Da Israele arriva un esempio di tecnologia avanzata destinata a fare del bene agli animali e al pianeta Terra
di Francesco Castellini – Si può mangiare e vivere meglio senza fare del male a nessuno.
Del resto già nel 1850 Ludwig Feuerbach affermava convinto che “L’uomo è ciò che mangia”.
E allora basti ricordare che secondo un dato riportato da Ciwf ogni anno nel mondo vengono uccisi più di 50 miliardi di polli per scopi alimentari. In media circa 137 milioni al giorno.
A questo va aggiunto che in soli sessanta secondi, negli allevamenti italiani vengono macellati 958 animali, ovvero 57.400 ogni 24 ore. Un numero impressionante che invita a riflettere sul peso che gli allevamenti intensivi hanno non solo sul benessere animale ma anche sull’intero pianeta Terra.
Ma contro questa carneficina quotidiana si contrappone il nuovo che avanza che parte da Rehovot, sede del Weizmann Institute of Science e della facoltà di Agraria all’Università Ebraica di Gerusalemme, oltreché di Future Meat Technologies (Fmt).
L’impianto è infatti in grado di produrre carni artificiali di pollo, maiale e agnello, a breve anche di manzo. Con cicli di produzione che la startup indica essere circa 20 volte più veloci rispetto a quelli naturali.
Le linee di cellule animali crescono per sempre senza alcuna modifica genetica.
La tecnologia proprietaria di Fmt vanta rendimenti 10 volte superiori allo standard industriale, grazie a un processo esclusivo di ‘ringiovanimento’ dei mezzi di coltura che consente di dimezzarne i consumi rimuovendo i prodotti di scarto. I costi di produzione, di conseguenza, sono parecchio inferiori alla media.
Se sarà questa la nuova frontiera dell’alimentazione non si sa, di certo c’è che il ristorante “The Chicken” operativo da più di due anni a Ness Ziona, un sobborgo vicino a Tel Aviv, è stato il primo ristorante cell-based al mondo ad applicare la nuova tecnologia concretamente e con profitto.
A provare a raccontarla con le parole sono i titolari sul sito internet del ristorante. “È la prima cucina al mondo che serve un menu di piatti partendo da pollo coltivato direttamente da cellule del pollo. Un approccio innovativo, ma sostenibile, al cibo. I posti a sedere al bar consentono ai commensali di guardare i nostri chef in azione, mentre i tavoli nella nostra sala da pranzo si affacciano sul moderno impianto pilota dove gli ospiti possono osservare il processo di produzione”, si legge nella descrizione. Nel menù insalate, tortellini, dolci ma anche pollo coltivato in vetrini, hamburger stampati in 3D e fettine di carne sintetica”.
In sostanza il tutto viene realizzato a partire da cellule staminali animali, senza per questo causare la morte dell’animale stesso.
Il ristorante è aperto dal novembre 2020 e da allora è sempre tutto esaurito. Non a caso sorge vicino allo stabilimento della società madre SuperMeat, fondata nel 2015. Fondato con lo scopo di fornire una valida alternativa alla carne e agli allevamenti intensivi.
Sinora la società ha ricevuto circa 4,2 milioni di dollari di finanziamenti.
Il progetto stesso è una sorta di start up, dal momento che i prodotti ottenuti con questo tipo di tecnologie sono soggetti in Europa alla normativa sul novel food e in America al via libera dell’Fda. Per questo motivo il ristorante “The Chicke” ogni giorno viene aperto ad un ristretto gruppo di persone ed esperti che devono registrarsi sul sito.
Pur essendo sperimentale trovare posto tuttavia risulta un’impresa ogni giorno. Una circostanza che fa sperare nel futuro e che consente alla start up di volare alto: i titolari sperano di espandersi in tutto il mondo con collaborazioni con le industrie di approvvigionamento di alimenti per portare le carni coltivate sul mercato. Nel frattempo i responsabili del ristorante assicurano che l’hamburger di “pollo” senza pollo ha lo stesso gusto di quello degli animali. Provare per credere.
Un esempio da seguire, contando sul fatto che nell’alimentazione del futuro ci sia davvero la carne coltivata in laboratorio dalle staminali animali o prodotta con le stampanti 3D, come si sta sperimentando in Israele, con una produzione quotidiana di 500kg di pura lab meat, pari a 5mila hamburger, senza alcuno scarto e senza nessun spargimento di sangue.