Le false recensioni online sull’acquisto di beni e servizi rappresentano illeciti di «concorrenza sleale» da parte del sito che le organizza.
In attesa di conoscere l’esito della denuncia penale per truffa – che potrebbe coinvolgere anche i recensori prezzolati – il Tribunale civile di Milano ha ordinato ieri in via d’urgenza la chiusura del sito RealReviews.it, una vera e propria fabbrica organizzata di recensioni addomesticate. A innescare i due procedimenti è stata Amazon, vittima collaterale delle reviews, considerato che il sito incriminato è del tutto estraneo alla multinazionale della logistica, agisce consapevolmente in violazione delle sue policy e ne compromette la reputazione commerciale, oltre ad alterare la libera concorrenza di mercato di chi i beni e i servizi li produce.
Davanti al giudice cautelare
Davanti al giudice cautelare Alessandra Dal Moro (Sezione specializzata di impresa – A) Amazon ha portato le prove raccolte da una società di investigazione, incaricata di dimostrare che chiunque può candidarsi a recensore falso e ricompensato: basta mettersi a disposizione, comprare quello che è “sponsorizzato”, poi scrivere sul sito dell’inconsapevole Amazon che il prodotto è a 5 stelle (ma esistono anche i pacchetti più economici da 4 o da 3 stelle) e grazie a questo ottenere la restituzione del prezzo sostenuto – lo schema vale anche per la prenotazione di vacanze, tra l’altro. Cui prodest? In primo luogo al proprietario di RealReviews, persona fisica italiana, che incassa laute provvigioni, a seguire agli utenti prezzolati (che comprano di fatto gratis), ma il danno diretto – scrive il giudice – colpisce il libero mercato e in via assorbita (almeno in sede cautelare) la stessa Amazon che tra l’altro riceve centinaia di segnalazioni indignate di utenti che lamentano difetti e disguidi dei prodotti “dopati” dal rating tossico. Nell’ordinanza il giudice ha accolto tutte le richieste di Amazon (assistita da Marco Berliri), mitigando solo le penali (500 euro per ogni ulteriore violazione, 1.000 per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione dell’ordine) rigettando solo la pubblicazione degli elenchi dei clienti prezzolati e delle loro recensioni, richieste che potranno essere comunque fatte valere nel successivo passaggio di merito.
L’indagine della Procura della Repubblica di Milano
Sugli stessi fatti per i quali è arrivata l’ordinanza del Tribunale civile di Milano sta indagando dall’ottobre del 2022 anche la Procura della Repubblica di Milano a cui Amazon si era rivolta per denunciare il broker considerato responsabile della creazione della rete di falsi recensori. Indagine, questa, che ha un versante anche in Spagna: l’anello di collegamento sarebbero gli oltre 11mila tra siti web e gruppi sui canali social dove opererebbero gli specialisti del falso in cambio merce (o sconti speciali).
Iniziativa a tutto campo
L’iniziativa a tutto campo della multinazionale di Seattle trova in realtà una ragione nelle nuove regole europee – direttiva (Ue) 2019/2161 – che l’Italia ha recepito esattamente un anno fa con il decreto legislativo 26/2023. Il gestore del servizio logistico è infatti responsabile anche delle «omissioni ingannevoli» cioè se «omette informazioni rilevanti di cui il consumatore medio ha bisogno per prendere una decisione consapevole di natura commerciale e induce o è idonea ad indurre in tal modo il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso». Anche perché se un professionista fornisce l’accesso alle recensioni dei consumatori sui prodotti, deve garantire che provengano da consumatori che hanno effettivamente acquistato o utilizzato il prodotto. Il gestore è tenuto ad adottare misure per verificare che le recensioni siano scritte e pubblicate da consumatori reali, sinceri e non prezzolati.
Fonte: Il Sole 24 Ore, di Alessandro Galimberti,19 marzo 2024, https://www.ilsole24ore.com/art/il-tribunale-milano-chiude-sito-recensioni-pagate-amazon-AFCQFx6C