Il 64% delle realtà mappate è in fase di pre-seed (8 società) e seed (14 società) e solo il 3% non ha ancora effettuato alcun round

L’ecosistema italiano dell’AI presenta numerose realtà, perlopiù early stage, con un buon potenziale, che però va ancora molto supportato. “Il 70% delle 34 società che abbiamo analizzato necessitano ancora di moltissimo aiuto finanziario e di advisory e le aziende sono quasi tutte nel Nord Italia. Aspetti, questi, che fanno pensare”. Parola di Maria Ameli, Head of wealth advisory di Banca Generali, incontrata in occasione della presentazione della I edizione dell’Osservatorio ECM AI, lo studio nato per indagare il contesto attuale dell’intelligenza artificiale e le peculiarità delle società quotate su Euronext Growth Milan e delle startup private voluto da IRTOP Consulting, boutique finanziaria specializzata sui Capital Markets e nell’advisory per la quotazione, IPO Partner di Borsa Italiana, e Banca Generali, molto attiva in nella pianificazione finanziaria e nella tutela patrimoniale dei clienti.

Tiene a precisare la manager: “Siamo partiti dall’analisi di 74 aziende tra quelle che hanno ancora bisogno di sostegno finanziario, ovvero società con un giro d’affari inferiore ai 250 milioni di euro, siamo passati ad analizzarne 44 tra quelle che hanno l’AI nella value proposition o come core business e abbiamo analizzato le loro prospettive di crescita e le difficoltà che incontrano. Alla fine, quindi, da uno screening più ampio nel mercato privato tra le pmi abbiamo selezionato le 34 a nostro giudizio più interessanti, da cui speriamo possa arrivare il primo campione nazionale. In questa prospettiva, diventa cruciale che tutte le parti dell’ecosistema, investitori, startup e mondo accademico, dialoghino fattivamente”. Si tratta di 34 aziende che offrono prospettive in base a criteri di scalabilità, struttura proprietaria, business model e fatturato (< 200 mln euro). In termini di composizione territoriale, il nord Italia è l’area con più rappresentanti (71% del totale).

In particolare:  per 23 società l’Intelligenza Artificiale rappresenta il Core Business, ovvero in cui i prodotti/servizi offerti sono basati su soluzioni o strumenti di AI (AidaMask, Aiko, Aindo, AISent, Altilia, Aptus.AI, As.Car.I, Asc27, Contents.com, Displaid, Equixly, Hodlie, iGenius, IIO, Intellico.ai, Lexroom, MrCall, myBiros, RENrisk, Snaproof, Vedrai, Voiseed, Wordlift);  per 11 società l’Intelligenza Artificiale rappresenta la Value Proposition, ovvero società in cui le soluzioni di AI hanno un impatto rilevante sulla proposta di valore e di conseguenza hanno integrato le tecnologie di AI nei prodotti/servizi modificandoli/aggiornandoli di conseguenza (Alba Robot, Algor Lab, Allelica, Eoliann, Mopso, Soccerment, Stip, Tuidi, Voiceme, Webidoo, YK-Robotics).

Analizzando poi la distribuzione delle società per round di finanziamento, emerge che il 64% delle realtà mappate è in fase di pre-seed (8 società) e seed (14 società) e solo il 3% non ha ancora effettuato alcun round.

Guardando, invece, al campo di applicazione delle 34 società mappate e prendendo come riferimento il Rapporto “AI Index” della Stanford University, è emerso che il segmento del Data management, processing & cloud è quello che caratterizza più startup, con il 24% del totale. Seguito, poi, da Cybersecurity & Data Protectione Industrial Automation a pari merito (15%).

Tiene a ribadire la manager di Banca Generali che valutare una azienda del mondo AI “presenta complessità che non possono essere superate applicando le logiche di investimento tradizionali, ma occorre integrarle con valutazioni tecniche e del potenziale di mercato delle soluzioni proposte, innescando un dialogo costruttivo che permetta alle società di crescere e strutturarsi”.

Sta di fatto che negli ultimi due anni l’Intelligenza Artificiale è entrata con forza nel dibattito pubblico e anche sui mercati privati le società di questo settore hanno ottenuto performance eccezionali in termini di raccolta di capitali. Ma l’Italia è ancora molto indietro, se si pensa che il Paese intende destinare un miliardo di euro all’AI mentre l’Araba Saudita ha pianificato di destinare al settore 40 miliardi.

Ricordiamo che nella partita italiana CDP Venture Capital sgr ha un ruolo essenziale. Nel dettaglio, il miliardo di euro che CDP Venture Capital sgr destinerà allintelligenza artificiale, così come annunciato lo scorso marzo dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni , sarà diviso in due. Da una parte, 500 milioni andranno destinati in modo verticale su AI e cybersecurity da investire attraverso il nuovo fondo CDP VC Deep Tech AI/Cyber. Gli altri 500 milioni andranno ad alimentare gli investimenti in intelligenza artificiale in sei nuovi fondi dedicati ad altrettanti settori che sono stati individuati come strategici: spazio, infrastrutture e i trasporti; tecnologie ambientali ed energia pulita; industria; salute e scienze della vita; agroalimentare.

Continua Maria Ameli: “gli Stati Uniti hanno fatto da apripista in tal senso, ma nel 2023 anche nei paesi europei si è potuta osservare una crescente attenzione degli investitori verso le società operanti in ambito AI. Su tutte spiccano la francese Mistral, che a fine 2023 ha raccolto 385 mln di euro una valutazione stimata nell’intorno 2 mld, e la tedesca Aleph Alpha, anch’essa capace di chiudere un round Serie B da 500 mln di dollari lo scorso anno. Guardando all’Italia, invece, a oggi non abbiamo ancora un campione in ambito AI; tuttavia abbiamo osservato una importante fioritura di realtà con interessanti prospettive. In questa ottica va sicuramente citata iGenius, che in collaborazione con Cineca, ha sviluppato “Modello Italia”, un LLM che ha l’obiettivo di aiutare aziende e PA a sfruttare pienamente i vantaggi derivanti dall’AI generativa, anche in settori sensibili come sanità, finanza, sicurezza nazionale”.

Lo sviluppo effettuato su dati delle PA è altresì garanzia della piena conformità alle normative sulla privacy, il che assume particolare rilevanza alla luce del recente AI Act. A questo proposito, ricordiamo che e istituzioni europee sono state le prime al mondo a disciplinare l’intelligenza artificiale con un percorso legislativo ha portato appunto all’approvazione da parte del Consiglio dell’Unione Europea, il 21 maggio 2024, dell’AI Act. Lo scopo è istituire un quadro giuridico uniforme per lo sviluppo, l’immissione sul mercato, la messa in servizio e l’uso dei sistemi di IA, garantendo la tutela della salute, della sicurezza e dei diritti fondamentali dei cittadini.

Prosegue la manager di Banca Generali: “Nel panorama italiano mi fa piacere citare Asc27, realtà che sviluppa soluzioni di AI tailor made spaziando dalla logistica, al visioning fino alla comunicazione. Il verticale della cybersecurity, invece, ha permesso ad Asc27 di entrare nell’albo fornitori delle Nazioni Unite. E anche Webidoo, società in grado di giocare un ruolo fondamentale nella digitalizzazione delle pmi, che costituiscono l’ossatura del tessuto economico italiano. La loro soluzione AI based permette alle aziende di avere un assistente per il marketing digitale disponibile sempre, ottimizzando i costi e con una maggiore efficacia nel raggiungere la clientela target”. Ribadisce: “Il potenziale c’è ma va supportato. In tale ottica, va sicuramente accolta con favore la destinazione di 1 mld di euro da investire in AI tramite CDP Venture Capital. Alla mano pubblica occorre altresì a  ancare anche capitali privati a supporto”.

In tale prospettiva, presente al panel c’era anche Atlas sgr, società guidata da Leonardo Rubattu, figura di spicco del mondo finanziario nonché membro del comitato scientifico, che ha lanciato Atlas AI VB Fund I, con un target di raccolta di 50 milioni di euro e una durata di 8 anni . Il primo fondo VC della sgr su questo settore è focalizzato su startup in fase pre-seed e seed in ambito IA e Cybersecurity, e consente agli investitori di beneficiare del modello dei Venture Builder, ovvero fabbriche di startup, caratterizzate da un approccio industriale basato su gate di validazione a intervalli molto serrati.

A completamento della ricerca è stato distribuito un questionario alle startup AI rientranti nello studio dal quale sono emerse una serie di evidenze, tra cui: l’Importanza del capitale umano. Il 52% dei rispondendi ha dichiarato di avere un massimo di 3 PhD in materie STEM all’interno del team; il posizionamento di Istituzionali e Corporate come principali investitori; lelevata domanda di capitali. Il 90% delle startup incluse nello studio dichiara di voler aprire un nuovo round di finanziamento entro i prossimi 12 mesi. La principale sfida da affrontare è rappresentata dalla difficoltà di compresione, da parte degli investitori, della soluzione da un punto di vista tecnico (più del 30% del totale). Più della metà delle startup considerate evidenzia la mancanza di chiarezza nei feedback ricevuti dagli investitori.

Concetti ben analizzati da Maria Ameli quando dice: “La survey che abbiamo condotto sulle realtà inserite nell’Osservatorio ha offerto spunti interessanti nell’evidenziare l’importanza degli investitori per la crescita del sistema non solo tramite l’apporto di capitali. Va infatti sottolineato come il confronto con i soggetti che apportano capitale permetta alle società di crescere e strutturarsi, ma, per farlo, occorre fornire loro feedback anche in caso di diniego. La survey ha mostrato in tal senso la frequente assenza di riscontri, con il 55% delle società intervistate che lamenta di aver ricevuto feedback dagli investitori in meno della metà degli incontri effettuati. Tale elemento diventa cruciale, specie se si considera che, come evidenzia la survey, il 90% delle realtà intervistate prevede di aprire un round di finanziamento nei prossimi 12 mesi”.

Sta di fatto che l’AI è e sarà sempre più presente nelle strategie di asset allocation degli investitori con l’AUM globale sull’AI che è previsto passare dai 2,8 miliardi di dollari del 2023 agli 11,9 miliardi di dollari nel 2030 (CAGR del 24,4%), secondo la fonte Market Digits, “AI in Asset Management Market 2030”, 2023.

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