Fabrizio Curci, classe 1972, non ama i riflettori perché antepone i fatti alle parole. Un uomo concreto, una laurea alla Bocconi ed esperienze alle spalle nel settore dell’automotive: in Fca come responsabile del lancio Alfa Romeo a livello globale e delle Brand Operations in Europa, Medio Oriente e Africa e in vari ruoli nel gruppo Fiamm. È stato amministratore delegato e direttore generale del gruppo Fiera Milano fino al 2020, per poi approdare nel pieno della pandemia alla guida di Marcolin, azienda di Longarone tra i leader nel settore dell’eyewear, che ha in portafoglio, oltre a marchi di proprietà (Web Eyewear), più di venti brand in licenza come Tom Ford, Guess, Max Mara, Moncler, Zegna. «Nel 2020 anche Marcolin, come altre realtà, era un po’ sotto pressione — racconta Curci —. È stato necessario prendere visione immediata delle esigenze di breve termine e ricostruire il percorso. Si è ripartiti con ottimismo da un’ottima base».
Nel frattempo, sono state prese una serie di decisioni importanti. «Si è partiti dall’efficientamento della parte industriale, che ha portato a una crescita dell’attività. Abbiamo unito il mondo artigianale alla tecnologia, perché l’automazione consente, laddove non viene richiesta l’esperienza della mano umana, di produrre di più e meglio».
Un efficientamento che si traduce in risparmi «che possono essere reinvestiti nel sistema creando un circolo virtuoso». È questa la ragione che spiega, a tre anni di distanza, i numeri raggiunti da Marcolin.
La società ha chiuso il primo semestre 2023 con vendite nette in salita dell’8,8% rispetto allo stesso periodo del 2022, a quota 308,7 milioni di euro e un utile netto di 15, 5 milioni rispetto agli 8,8 milioni dei primi sei mesi dell’anno scorso. Cresce anche il margine operativo lordo del 26,4% a 51,2 milioni e migliorano le performance in tutte le aree geografiche, con un balzo dell’Asia (+125,4%) e una crescita più contenuta nella regione Emea.
È proprio l’Europa che, insieme al mercato americano, rappresenta il principale mercato per il gruppo, pesando insieme l’88% del fatturato. «Marcolin è un’azienda sana che guadagna bene. Non dimentichiamo che siamo un wholesaler, non abbiamo negozi».
La società sta crescendo bene sulla parte alta del mercato dove il made in Italy è certamente un sistema di traino importante dal punto di vista dei valori economici, legati a un lavoro che va fatto con estrema qualità e attenzione. «La nostra soluzione è stata concentrarci su questo e oggi raccogliamo i risultati», spiega Curci. La società, pur mantenendo salde le proprie radici al territorio, ha saputo trasformare e innovare fino a contare oggi oltre 1.600 dipendenti in tutto il mondo (57% donne e un 43% uomini con una bassa età media) e oltre 150 partner distributori in più di 125 Paesi.
Longarone, il cuore del distretto dell’occhialeria, sta vivendo un momento di grande tensione, iniziato a gennaio 2023 con la comunicazione della volontà di Safilo di esplorare soluzioni alternative per il proprio stabilimento.
Ma sui rumors che Marcolin, sulla scia della trattativa avviata da Safilo con Thelios, e dal possibile fallimento di quella con l’imprenditore Carlo Fulchir, sia interessata ad assorbire circa 50-60 dipendenti dei circa 500 a rischio per la chiusura dello stabilimento, Curci non si sbilancia e si definisce «uno spettatore interessato. Si dicono tante cose, si dice che io abbia anche un brutto carattere ma non è vero», scherza. Il gruppo ha saputo cogliere le opportunità del momento. Tra queste, Curci si dice «molto orgoglioso» per il recente accordo raggiunto con Estée Lauder che ha comprato il marchio Tom Ford per 2,8 miliardi di dollari e che ha ceduto alla società bellunese una licenza perpetua per produrre gli occhiali a fronte di un impegno di 250 milioni di dollari. «Una bella operazione, la più grande per noi. Tom Ford è un marchio importante, il cui eyewear è nato con questa azienda. C’è un legame che va anche oltre il puro concetto di business. La partecipazione all’operazione di due realtà italiane come Marcolin e Zegna è un segnale di fiducia da parte di Estée Lauder per il lavoro fatto finora». Seppur la scadenza delle licenze sia «un fattore endemico in questo business», con la licenza perpetua, venendo meno l’elemento della scadenza prevista, «si riesce a costruire il business su una base che non impone date, ma si può ragionare in maniera più distesa sugli investimenti. Questo avviene dopo 17-18 anni di rapporto con quel brand».
Quello dell’occhialeria italiana è un settore che, secondo gli ultimi dati Anfao, nel 2022 ha ottenuto risultati brillanti sui mercati internazionali, anche se le tensioni inflazionistiche e l’incertezza hanno pesato sul mercato interno e sui margini. «Un’occasione persa per il settore è che non si racconta abbastanza l’enorme lavoro che c’è dietro. Abbiamo appena comunicato che utilizzeremo strumenti di realtà virtuale per raccontare alle persone come funzionano le nostre fabbriche e per migliorare la customer experience». Fondamentali sono anche le competenze «che vanno sostenute e modernizzate. Le macchine le comprano tutti, sono le persone che fanno la differenza».
Cosa vede Curci nel futuro? «Marcolin è una società che deve guadagnarsi la sua crescita sul mercato con prodotti di qualità, gestendo in maniera sana e corretta l’azienda, creando continuità nella formazione delle persone, e poi vedremo. Si sta sul mercato». L’approccio del gruppo, e dunque degli azionisti, «è di guardare con molta attenzione le opportunità che si presentano. Marcolin può crescere, lo sta facendo».