Rubrica: Pensieri, opinioni e riflessioni di Salvatore Guerriero, Presidente Nazionale ed Internazionale della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO e Direttore Generale AGENZIA EUROMEDITERRANEA DI SVILUPPO
Di Salvatore Guerriero, Presidente Nazionale ed Internazionale della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO e Direttore Generale AGENZIA EUROMEDITERRANEA DI SVILUPPO
L’intelligenza artificiale (IA) sta attraversando una fase di evoluzione impetuosa e continua. Dopo l’onda iniziale, caratterizzata dall’entusiasmo per chatbot come ChatGPT, oggi ci troviamo di fronte a un cambiamento di rotta: l’IA si sta specializzando, penetrando in profondità nei processi aziendali, dai software predittivi ai sistemi gestionali avanzati.
Questa trasformazione non è una semplice tendenza, ma una necessità. Per le aziende, grandi e piccole, integrare l’IA nei propri modelli operativi non è più un’opzione, ma una condizione essenziale per rimanere competitive. Automazione dei processi ripetitivi, analisi avanzata dei dati, personalizzazione dell’offerta: queste non sono più prerogative delle big tech, ma strumenti accessibili anche alle PMI.
Chi oggi esita nell’abbracciare questa rivoluzione corre un rischio concreto: la perdita di rilevanza e, nei casi più gravi, la propria sopravvivenza. Il nostro apparato produttivo — con poche eccezioni — non potrà più fare a meno dell’IA.
In questo scenario, le giovani generazioni giocano un ruolo cruciale. Nati nell’era digitale, questi giovani non vedono l’IA come un semplice strumento, ma come una “compagnia” costante che accompagna le loro abitudini quotidiane, dal lavoro allo svago. Sono loro i protagonisti di un mondo in cui l’innovazione tecnologica non è un’ospite, ma una presenza stabile.
Tuttavia, questa evoluzione comporta anche delle sfide. L’automazione di alcune funzioni potrebbe ridisegnare radicalmente il concetto di lavoro, richiedendo nuove competenze e una formazione continua. D’altro canto, offre opportunità straordinarie: un aumento dell’efficienza, nuove figure professionali e una spinta verso modelli di business più dinamici.
Le imprese italiane, in particolare le PMI, devono cogliere questa occasione. Investire in formazione, sperimentare l’uso dell’IA nei propri processi, collaborare con startup tecnologiche: queste azioni non sono più rimandabili.
L’IA non è il futuro. È il presente. E chi non si adatta, rischia di rimanere indietro.
