Oggi più che mai è chiaro quanto il digitale sia divenuto fondamentale per le imprese, ma soprattutto quanto siano ampie le potenzialità degli e-commerce. Negli ultimi anni infatti hanno subito una progressione continua, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e studi efficaci dedicati al marketing online. Non a caso sono centinaia le aziende che hanno scelto di puntare su questo strumento per raggiungere nuovi clienti, aumentare le vendite, incrementare il fatturato ed esplorare nuovi mercati.
L’e-commerce d’altronde promette non pochi vantaggi per tutte le piccole, medie e grandi imprese che cercano benefici economici, puntando a trovare nuovi client pur mantenendo quelli già acquisiti. Una vetrina a 360 gradi e disponibile 24 ore su 24 che consente di raggiungere qualsiasi parte del mondo. Con vantaggi straordinari, soprattutto se gestito nel modo corretto e sviluppato al meglio.
Un concetto fondamentale, su cui si sono concentrati gli ultimi studi, riguarda soprattutto l’aumento della conversione. Un elemento chiave negli e-commerce che puntano, appunto, a incrementare le vendite e acquisire clienti. In un mercato sempre più affollato e ricco di competitor è importante saper usare le strategie giuste. Ne abbiamo parlato con Mirella Bengio, Country Manager Italia di Payplug, che ci ha illustrato i risultati di un’analisi riguardo le migliori strategie per aumentare la conversione negli e-commerce.
L’introduzione della direttiva PSD2, pur avendo introdotto misure molto rilevanti per garantire la sicurezza dei pagamenti online, ha generato delle complessità nella gestione del processo di acquisto negli e-commerce. Cos’è cambiato per chi vende online?
La Direttiva sui Servizi di Pagamento 2 (PSD2), con la sua attenzione all’autenticazione forte, mira a rafforzare la sicurezza dei pagamenti online e la lotta contro le frodi, in un momento in cui il commercio elettronico continua a crescere fortemente (+21% di crescita annuale del settore e-commerce – fonte: PRO Payments and e-commerce report 2022).
Questo cambiamento ha avuto un notevole impatto sugli utenti degli e-commerce e come conseguenza anche sugli esercenti. Dall’entrata in vigore di questa normativa infatti chi acquista online deve dimostrare la propria identità attraverso un’autenticazione detta 3D Secure (3DS) che prevede un secondo fattore: ad esempio non più solo inserendo le credenziali del proprio sistema di pagamento o i dati della propria carta di credito, ma anche inserendo un secondo criterio di riconoscibilità dell’identità dell’utente, come ad esempio un codice univoco ricevuto sul proprio cellulare o l’autenticazione biometrica attraverso il riconoscimento del volto o dell’impronta digitale.
Il secondo fattore naturalmente è stato inserito per aumentare la sicurezza ma dai nostri dati risulta che ha avuto un impatto negativo sul business: il 10% dei pagamenti falliti infatti sono dati da un errore di autenticazione 3DS.
Da alcune testimonianze, gli e-commerce che hanno adottato la vostra tecnologia hanno registrato feedback più positivi nell’esperienza di acquisto. Quali sono le specifiche tecniche che differenziano un classico 3D Secure dal vostro cosiddetto “Smart 3D Secure”?
Con il 3D Secure, i merchant hanno perso parte del potere decisionale per quanto riguarda il processo di pagamento. Sono infatti gli emettitori, ovvero le banche degli utenti, a decidere se applicare o meno l’autenticazione forte. L’unica possibile scelta dell’esercente è quella di consigliare un’autenticazione forte o un percorso senza attrito. Per evitare che l’autenticazione forte riduca il tasso di conversione, l’esercente può infatti chiedere che alcune transazioni avvengano senza attrito: in caso di frode accertata tuttavia la responsabilità sarà dell’esercente.
Per supportare gli esercenti in questo difficile bilanciamento tra conversione e sicurezza, abbiamo quindi sviluppato delle tecnologie basate su avanzati sistemi di machine learning: l’e-merchant potrà così indicare la sua preferenza di rischio (Prudente, Equilibrato, Dinamico) e la funzionalità Smart 3D Secure di Payplug suggerirà se richiedere un percorso senza attrito. Questa tecnologia si basa su un algoritmo ottimizzato in continuazione e su un’analisi del rischio effettuata per ogni transazione, al fine di attivare la richiesta giusta: “autenticazione forte” o “percorso senza attrito”. Grazie a questa tecnologia di Payplug la percentuale delle domande di transazioni frictionless accettate è molto alta: addirittura l’88%, mentre il rischio di frode è rimasto invariato.
Guardiamo al futuro. Quali sono le prossime sfide di Payplug?
In continuità con la nostra evoluzione degli ultimi anni, continueremo ad ampliare l’offerta di funzionalità per essere sempre all’avanguardia e poter offrire le principali evoluzioni del mercato fintech ai nostri clienti: la nostra soluzione, nata come gateway di pagamento per gli ecommerce, si è evoluta integrando anche funzionalità per i pagamenti nei canali di marketing conversazionale grazie al Pay-By-Link e per i pagamenti rateali con il BNPL. Più recentemente abbiamo ampliato la nostra offerta anche con soluzioni per i pagamenti in negozio: grazie al POS di Payplug rispondiamo alle esigenze dei nostri esercenti e ci orientiamo sempre più all’omnicanalità.
Naturalmente in questo percorso rimarranno centrali la performance e la sicurezza: continueremo infatti a lavorare fianco a fianco con i nostri esercenti per stare al passo con le frodi, mantenendo un percorso il più possibile privo di attriti per i clienti finali, e prepararci agli aggiustamenti che arriveranno con il PSD3, anche se immaginiamo che questi aggiornamenti saranno più orientati all’ottimizzazione dell’autenticazione per far si che sia la più fluida possibile.
Fonte: Qui Finanza, 31 Luglio 2023