Di Luca Scattarella

Quando dall’urna di Nyon, poco più di un mese fa, il Napoli venne sorteggiato con il Milan per giocarsi i quarti di finale di Champions League, sui social tanti tifosi partenopei esultarono. “Abbiamo pescato la squadra meno pericolosa”, dicevano. Entusiasmo giustificato anche dai risultati deprimenti arrivati dall’inizio del 2023 in un gennaio da incubo con 10 gol subiti in tre sconfitte consecutive contro Lazio, Sassuolo e Inter. Nel momento più difficile della sua gestione, considerando l’involuzione del gioco del Diavolo, Pioli era stato quasi obbligato a rinnegare il 4-2-3-1 ripiegando su una difesa a tre per arginare l’emorragia di gol subiti che stava affliggendo la sua squadra. Insomma il vento sembrava soffiare forte dietro la vela azzurra del Napoli, che forse già sognava di prendere il largo nelle acque del Mediterraneo, puntando verso est, in direzione Istambul.

Il calcio però, si sa, è materia complessa. Certamente liquida, considerando quanto pronostici e situazioni possano mutare e cambiare forma nel giro di poche partite. La prima spallata alle certezze partenopee arriva nella notte del ‘Maradona’ del 2 aprile. Primo round, in campionato, in attesa della doppia sfida europea. Pioli, reduce dalla disfatta per 3-1 contro l’Udinese, decide che è i tempi sono maturi per un ritorno alle origini. Basta difesa a tre. Basta far smarrire Leao dietro Giroud nel ruolo (che non gli compete) di seconda punta. E pazienza se il mercato non gli ha regalato un trequartista in grado di elevare il livello tecnico della squadra (non ce ne voglia De Ketelaere). Si torna al 4-2-3-1 con Bennacer che si rinventa trequartista, Diaz che si adatta come esterno a destra e Krunic perno del centrocampo. 0-4. Con doppietta di un ritrovato Leao e con Diaz subito decisivo. Pioli ha già capito di aver trovato la svolta per imbrigliare la macchina perfetta partenopea. Nelle 3 partite contro il Napoli, infatti, schiererà sempre la stessa formazione.

Il calcio, lo ribadisco, è liquido. Cambia e muta forma continuamente. Come i ruoli dei giocatori di Pioli. Bennacer, Diaz e Krunic. Tre giocatori adattati in ruoli per loro insoliti. Tre giocatori chiave per annientare il Napoli. All’andata dei quarti di finale infatti, il gol vittoria lo fa Bennacer, ma a far saltare il banco ci pensa Diaz, spezzando raddoppi e con un assist decisivo.

Eppure, nonostante le due spallate rossonere, il Napoli era più che mai vivo. Nella notte del Maradona, tutto sembrava pronto per la grande rimonta azzurra. Stadio tutto esaurito, record di incasso, tifoseria che fa finalmente pace con il presidente De Laurentiis e il ritorno dell’attaccante mascherato. Quel Victor Osimhen che era mancato nelle prime due sfide e che sembrava pronto a riprendersi tutto.  Il Milan soffre nei primi minuti, ma poi arrivano le palle gol, quelle pesanti. Leao viene steso da un irruento Mario Rui in area. Rigore per il Milan. Sul dischetto ci va l’uomo più esperto: Giroud, che però si fa ipnotizzare da Meret. Passano pochi minuti, il francese si gira ancora nell’area del Napoli. Sembra fatta, ma il piede di Meret salva ancora il Napoli. Nel calcio la regola del “gol sbagliato, gol subito” di solito non perdona. E tutto sembra materializzarsi quando la scivolata di Leao in area di rigore, impatta sul piede di Lozano. Avrebbe dovuto essere calcio di rigore e forse, l’inizio di una serata completamente diversa. L’arbitro polacco Marciniak però, non fischia, anzi, mima la forma del pallone. Il VAR non interviene (errore grave). Da qui in avanti salgono in cattedra gli eroi rossoneri. Il primo ad esaltarsi è Leao con una cavalcata di 74 metri. Cost to cost da un lato all’altro del campo. Sembra quasi levitare piuttosto che correre. Non ha bisogno di sterzare. Gli basta accelerare. Salta in ordine Ndombele (che non spende, sbagliando, il fallo), Di Lorenzo (che ci prova, ma non ci riesce) e infine Rrahmani (buttato all’aria come fosse un peso piuma). Le treccioline di Leao sembrano allungarsi mentre offre l’assist perfetto per la redenzione di Giroud, ricordando la chioma di Gullit che con un’azione analoga, nello stesso stadio, regalava al Van Basten l’assist che consegnava al Milan il primo scudetto dell’era Berlusconi. Dopo il vantaggio è il momento di difendere. Ed il Milan è guidato da un capitano impavido. Davide Calabria. Un tempo fischiato a San Siro, adesso simbolo della resistenza. 90 minuti uno contro uno contro uno con Kvaratskhelia. Senza paura, senza un raddoppio. Lo detronizza. E forse lo condiziona anche quando, all’ 82esimo, Khvicha ha dagli undici metri l’ultimo pallone per cambiare la notte del Napoli. L’ultimo eroe rossonero però gioca in porta. Si chiama Mike Maignan, che indovina l’angolo dove lanciarsi e spegne l’ultima fiamma di speranza azzurra (prima del pareggio a tempo ormai scaduto di Osimhen), consacrandosi tra i migliori portieri al mondo, con tanti saluti a Gigio Donnarumma.

Chi lo avrebbe detto che sarebbe potuta finire così un mese fa, quando a Nyon si decideva il destino delle tre italiane in Champions? In pochi. Di sicuro Pioli. L’allenatore che dopo aver riportato lo scudetto al Milan a distanza di 11 anni dall’ultima volta, ha riportato i rossoneri in semifinale di Champions dopo 16. Era la stagione 2006-2007 e il Milan di Ancelotti vinceva la finale di Atene contro il Liverpool. Coincidenze? Chi vivrà, vedrà.  

FONTE IMG: https://www.eurosport.it/calcio/champions-league/2022-2023/le-pagelle-di-napoli-milan-1-1-leao-salva-giroud-maignan-spegne-napoli_sto9567201/story.shtml

Lascia un commento