Attiva nel campo dei sistemi informativi territoriali (SIT) e geografici (GIS), la Pmi sarda fornisce soluzioni con particolare attenzione al telerilevamento e all’elaborazione di immagini satellitari. Grazie all’aggiudicazione di diversi bandi di gara nel settore della robotica, l’azienda ha assunto nuove persone. Un ambiente giovane e dinamico “tanto che facciamo una grande fatica a mandarli in ferie”, ci conferma il fondatore Michele Boella
Nata a Sanremo, in provincia di Imperia, nel 2002, NeMeA Sistemi – 2 milioni di euro di fatturato nel 2023 a fronte di 23 dipendenti – ha più avanti trovato la sua casa definitiva in Sardegna, da dove è partita alla conquista tecnologica della fiducia di una clientela ormai ben distribuita su tutto il territorio nazionale. Nel quartier generale di Alghero, in provincia di Sassari, dal 2013 i suoi vertici aziendali hanno continuato ad interfacciarsi principalmente con la Pubblica amministrazione (ad oggi sono infatti 512 i comuni italiani seguiti dalla Pmi sarda) come pure nel ramo utility, producendo quindi informazioni geografiche per soggetti che hanno asset sul territorio, cioè chi gestisce l’illuminazione, gli acquedotti o consorzi industriali. Inoltre, l’ulteriore apertura verso nuovi sbocchi imprenditoriali ha contribuito a fare diventare sempre più apprezzata questa innovativa realtà industriale.
“Pur avendo mantenuto parecchi clienti anche in Liguria, il trasferimento ci ha regalato una condizione ideale per poter operare ancora più compiutamente, supportati in maniera puntuale dall’apparato confindustriale sardo che, assieme a noi, ha avviato vari percorsi – spiega Michele Boella (nella foto in alto), fondatore e amministratore unico di NeMeA Sistemi –. E a partire dal 2015 abbiamo iniziato ad avere rapporti diretti pure con l’Agenzia spaziale italiana, contatti che successivamente, dopo aver vinto alcuni bandi, hanno portato allo sviluppo di progetti veramente interessanti, tra cui l’utilizzo dei dati radar provenienti dai satelliti”.
Attraverso la gestione di questi ultimi, NeMeA Sistemi riesce a trarre indicazioni specifiche per entrare stabilmente nell’ambito settore legato alla Space Economy attraverso l’osservazione della terra dallo spazio. “Un ambito commerciale in costante ascesa in cui noi siamo andati ad occupare spazi del mondo downstream creando mappe che con il tempo continuano a diventare sempre più dettagliate. Versioni sempre più smart, visto che mettono il focus sulle zone del pianeta in cui, per esempio, si sono verificati gli allagamenti o gli incendi più marcati degli ultimi dieci anni, oppure fenomeni di erosione costiera, tutti dati molto interessanti per una clientela che inizia a capire quanto la creazione di applicazioni riferite a questi eventi climatici possa essere estremamente utile. Negli ultimi quattro anni abbiamo investito tanti soldi in quelle che si chiamano ‘palestre’ di Intelligenza artificiale, ambiti in cui i nostri algoritmi si allenano per imparare a riconoscere in brevissimo tempo le informazioni provenienti dai satelliti. Se prima ci volevano sei giorni per dedurne un’informazione utile, adesso servono solo tre ore per analizzare tutta Italia. Un lavoro che non serve solo a creare mappe di rischio accurate, ma ci permette anche di fare analisi predittive”.
Un impegno di sicuro votato a cercare sempre nuovi spazi di manovra industriale che ha portato NeMeA Sistemi a trovarsi a fare esperienza in altre dimensioni, tra cui quella dei droni. “Sì, con il progetto Hydra ci siamo specializzati inoltre nella produzione di droni di superficie, barchette in grado di monitorare in tempo reale che cosa avviene in mare sotto il pelo dell’acqua – sottolinea Boella –. In questo modo otteniamo i dati antropici relativi al fondale marino della prima fascia costiera, sistemi parecchio fragili come per esempio la posidonia, analizzando quindi i rischi derivanti dalla possibile modifica nel tempo della morfologia delle coste”.
Lavorando anche oltre i confini nazionali, visto che per Enel X la Pmi con base ad Alghero osserva il Brasile dallo spazio, NeMeA Sistemi ha inoltre necessità di poter disporre di un gruppo di professionisti oltre che qualificato pure in grado di muoversi a 360 gradi tra le richieste di una clientela spesso molto esigente. “C’è assoluto bisogno di avere un team con tante competenze diverse per riuscire a sfruttare le incredibili potenzialità offerte dai dati che vengono dalla space economy. Negli ultimi dodici mesi ci siamo aggiudicati sei, sette bandi nel campo della robotica e della ricerca e sviluppo, quindi, nel prossimo anno e mezzo, saranno messi in campo investimenti per otto milioni di euro. Di conseguenza abbiamo assunto, e continuiamo a farlo, molto personale del posto, tra cui biologi e pure un laureato in filosofia. Direi, insomma, che siamo in piacevole controtendenza rispetto alla media italiana”. Al momento, perciò, NeMeA continua ad attirare professionisti di settore e non che hanno una voglia smisurata di impegnarsi in dinamiche aziendali estremamente testanti quanto avvincenti. “Per loro, compresi i ragazzi che prendiamo direttamente dalle università, lavorare in questo ambiente è sempre stimolante, tanto che facciamo una grande fatica a mandarli in ferie”.
Per quanto riguarda invece i progetti appena avviati o in programma nell’immediato futuro, NeMeA Sistemi ha in costruzione droni di superficie che controlleranno la qualità dell’acqua all’interno del porto di Genova. “In più ne abbiamo in essere altri ancora più interessanti. Con nostri droni acquatici e volanti, infatti, andremo ad ‘annusare’ l’aria intorno alle navi da crociera prima che queste entrino in porto per impedire loro di continuare a bruciare oli pesanti durante quelle manovre. E a partire dal 2026, non dovessero essere in regola con determinati standard, verrà impedito loro l’accesso all’area portuale. L’altro progetto riguarderà uno studio sugli ultimi dieci anni di blackout avvenuti sul territorio italiano per cercare di prevedere il loro ripetersi, prendendo in considerazione il riscaldamento della terra e il conseguente surriscaldamento e fusione del rame presente all’interno dei cavi elettrici”, conclude Michele Boella.
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