Il Propeller Club di Livorno fa il punto sulle prospettive del settore e sulle strategie per consolidare la leadership toscana
Il Propeller Club di Livorno, guidato dalla presidente Maria Gloria Giani, ha recentemente ospitato un incontro incentrato sulla nautica da diporto per discutere di tendenze, infrastrutture e strategie per la crescita di questo settore, che già genera importanti ricadute economiche, e che potrebbe acquisire un peso ancora maggiore se adeguatamente supportato.
Pietro Angelini, direttore di Navigo e del Consorzio Marine della Toscana, ha aperto i lavori evidenziando i cambiamenti del settore nautico in questi ultimi cinque anni di crescita, in particolare riguardo alla clientela, ora più giovane e globale, prevalentemente americana, che predilige yacht dai 35 ai 65 metri, tecnologicamente avanzati e con un design incentrato sulla poppa per favorire un maggiore contatto con il mare. Nonostante la leadership della Toscana nella produzione – ha detto Angelini – la mancanza di infrastrutture adeguate rappresenta una sfida cruciale per la crescita di questo mercato e per questo, dal 2019, il lavoro si è concentrato nella creazione di un network integrato in grado di unire aziende (Navigo), ricerca e sviluppo (Distretto tecnologico), porti (Marine della Toscana) e formazione (Isyl), così da offrire servizi condivisi (come un call center attivo 7 giorni su 7 e, a breve, una nuova piattaforma di prenotazione posti barca) con l’obiettivo di attrarre quel 70% del traffico nautico del Mediterraneo che naviga nel Tirreno. Importante inoltre, ha sottolineato Angelini, è favorire il dialogo tra produttori, comandanti e operatori portuali, per soddisfare le esigenze del settore.
Sul tema della necessità di un maggior numero di ormeggi in Toscana si è concentrato in particolare il contributo di Matteo Italo Ratti, presidente del Consorzio Marine della Toscana e direttore di Marina Cala dei Medici. “Non dovremmo pensare a quanti ormeggi abbiamo ma piuttosto alla qualità di quelli che abbiamo” – ha detto Ratti. – “Questo perché un’infrastruttura è adeguata se è in grado di rigenerarsi”. Ratti ha portato l’esempio calzante del marina da lui diretto che venne ideato nel 1985, progettato nel 1987, autorizzato nel 1999, e vide la fine dei lavori di costruzione nel 2007, con l’esito che dopo quarant’anni dalla progettazione le esigenze delle banchine e dei servizi risultano completamente diverse da quelle del tempo perché i volumi delle barche sono notevolmente aumentati e sono sorte nuove esigenze, tra le quali la distribuzione di energia in banchina, che presto si estenderà anche a quella di carburanti alternativi. Ricordando che l’Italia nonostante i 7500 km di coste ha solo 182 infrastrutture portuali e che di queste solo il 10% è adeguato alla produzione attuale, Ratti ha aggiunto: “La nostra competitività dipende dalla consapevolezza della politica su quanto sopra sia fondamentale velocizzare i processi della concessione delle autorizzazioni per poter modificare le infrastrutture” e ha concluso che occorre sviluppare una pianificazione strategica a livello nazionale e regionale, per definire le priorità e gli investimenti necessari per tali adeguamenti.
La presidente del Club Maria Gloria Giani ha evidenziato il potenziale di crescita della nautica, sottolineando come la Toscana, con le sue eccellenze ed unicità, possa attrarre armatori e turisti con una efficace promozione del territorio. In linea con questa visione, Simone Tempesti, vicepresidente del consorzio Marine della Toscana e direttore del marina Porto di Pisa, ha annunciato di aver sollecitato l’assessore regionale alle infrastrutture trasporti e urbanistica, Stefano Baccelli – peraltro invitato alla serata, ma impossibilitato a partecipare da impegni in Giunta – a promuovere la collaborazione tra nautica e imprese locali, forte dei traguardi già raggiunti in tema di refit e sullo sviluppo dei servizi turistici. Tempesti ha inoltre insistito sulla necessità di semplificare le normative e velocizzare i tempi amministrativi: il Porto di Pisa, situato nel Parco Naturale di San Rossore, è infatti un esempio emblematico: nonostante un innovativo progetto interno di mobilità elettrica alimentato da energie rinnovabili, attende da due anni le necessarie autorizzazioni per il suo utilizzo.
Dell’importanza del refit nell’offerta della portualità ha parlato Ferdinando Pilli, direttore generale di Lusben, partendo dai 12 milioni di euro investiti dall’azienda per rendere l’attività più sostenibile, con impianti di trattamento delle acque reflue e altri metodi per ridurre l’uso dei generatori di bordo; intento che comunque si scontra con limitazioni di infrastrutture esistenti in quanto – ha detto il dirigente – specialmente per yacht di grandi dimensioni, c’è bisogno di un’enorme potenza elettrica. L’azienda sta lavorando per rendere il refitting di superyacht non solo più sostenibile, ma anche digitalizzato con la modernizzazione degli impianti di bordo, l’installazione di sistemi per ridurre le emissioni di CO2 e l’introduzione di nuove tecnologie di navigazione e comunicazione. Non ultima – ha ricordato Pilli – è l’attenzione di Lusben al benessere degli equipaggi: è infatti in corso un investimento per creare una crew lounge loro dedicata. Fra le tante iniziative del cantiere, Pilli ha informato anche sull’implementazione di “scatole nere” per monitorare gli impianti di bordo in tempo reale, sia dall’equipaggio che da remoto.
E’ stato incentrato sulla sostenibilità a bordo e a terra l’intervento di Barbara Amerio, a.d. del Gruppo Permare. L’azienda collabora attivamente con la Volvo per l’integrazione di sistemi avanzati che consentono interventi di manutenzione in remoto grazie alla connettività wi-fi, e sistemi di ormeggio assistito con sensori per prevenire danni agli yacht. Sensori intelligenti sono inoltre utilizzati per la raccolta e l’analisi dei dati, utili al miglioramento delle performance delle imbarcazioni.
Nonostante le dimensioni più contenute rispetto ai grandi gruppi cantieristici, Permare investe nell’innovazione e nella sperimentazione delle nuove tecnologie; il cantiere è stato infatti tra i primi del settore ad adottare soluzioni innovative come i motori Ips, materiali meno impattanti come il basalto e la stampa 3D per la costruzione delle imbarcazioni; e tutto questo con un approccio collaborativo nei confronti degli altri cantieri: “Crediamo nell’innovazione nella tecnologia in modalità open” ha detto Barbara Amerio – “crediamo molto nella collaborazione, perché la sostenibilità è fatta di tante azioni, non sempre tutte giuste: ognuno percorre delle strade diverse; se invece operiamo in condivisione evitiamo di sovrapporci nella ricerca, attività comunque costosa”. Un esempio di questo approccio da parte di Permare è la nuova piattaforma propulsiva S40, sviluppata in collaborazione con Volvo, che consente di utilizzare da uno a quattro motori, anche in versione ibrida, a seconda della richiesta di energia, E che Permare desidera condividere con i cantieri italiani per diffonderne la tecnologia a vantaggi di tutti.
Permare, ha spiegato la Amerio, ha ottenuto le certificazioni necessarie per l’utilizzo dei nuovi materiali innovativi, la cui diffusione potrebbe contribuire a ridurre i costi e favorire un’industria nautica più sostenibile. L’azienda si distingue, oltre che per l’attenzione all’impatto ambientale delle proprie imbarcazioni, anche per il contributo dei suoi diportisti che partecipano attivamente a progetti di ricerca marina portando un valido aiuto alla mappatura dei cetacei nel Mediterraneo.
Sul finale dell’incontro Carlo Tonarelli di Phiequipe ha presentato l’alluminio riciclato come innovativo materiale per la costruzione di yacht, mentre Marco Rossato, imprenditore e velista disabile, ha catturato l’attenzione dei presenti con un video che ha testimoniato la possibilità e l’importanza di rendere il mare accessibile a tutti.
Riproduzione: www.shippingitaly.it
