Negli ultimi anni la crioterapia è andata sempre più ampliando il suo raggio di azione, con studi che hanno scoperto nuovi orizzonti clinici

Il freddo usato come terapia. Del resto chi non è mai ricorso alla famosa borsa di ghiaccio per alleviare il dolore dovuto a una distorsione o ad una botta presa in testa?
In questo consiste la crioterapia, capace di sfruttare le basse temperature per attenuare il dolore, ridurre l’infiammazione e per migliorare lo stato di salute in generale.
D’altra parte già Ippocrate l’aveva scritto e nelle terme romane il frigidarium non mancava mai.
Dunque tutto prende spunto dall’antichità, quando il freddo veniva impiegato come mezzo per anestetizzare una parte del corpo, (si utilizzava già tra gli egizi per lenire i dolori, in Grecia per trattare i gonfiori, i dolori e i sanguinamenti, mentre i romani lo impiegavano anche per ritemprarsi dopo le battaglie).
E dunque, proprio partendo da questo, si è poi scoperto che il freddo può aiutare a risolvere i problemi di tanti pazienti, fino a diventare una pratica scientifica, sempre più diffusa ed efficace.

La letteratura medica ne ha stigmatizzato col tempo gli effetti, da quello antalgico, all’antinfiammatorio e all’antiedemigeno della crioterapia, che vengono sempre più sfruttati per curare la sintomatologia reumatologica o traumatologica, in particolare sportiva, e anche per consentire il recupero di tante prestazioni in tempi più rapidi, ad esempio a seguito di un infortunio o di affaticamento post-esercizio.

Il primo apparecchio di crioterapia total body, in grado di erogare “dosi” omogenee di freddo criogenico su tutto il corpo, è stato costruito nel 1979, messo a punto in Giappone dal Professor Yamauchi, che lo applicò soprattutto per la cura dell’artrite reumatoide, dopo essersi accorto che i suoi pazienti al rientro dai loro villaggi di montagna dopo Capodanno mostravano un netto miglioramento delle condizioni.

E così, via via, negli ultimi anni la crioterapia è andata sempre più ampliando il suo raggio di azione, con studi che hanno scoperto nuovi orizzonti clinici.

In Italia su questo fronte è all’avanguardia l’Istituto Auxologico di Milano, che ha messo a punto uno studio europeo che mira ad evidenziare i benefici effetti della crioterapia total body su patologie invalidanti come artrosi, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, artrite reumatoide, obesità e fibromialgia.
Dimostrando concretamente che arrivano dal freddo quelle ultime novità in campo medico che potrebbero migliorare il trattamento di sintomi di diverse patologie.

Piancavallo, Ospedale San Giuseppe. Istituto Auxologico Italiano. Foto di Ugo De Berti, UDB Studio, https://www.udb.it

Negli ultimi anni l’utilizzo della crioterapia total body sta crescendo in ambito medico scientifico.

In Italia su questi temi lo studio diretto dal professor Paolo Capodaglio, dell’Università di Torino e direttore dell’U.O. di Riabilitazione, del Servizio di Fisioterapia e del Laboratorio di Ricerca in Biomeccanica, Riabilitazione ed Ergonomia presso l’Istituto Auxologico Italiano IRCCS di Piancavallo, si prefigge di studiare gli effetti sul corpo umano della crioterapia total body, anche quelli meno noti riguardo al metabolismo, all’asse ormonale, al dolore, al sonno e ai sintomi depressivi.
Insomma neurologiche e metaboliche, a complemento delle terapie tradizionali si cerca di comprendere come la crioterapia total body ripetuta possa essere utilizzata in relazione ad altre patologie, in particolare neurologiche degenerative (Parkinson, Sclerosi Multipla).
Ma questi trattamenti sembrano ottenere effetti positivi anche nelle patologie metaboliche come obesità e diabete dove l’esposizione ripetuta al freddo criogenico sembra favorire il calo ponderale e il controllo glicemico.
Inoltre, è dimostrato, che il rilascio di endorfine a seguito dell’esposizione al freddo criogenico, sembra migliorare la qualità del sonno ed il tono dell’umore e, per il rallentamento della velocità di conduzione dello stimolo nervoso, dopo la crioterapia sembra ridursi il dolore percepito dal paziente.
Quindi la crioterapia non rappresenta solo una terapia fisica sintomatica convenzionalmente intensa, ma un trattamento stimolante “di base” capace di migliorare nel breve-medio termine le risposte antinfiammatorie e antiossidanti, di ridurre la percezione del dolore, di aumentare il dispendio energetico, ma perfino capace di migliorare il tono dell’umore e il sonno.

Le sedute durano circa 2-3 minuti a temperature comprese tra i -110° e i -140°, a seguito delle quali la temperatura corporea superficiale si riduce anche di 15° gradi, a seconda delle zone del corpo, mentre la temperatura interna sostanzialmente non cambia.

Il trattamento di crioterapia viene applicato in una criocamera, ma esistono anche le criosaune in cui la testa rimane fuori ed il corpo è immerso in fumi di nitrogeno.
È dunque dimostrato che la crioterapia total body è una metodica ben tollerata che rappresenta una potenziale alternativa all’esercizio fisico spesso scarsamente tollerato in pazienti con patologie metaboliche, ortopediche, neurologiche invalidanti.

Infatti, i cambiamenti che abbiamo dimostrato verificarsi a livello molecolare dopo la crioterapia sono simili a quelli indotti dall’esercizio fisico.
Ciò si riflette in una aumentata tolleranza al trattamento riabilitativo e in un miglioramento delle performance non solo motorie, ma anche neuro-cognitive e dello stato psicologico.

Quindi, la crioterapia sistemica si propone come una strategia riabilitativa non-farmacologica innovativa per la riduzione del dolore infiammatorio ed il controllo del peso e della glicemia, complementare ad interventi motori, nutrizionali, farmacologici all’interno di un percorso riabilitativo multidisciplinare. Ed è appunto in questo ambito che ci sta muovendo la ricerca applicata alla clinica.

Purtroppo la crioterapia oggi non è contemplata dal Sistema Sanitario Nazionale, l’unico paese europeo in cui ciò avviene è la Polonia.
I costi sono pertanto a carico dell’utente e si aggirano sui 60-80 euro a seduta.

Francesco Castellini

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