IA ed Editoria: OpenAI Risponde al NYT (e Contrattacca)
Nel mondo sempre più complesso dell’intelligenza artificiale e dell’editoria, l’organizzazione OpenAI ha risposto con determinazione alle accuse del New York Times (NYT) in una disputa legale riguardante la presunta violazione del copyright. Questo conflitto, che ha scosso l’industria tecnologica e giornalistica, è destinato a definire i limiti dell’uso dell’IA nel campo dell’editoria.
La Disputa Iniziale e le Accuse di Violazione del Copyright
La querelle ha avuto inizio quando il New York Times ha accusato OpenAI, in collaborazione con il suo partner Microsoft, di violazione del copyright. L’accusa riguarda l’uso di strumenti come ChatGPT e Copilot per generare testi che contengono estratti dagli articoli pubblicati dal NYT, compresi quelli accessibili solo agli abbonati e protetti da un paywall.
OpenAI: Replicare per Chiarire
OpenAI ha risposto alle accuse del NYT con fermezza, affermando di essere in disaccordo con la posizione della testata giornalistica, ma allo stesso tempo, si è dichiarata disposta a utilizzare questa opportunità per chiarire la natura e le finalità del proprio business. In un lungo intervento pubblicato sul loro blog ufficiale, OpenAI ha riassunto la propria posizione e le proprie intenzioni in quattro punti chiave:
- Volontà di Collaborare con le Testate Giornalistiche: OpenAI si è dichiarata aperta a collaborare con le testate giornalistiche per creare nuove opportunità e relazioni costruttive.
- L’Opzione dell’Opt-Out: L’organizzazione ha reso disponibile agli editori l’opzione di escludere i loro articoli dal processo di addestramento degli algoritmi di intelligenza artificiale, rispettando così le loro prerogative editoriali.
- La Questione della “Regurgitation”: OpenAI ha affrontato la questione della cosiddetta “regurgitation,” che si riferisce all’inclusione di estratti dagli articoli nei testi generati dai modelli IA in risposta a specifici prompt. Hanno sottolineato che si tratta di un problema raro e che stanno lavorando per risolverlo.
- La Presunta Incompletezza delle Informazioni del NYT: OpenAI ha criticato il New York Times per non aver raccontato l’intera storia o per aver fornito una rappresentazione parziale dei fatti. Affermano che l’editore ha rifiutato di fornire dettagli sul fenomeno della regurgitation e ha manipolato i prompt per ottenere risultati che supportano le accuse, senza specificare che i testi sono accessibili attraverso siti di terze parti.
Scraping e Addestramento: Il Cuore del Problema
La questione centrale in questa controversia riguarda le modalità di addestramento dei modelli GPT di OpenAI. Questi modelli, utilizzati in strumenti come ChatGPT e Copilot, sono stati addestrati su una vasta quantità di testi online, inclusi quelli pubblicati dagli editori. Questo solleva la questione dell’attività di scraping, ovvero la raccolta massiva di contenuti online, compresi quelli pubblicati dagli editori. Una situazione simile è emersa in passato con progetti legati all’intelligenza artificiale, come nel caso di Clearview, che si è occupato del riconoscimento facciale.
Una Possibile Collaborazione Futura?
Nonostante le divergenze e la ferma risposta di OpenAI alle accuse del NYT, l’organizzazione rimane aperta a instaurare una collaborazione futura. Tuttavia, è evidente che questa controversia solleverà importanti questioni legali e etiche sul ruolo dell’IA nell’editoria e sulla gestione dei diritti d’autore.
In conclusione, questa disputa tra OpenAI e il New York Times rappresenta un importante banco di prova per l’interazione tra l’intelligenza artificiale e l’editoria. Le decisioni prese in questo caso potrebbero influenzare in modo significativo il futuro delle tecnologie IA nel mondo dell’informazione e della comunicazione. Resta da vedere come si svilupperanno le discussioni e come verranno definite le regole del gioco per entrambe le parti coinvolte. Continueremo a seguire da vicino questa vicenda e a fornire aggiornamenti in merito.
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