Poche settimane fa la Pmi di Villasmundo, piccolo centro della provincia di Siracusa, ha festeggiato i 300 anni di attività. Un traguardo storico al quale l’azienda è giunta reinvestendo con costanza i profitti e ponendo grande attenzione al personale. Fra i progetti in corso, quello per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica in mare. Ce ne parla Leone La Ferla, presidente dell’omonima impresa siciliana.

Da poco festeggiati i tre secoli di presenza sul mercato, l’azienda Leone La Ferla – 7,2 milioni di euro di fatturato nel 2023 e 20 dipendenti – ha perciò tanto da raccontare sull’evoluzione nel tempo dell’industria italiana, una visione d’insieme che nasce dalla produzione di quella calce che ha permesso alla storica Pmi di base a Villasmundo, frazione di Melilli in provincia di Siracusa, di farsi conoscere in tutta la penisola scrivendo importanti pagine di vita a partire dal 1724.

Traiettoria commerciale passata, tra le altre cose, per la fornitura che negli anni ‘50 permise la costruzione del grattacielo di Catania e che la nona e la giovane decima generazione della famiglia La Ferla sta continuando ad alimentare in un presente piuttosto soddisfacente, anche se è comprensibile che in certi momenti il pensiero degli attuali protagonisti di questo lunghissimo percorso vincente vada, ancora con un certo stupore, indietro negli anni.

“Debbo ammettere che quando un amico mi ha fatto avere la classifica delle aziende in attività più antiche del pianeta ho provato un’emozione fortissima – spiega Leone La Ferla (nella foto in alto), presidente dell’omonima impresa siciliana –. Secondo quel ranking, la nostra realtà sarebbe infatti al 46esimo posto al mondo in termini di longevità commerciale, risultato incredibile per un relativamente piccolo produttore di calce passato per parecchi momenti storici complicati. Gli stessi che hanno finito per mettere in ginocchio gli altri sei competitor che ci facevano concorrenza quando, ormai tempo fa, ho iniziato a lavorare in azienda”.

In origine partito da Augusta, città d’origine dei La Ferla, il percorso d’impresa è proseguito dal 1963 a Villasmundo, dove la produzione di calce si è dovuta spostare a causa del boom edilizio che aveva di fatto limitato di molto il raggio d’azione aziendale. “Dopo 240 anni ad Augusta era rimasta solo una fornace letteralmente circondata da ogni tipo di palazzi e così mio nonno e mio padre scelsero di spostare tutto fuori dal nucleo urbano e una decina di chilometri più all’interno, vicino alle cave di carbonato di calcio”.

UNA PANORAMICA DELLA CAVA IN CUI OPERA LA LEONE LA FERLA

I trecento anni di attività della Leone La Ferla sono stati festeggiati lo scorso 18 ottobre in un evento al quale hanno partecipato gli attori principali di una storia che continua ad essere nel tempo una best practice industriale. “Erano presenti fornitori, clienti, collaboratori, autorità locali, tanti amici con cui volevamo fare festa. Una giornata di grande condivisione che, tra le altre cose, ha avuto anche la benedizione di un meteo che ultimamente non è stato così benevolo qui da noi in Sicilia”.

Ma qual è il segreto che ha permesso alla Pmi del siracusano di non flettere mai e per così tanto tempo, proseguendo a fornire calce in particolare per le necessità della produzione dell’acciaio nel campo siderurgico? “Il nostro lavoro si fonda su quattro fondamentali pilastri gestionali: resilienza, ceppo di appartenenza, reinvestimento sistematico dei profitti nell’azienda e grande attenzione alle persone – chiarisce Leone La Ferla –. Tutte cose estremamente importanti per dare continuità ad una società che, nel settore della calce, è la più piccola d’Italia e ha a che fare con competitor assai più strutturati. E se non si fosse a posto come lo siamo noi con tecnologia e innovazione, oltre ad avere costi di produzione più bassi della media nazionale, la competizione, fisiologicamente, diventerebbe a dir poco impari. Sappiamo, insomma, che con qualche sacrificio e mettendoci un grande impegno si può ancora resistere”.

LA SEDE DELL’AZIENDA LEONE LA FERLA

Punto di riferimento per la piccola industria in Sicilia, la Pmi guidata dai tre fratelli Leone, Andrea e Stefano è presente con la propria calce pure in altri campi. “Se quello della siderurgia è l’ambito in cui siamo maggiormente attivi, ciò che produciamo è anche determinante nell’edilizia e nella chimica, nella depurazione delle acque, dei fumi e dei fanghi, nella fabbricazione di vetro e asfalto come del resto, in agricoltura, per l’ottimizzazione dei terreni. La calce è perciò un qualcosa di strategico per il mantenimento e lo sviluppo dell’industria di casa nostra, processi che propongono nuove sfide alla Leone La Ferla”.

Tra queste, come la decarbonizzazione e una sostenibilità sempre più tangibile, di sicuro c’è quella legata alla ricerca di soluzioni per limitare le emissioni di CO2 nell’atmosfera, obiettivo che l’impresa siciliana ha intenzione di riuscire a centrare nel minor tempo possibile. “Non ci si può nascondere, quello della riduzione dell’anidride carbonica è il problema a cui dobbiamo dare una rapida risposta. Al momento stiamo lavorando su nuove proposte per limitare l’anidride carbonica che viene generata da emissioni non di processo, visto che queste sono incomprimibili. Discorso diverso, invece, si può fare per ciò che viene dalla combustione e quindi, anche con il supporto della startup lecchese Limenet, sostenuta dal Politecnico di Milano, stiamo dando seguito all’idea di catturare e stoccare l’anidride carbonica in mare. Progetto già in fase avanzata dopo la realizzazione di un primo impianto, il più grande al mondo in acqua, nel porto di Augusta e che dovrebbe proseguire con la costruzione di un ulteriore impianto di caratura ancora più industriale”, conclude il presidente Leone La Ferla.

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