L’ultimo rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), pubblicato di recente, getta una nuova luce sul panorama economico mondiale, delineando scenari che oscillano tra moderato ottimismo e prudente cautela. L’ente parigino prevede che l’inflazione nei Paesi del G20 si attesti attorno a una media del 6,6 per cento nel 2024, per scendere al 3,8 per cento l’anno successivo. L’inflazione core, che esclude i prezzi volatili di alimenti ed energia per fornire una misura più stabile delle tendenze inflazionistiche, dovrebbe rientrare nel target del 2 per cento nella maggior parte delle economie del G20 entro il 2025. Nella zona euro si rilevano segni di crescita moderata, con una previsione dello 0,6 per cento di aumento del Pil per il 2024, 0,3 punti percentuali sotto le stime comunicate a novembre 2023 e 1,5 in meno di quanto atteso dall’economia degli Stati Uniti. Per l’Italia, la proiezione dell’Ocse indica una crescita del Pil dello 0,7 per cento nel 2024 e dell’1,2 per cento nel 2025, in linea con la tendenza europea, e un contenimento della crescita dei prezzi intorno al target del 2 per cento. Riguardo ai tassi di interesse, si ipotizza che la Federal Reserve statunitense possa attuare il primo taglio già nel secondo trimestre del 2024, seguita dalla Banca centrale europea nel trimestre successivo. Tuttavia, l’Ocse sottolinea la necessità di mantenere una politica monetaria prudente per contenere con efficacia le pressioni inflazionistiche tutt’ora presenti.
Un elemento di novità proviene dalle stime relative alla Russia, che l’Ocse ha riformulato al rialzo prevedendo un incremento dall’1,1 all’1,8 per cento del Pil nel 2024. Tale revisione ricalca l’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale che stima una crescita della produzione russa molto più rapida di quanto precedentemente atteso. L’Ocse avverte anche che le tensioni geopolitiche rappresentano un rischio significativo per l’economia mondiale, in particolare nel caso di ulteriori sconvolgimenti nei mercati energetici dovuti al conflitto in Medio Oriente. Gli attacchi alle navi nel Mar Rosso da parte dei ribelli yemeniti Houthi hanno già causato interruzioni del commercio internazionale con ripercussioni negative sulla produzione e sui prezzi. Sebbene l’Ocse preveda un graduale miglioramento delle prospettive inflazionistiche, il contesto economico rimane, nel suo insieme, complesso e incerto, influenzato da fattori quali tensioni geopolitiche, dinamiche commerciali e politiche monetarie. Il quadro economico globale delineato dall’Ocse suggerisce che le economie di tutto il mondo sono prossime ad affrontare sfide su più fronti per garantire una crescita sostenibile, stabile e duratura.
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