moda italiana, made in italy

L’impegno Green della moda italiana sta diventando sempre più concreto. Secondo l’analisi dei bilanci di sostenibilità del 2021, le aziende italiane della moda stanno dimostrando una crescente attenzione alle tematiche ESG (Environment, Social and Governance), accelerata dalla pandemia. I numeri dimostrano che le aziende italiane della moda si stanno impegnando in modo incisivo per un futuro più sostenibile e per la salvaguardia dell’ambiente.

Il nuovo report sulle Maggiori Aziende moda Italia dell’area studi di Mediobanca rivela che le emissioni di CO2 sono diminuite mediamente del 20,8% (da 1.766 tonnellate di CO2 per un milione di fatturato nel 2020 a 1.462 nel 2021), così come i rifiuti prodotti che sono scesi del 17,2% (da 2,9 tonnellate per un milione di fatturato nel 2020 a 2,4 nel 2021). Inoltre, le aziende italiane della moda stanno aumentando il ricorso alle fonti rinnovabili (dal 38,4% nel 2020 al 43,4% nel 2021) e la quota di rifiuti riciclati (dal 65,5% nel 2020 al 73,5% nel 2021).

Dall’analisi dei bilanci di sostenibilità emerge anche che i fornitori dei maggiori player italiani della moda sono mediamente localizzati per il 56% in Italia, per il 30% in Asia, per l’11% nel resto dell’Europa, per il 2% in Africa e per il restante 1% nelle Americhe. Le aziende di alta gamma (80%) adottano una strategia di maggiore qualità e prossimità e fanno ricorso soprattutto a terzisti italiani, mentre le società che producono prodotti di fascia più economica si rivolgono soprattutto a fornitori asiatici (58%).

Rispetto al 2018, la mappa della supply chain mostra un leggero spostamento a favore dei fornitori italiani, che nel periodo 2018-2021 hanno aumentato il proprio peso specifico di due punti percentuali (dal 54% al 56%), a discapito soprattutto dei fornitori dell’Europa dell’Est e dell’Asia. Le aziende italiane della moda stanno dunque privilegiando i terzisti italiani, in linea con la tendenza a riportare in Italia produzioni che in passato erano state delocalizzate.

Attualmente, si stanno evidenziando due strategie prevalenti: da una parte, una spinta alla realizzazione di nuove fabbriche in Italia o l’ampliamento di quelle già esistenti; dall’altra, una diversa allocazione dei propri fornitori, rafforzando le collaborazioni con i terzisti chiave e più prossimi, anche attraverso joint venture o acquisizioni.

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