Italia e Germania sono da sempre partner commerciali storici. Nel 2023 è stato registrato il secondo valore più alto di sempre per gli scambi commerciali, confermando la Germania come il principale partner commerciale dell’Italia.

Tuttavia, la crisi del settore automobilistico tedesco non accenna a rallentare: Volkswagen sta tagliando le divisioni non redditizie in Germania e Belgio, riducendo produzione ed esportazioni, e i dazi UE alla Cina cercano di evitare l’impatto delle vendite di auto elettriche provenienti da Pechino. In questo contesto, l’Italia rischia di subire un’ondata di shock significativo se il settore automobilistico in Germania entrerà in una spirale discendente.

Nel 2023, secondo i dati della Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien), il commercio nel settore automobilistico è cresciuto, con un aumento sia delle importazioni che delle esportazioni. “I dati dimostrano la natura strutturale dei rapporti italo-tedeschi, nonostante il contesto di rallentamento in Germania,” ha dichiarato la presidente di AHK Italien, Monica Poggio.

La filiera automobilistica ha rappresentato 25,76 miliardi di euro, di cui la quota italiana di esportazioni di componenti verso la Germania è stata del 20,5%, con un valore economico di 5,2 miliardi di euro. Per le importazioni, la Germania rimane al primo posto come partner dell’Italia (23,6% del totale).

Le sfide per l’industria italiana
“La crisi della domanda di veicoli in Europa e Italia, l’aumento dei costi di produzione e il rallentamento degli investimenti in nuove tecnologie per la mobilità stanno ponendo le basi per un possibile peggioramento dello scenario,” avverte Marco Stella, presidente di Anfia Components Group. “Nel primo semestre del 2024 sono stati annunciati ulteriori 32.000 tagli di posti di lavoro, superando i 29.000 del secondo semestre del 2020. Anche in Italia l’industria dei componenti è sotto pressione,” ha aggiunto, sottolineando le perplessità degli operatori della filiera sui tagli al Fondo Automotive previsti dal governo italiano.

Il 2024 sembra essere un anno di arretramento per vari indicatori economici, a partire dal fatturato, secondo l’Osservatorio sui Componenti Automotive e Servizi alla Mobilità 2024. È chiaro che, nell’UE come in Italia, occorre considerare gli obiettivi politici, come la neutralità climatica. L’Italia ha dato priorità alle discussioni sullo stop ai motori a combustione entro il 2035 da portare al Consiglio UE, anche se le reazioni non sono state particolarmente favorevoli.

Un mercato in trasformazione
Il mercato si sta evolvendo, così come le regole di produzione. Anche in Italia si sta passando alla produzione di componenti per veicoli elettrici e a guida autonoma. Come in Germania, il problema è che il mercato non è ancora pronto ad assorbire i nuovi prodotti. Le scelte di Volkswagen potrebbero segnare un punto difficile da cui ripartire, specialmente considerando la prospettiva di delocalizzare la produzione in paesi extra UE.

Perdere quote di mercato nelle esportazioni di veicoli e componenti sarebbe un duro colpo per l’Italia. Uno studio dell’ICE (Rapporto ICE – Italia nell’Economia Internazionale 2023-2024) conferma le difficoltà per il settore: “Emergono prospettive deboli anche per i settori legati ai trasporti, a partire dall’automotive, caratterizzati da un assestamento fisiologico dopo la forte crescita del biennio 2022-23.” Grande attenzione al cambiamento epocale con la decarbonizzazione e alle difficoltà del dibattito nell’UE, che, secondo ICE, renderanno “più incerti i tempi e le modalità con cui la trasformazione verde si concretizzerà nel mondo dei trasporti.”

Obiettivi lontani e incentivi insufficienti
Prometeia sottolinea che siamo “ancora lontani dall’obiettivo 2035.” È evidente la mancanza di politiche di incentivo, motivo per cui la Germania non sta investendo a sufficienza nel settore delle auto elettriche, con “un’inversione di tendenza e una riduzione della quota di auto elettriche vendute sul totale.”

L’Italia è molto indietro rispetto alla media europea per quanto riguarda i veicoli elettrici e, senza il traino della Germania, rischia prospettive ancora meno rosee negli anni a venire.

Riproduzione eunews.it

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