurre molti dei costi. In questo modo, i risparmiatori e gli investitori sarebbero più attratti dai prodotti finanziari, investirebbero di più e, di conseguenza, otterrebbero ritorni migliori. Un prodotto finanziario, in teoria, rende sempre più di un deposito bancario, il che significa che gli investitori avrebbero a disposizione un reddito maggiore. Questo, a sua volta, li spingerebbe a spendere di più, a investire di più e a stimolare la crescita dell’economia.
Inoltre, se riuscissimo a creare un sistema in cui il risparmiatore non fosse legato a un singolo prodotto finanziario ma potesse scegliere liberamente quello migliore per lui, senza che noi come intermediari avessimo alcun interesse particolare, il cliente riceverebbe un consiglio completamente imparziale. Il nostro obiettivo sarebbe quello di mettere l’interesse del cliente al primo posto, senza alcuna retrocessione. Questo approccio non solo migliorerebbe il rendimento degli investimenti ma contribuirebbe anche a creare un sistema economico più etico rispetto a quello attuale.
Credo che questo approccio, che combina l’interesse del cliente con un mercato più espanso e una maggiore percezione del ritorno sugli investimenti, divenga essenziale sia per generare guadagni e sia per creare un modello più equo e sostenibile per il nostro Paese.
Alessandra D’Amato: ReVersal SIM ha scelto di portare in esclusiva in Italia le soluzioni di investimento di Northern Trust Asset Management. In parte questi che ci ha rappresentato sono alcuni dei vantaggi?
Giuseppe Vegas: Sì, perché è un fondo estremamente semplice. Norton Trust gestisce una serie di fondi per una clientela di alto livello e anche per istituzioni sin dal 1890, il che significa che ha superato anche la grande crisi di metà secolo. Questo ne fa un’azienda affidabile. Inoltre, il suo approccio è molto più semplice rispetto ad altri. Invece di fare investimenti e cambiamenti continui giorno per giorno, come avviene nei fondi attivi, gestisce un fondo passivo. In questo tipo di fondo, vengono scelti alcuni titoli che seguono, grosso modo, l’andamento del benchmark del mercato.
Studi scientifici hanno dimostrato che, alla fine dell’anno, i fondi attivi e quelli passivi ottengono risultati simili ma i fondi attivi hanno costi molto più elevati perché richiedono una gestione quotidiana. I fondi passivi, invece, selezionano gli investimenti ogni 3-4 mesi e li mantengono, con rendimenti sostanzialmente equivalenti. Questo è un altro motivo per cui questo tipo di fondo è più conveniente: riducendo i costi di gestione, si ottiene lo stesso risultato ma a vantaggio dell’investitore.
Alessandra D’Amato: Guardando al futuro, quale consiglio darebbe ai giovani che vogliono intraprendere una carriera nel settore economico-finanziario o nella pubblica amministrazione?
Giuseppe Vegas: Il consiglio, pur rischiando di sembrare banale, è sempre lo stesso! Fare tre cose: studiare, studiare, studiare. Purtroppo, bisogna sacrificare un po’ del proprio tempo, anche dei divertimenti e della vita sociale, per concentrarsi sull’apprendimento. In particolare, oggi è fondamentale affrontare la conoscenza in modo critico, perché non viene più dalla sperimentazione diretta, dai libri o dai rapporti umani ma spesso si riduce agli elettroni che arrivano sui nostri telefonini. È essenziale essere critici nei confronti di ciò che leggiamo, soprattutto perché anche i libri scolastici, oggi, sono scritti in modo da sollecitare solo la memoria, con parti in corsivo e in grassetto, senza stimolare un vero ragionamento. Ogni argomento dovrebbe essere affrontato da diverse prospettive. È importante che, come si diceva una volta, facciamo parte della società degli apprendisti, coloro che non si accontentano di ciò che è troppo facile. Lo vediamo anche oggi, durante periodi di conflitto: la veridicità delle notizie è spesso messa in discussione. È troppo facile lasciar andare la propria mente senza un’analisi critica. Questo sarebbe, in effetti, il più grande errore che potremmo commettere, non solo per le nuove generazioni, ma per tutti.
Viviamo in un’epoca in cui gli strumenti di comunicazione di massa tendono a manipolare le informazioni per interessi personali e dobbiamo stare molto attenti a non cedere a questa logica.
Alessandra D’Amato: desidero esprimerle i miei più sinceri ringraziamenti per averci concesso questa interessante e approfondita intervista. Le sue riflessioni e la sua esperienza sono state per noi un’importante fonte di conoscenza e il suo contributo ha arricchito notevolmente il nostro lavoro.
Le sono grata per la disponibilità e la generosità con cui ha condiviso il suo tempo e le sue intuizioni e sono certa che le sue parole offriranno spunti preziosi a chi avrà occasione di leggerle. Grazie!
