Che due anni di pandemia abbiano provato profondamente la categoria era noto a tutti. Non sorprendono quindi i risultati dell’indagine Anaao-Assomed da cui emerge che più della metà (56,1%) tra medici e dirigenti sanitari è insoddisfatta delle condizioni del proprio lavoro.
Il primo commento arriva subito dal sindacato medico: “Possono sembrare risultati scontati, ma oggi più che mai è importante controllare e misurare la temperatura dell`insoddisfazione che serpeggia nelle corsie ospedaliere fra i colleghi riguardo alle condizioni del loro lavoro, anche perché dal CCNL ai nastri di partenza attendiamo risposte alle necessità e alle aspirazioni dei medici e dirigenti sanitari del nostro Paese.” Comprendere questi disagi, continuano, potrebbe aiutare a frenare l’esodo all’estero di una categoria di cui ogni ospedale lamenta la carenza.
Aumento salariale e del tempo libero si attestano tra le richieste più pressanti tra i professionisti. Il 63,9% tra i 2130 intervistati dichiara in primis una forte insoddisfazione per i mancati incrementi della retribuzione, più della metà vorrebbe maggiore disponibilità di tempo.
Il dato più sconfortante resta però quello sull’abbandono della professione. Dopo studi lunghi anche più di dieci anni, è ben il 36% – un intervistato su tre tra i 45 e 55 anni – a dirsi disposto a cambiare il lavoro attuale.
Anaao-Assomed richiede “una profonda riprogrammazione strategica delle politiche sanitarie, un cambio di paradigma che realizzi un netto investimento sul lavoro professionale, che nella sanità pubblica rappresenta il capitale più prezioso. Altrimenti anche il Pnrr rappresenterà la ennesima occasione perduta”.