Sabato 18 marzo Papa Francesco ha ricevuto in udienza i rifugiati giunti in Europa accolti dalle associazioni di volontariato e carità cristiana
Sabato 18 marzo, Papa Francesco ha ricevuto in udienza i rifugiati giunti in Europa attraverso i corridoi umanitari, insieme alle famiglie e ai rappresentanti delle Comunità che li accolgono e ne curano l’integrazione. Sono arrivati in migliaia e hanno riempito l’Aula Paolo VI.
Fra i presenti (foto sopra) anche una delegazione della Comunità di Sant’Egidio venuta da Perugia, guidata da Simonetta Tini e dal rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, professor Valerio De Cesaris.
Il Papa ha detto ai promotori dei “corridoi”: “Siete dei mediatori di una storia di integrazione, non intermediari che guadagnano approfittando del bisogno e delle sofferenze”. “Mostrate che, se si lavora seriamente a porre le basi, è possibile accogliere e integrare efficacemente. Questa storia di accoglienza è un impegno concreto per la pace”. I corridoi sono inoltre “un bel segno che unisce fratelli e sorelle che condividono la fede in Cristo”.
E rivolto ai profughi ucraini ha ribadito: “il Papa non rinuncia a cercare la pace, a sperare nella pace e a pregare per essa”.
Francesco ha ricordato innanzitutto che i corridoi sono frutto della “creatività generosa” della Comunità di Sant’Egidio (“sono bravi”), della Federazione delle Chiese Evangeliche (Fcei) e della Tavola Valdese, della “rete accogliente” della Chiesa italiana (“è stata generosa”), in particolare della Caritas, e dell’“impegno” del governo italiano e dei governi che li hanno ricevuti.
“Voi – ha aggiunto -rappresentate un volto bello dell’Europa, che si apre al futuro e paga di persona”.
In prima fila ad ascoltarlo, tra gli altri, il segretario generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, il fondatore e il presidente di Sant’Egidio Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo.
Per salutare il Papa sono intervenuti Daniela Pompei di Sant’Egidio e Daniele Garrone della Fcei.
Dopo aver rivolto un pensiero alle centinaia di persone, famiglie, comunità, che hanno “aperto i vostri cuori e le vostre case” il Santo Padre ha voluto ricordare i profughi ucraini, dicendo loro: “Il Papa non rinuncia a cercare la pace, a sperare nella pace e a pregare per essa. Lo faccio per il vostro Paese martoriato e per gli altri che sono colpiti dalla guerra”.
Nel suo discorso Francesco, osservando che il Mediterraneo “si è trasformato in un cimitero, è una cosa dura”, ha dedicato un pensiero “in particolare” a quanti sono passati attraverso i campi di detenzione in Libia. “Più volte – ha sottolineato – ho avuto modo di ascoltare la loro esperienza di dolore, umiliazioni e violenze”. “Terribile – ha rimarcato – il traffico di esseri umani, e quei lager”.
Di fronte a questa triste realtà, ha ribadito Francesco, i corridoi umanitari “sono una via praticabile per evitare le tragedie e i pericoli legati al traffico di essere umani”. Anche perché “una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi”. E quindi i corridoi indicano “una strada all’Europa, perché non resti bloccata, spaventata, senza visione del futuro”. Infatti i corridoi umanitari “non solo mirano a far giungere in Italia e in altri Paesi europei persone profughe, strappandole da situazioni di incertezza, pericolo e attese infinite”, ma “operano anche per l’integrazione, perché non c’è accoglienza senza integrazione”.
Il Pontefice si poi dedicato a salutare, passando con la sedia a rotelle, tanti bambini e moltissimi dei presenti.
Francesco Castellini