Sembra il sogno di tanti. Andare al bancomat, digitare un qualsiasi importo (possibilmente molto alto) anche ben sopra la capienza del proprio conto corrente. E scoprire che la macchinetta, senza batter ciglio, eroga le banconote richieste. In questa situazione si sono ritrovati, sabato, i clienti della maggiore banca etiope, la Commercial Bank of Ethiopia (CBE). Che ne hanno approfittato a piene mani, ritirando o spostando su altri conti di altri istituti la bellezza di 40 milioni di dollari.

La storia è troppo ghiotta perché non faccia il giro della stampa locale e da lì interessi le testate internazionali, dalla Bbc alla Cnbc. Anche perché ci sono volute diverse ore perché la CBE riuscisse a tamponare l’emorragia. Che nel frattempo è corsa da smartphone a smartphone, sulle chat in particolare degli studenti universitari che si sono messi prontamente in coda per prelevare la loro parte di “bottino”.

Il presidente della banca, Abe Sano, ha spiegato ai giornalisti che proprio tra ragazze e ragazzi iscritti all’università si sarebbero registrati i deflussi maggiori. C’è voluto l’intervento della polizia nei campus per disperdere le folle in attesa di prelevare oltre i limiti dei loro conti.

La Bbc ha raccolto alcune testimonianze sul posto di studenti che sono stati avvisati dai loro amici e si sono fiondati a operare, o direttamente allo sportello oppure attraverso l’App dell’home banking, riuscendo così a trasferire il denaro altrove. C’è chi ha trascorso così una parte della notte.

Domenica è intervenuta la Banca centrale etiope, spiegando che si è trattato di un baco nei sistemi avvenuto durante le “attività di manutenzione e ispezione”. Si riferiva, però, al fatto che la CBE ha congelato tutte le operazioni una volta che si è accorta del problema, senza menzionare i prelievi in libertà che ne erano all’origine. Poi è tornata alla normale operatività.

E’ stato il presidente Sano a escludere attacchi hacker alle infrastrutture Tlc e a rassicurare i correntisti (la banca ne ha ben 38 milioni) del fatto che i fondi personali non erano intaccati. Alcune Università hanno invece invitato gli studenti a restituire il denaro in eccesso eventualmente prelevato, mentre la banca assicurava che in caso di restituzione non ci saranno addebiti o incriminazioni.

Non è chiaro quanto sia effettivamente rientrato.

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