Sta nascendo un distretto del medtech nel NordEst, in grado di diventare un punto di riferimento a livello nazionale. I segni ci sono tutti. A partire dal Veneto, dove il settore delle tecnologie mediche e biomediche è piuttosto dinamico.

Fra le iniziative a più ampio raggio intraprese finora c’è la Rete Innovativa Regionale Tech4Life, che conta già 75 partner, di cui 7 dipartimenti universitari, 7 enti e una pluralità di aziende manifatturiere, commerciali e di servizio. Creata nel 2021, ha l’obiettivo di favorire la ricerca e l’innovazione nelle scienze della vita e nelle tecnologie per la salute, e di facilitare la creazione di partnership fra pubblico e privato a livello locale, nazionale e internazionale. Fra le aree sulle quali si stanno concentrando le aziende partner, spiega il presidente della rete Denis Faccioli, ci sono «lo sviluppo di piattaforme per l’identità digitale per prenotare visite sanitarie private, l’innovazione del digital twin, su cui simulare l’effetto dei farmaci e delle terapie, l’IA come acceleratore della diagnosi attraverso l’analisi dei dati medici e delle immagini diagnostiche, la medicina di precisione e la sensoristica legata ai dispositivi medici e a quelli indossabili». Proprio la produzione di dispositivi medici e strumenti tecnologici per la prevenzione, diagnosi e cura (il cosiddetto biomedicale) è uno dei campi del medtech più dinamici in regione.

Secondo i dati di Venicepromex e Camera di Commercio di Padova, nel 2023 il Veneto contava 1.595 aziende attive, una variazione negativa di circa l’1,4% rispetto al 2019, e 6.057 addetti (+10% rispetto al 2019). E fra le aree più consolidate per il biomedicale spicca il Padovano, che oltre a vantare rispettivamente il 23% e il 27% del totale regionale di aziende e addetti, mostra anche una certa effervescenza di iniziative in campo medico.

Ne è stato un esempio il World Health Forum dello scorso marzo, e ce ne sarà un altro la prima edizione di una nuova Expo interamente dedicata al biomedicale. In programma per il 18 e il 19 novembre alla Fiera di Padova, la prima edizione della Circular Medical Expo nasce come un’evoluzione della Borsa del biomedicale veneto del 2022 e 2023, e punta a favorire la crescita, la capacità innovativa e l’internazionalizzazione delle aziende del settore, oltre alla creazione di un vero e proprio indotto. Secondo il presidente della Camera di Commercio di Padova, Antonio Santocono, «Padova si sta affermando sempre più come polo di riferimento per l’innovazione in ambito sanitario, non solo per l’eccellenza della pratica clinica e della ricerca accademica, dalla medicina all’ingegneria biomedica, ma anche per gli appuntamenti capaci di mettere in connessione ateneo e impresa». Da parte sua Nicola Rossi, presidente di Padova Hall, ha espresso soddisfazione per l’evento, che comprenderà un calendario di incontri, un programma di incoming per coinvolgere buyer da mercati esteri (in primis Europa e Medio Oriente) e un’area espositiva: «Competenze, talenti, tecnologie: tutto questo troverà spazio in una manifestazione trasversale. Si tratta di un evento unico per il nostro territorio, frutto di una sinergia positiva tra imprese, università e istituzioni, e in linea con la spinta innovativa che caratterizza il nostro quartiere fieristico». Per il procuratore speciale dell’agenzia per l’internazionalizzazione Venicepromex, Franco Conzato, la Circular Medical Expo sarà un’occasione preziosa per esplorare delle innovazioni di frontiera: «Telemedicina, diagnostica precoce e chirurgia mininvasiva sono solo alcune delle direzioni più interessanti in cui si sta muovendo la biomedicina, con soluzioni che spesso riguardano l’applicazione di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale». Un mercato, quello dell’IA in ambito sanitario, che secondo alcune stime potrebbe valere 188 miliardi di dollari entro il 2030, contro gli 11 del 2021.

Cruciale è anche il ruolo della formazione: all’Università di Verona l’ingegneria incontra la medicina. Promuovere didattica e ricerca sulla progettazione di sistemi per la medicina di innovazione, adattando le tecnologie dell’Industria 4.0 al campo medicale è l’obiettivo del DIMI, il Dipartimento di Ingegneria per la Medicina di Innovazione nato dall’unione della sezione di Ingegneria e fisica con quella di Biomedicina dell’innovazione. Con 56 docenti, oltre 40 dottorandi, 30 assistenti alla ricerca, 8 ricercatori a tempo determinato e 16 tecnici di laboratorio, al DIMI si lavora in aree di frontiera, dalla robotica biometica, alla bioingegneria, dall’IA in medicina alla Target-therapy anti-tumorale, passando anche per l’innovazione nella ricerca clinica e metodologica.

Operativo da poco più di un anno, il DIMI è già al lavoro su diversi progetti in ambito ingegneristico e medicina 4.0 e ha visto la nascita di 4 spin-off specializzate in software per automazione industriale, controllo qualità con tecniche di IA, chirurgia robotica e analisi di dati di risonanza magnetica. La Sezione di biomedicina di innovazione è invece al lavoro su progetti di medicina, oncologia ed ematologia di precisione. Diverse unità di ricerca clinica afferenti al DIMI collaborano inoltre con il Centro ricerche cliniche di Verona, che sostiene e coordina le fasi iniziali di sviluppo di nuovi farmaci attraverso studi clinici con pazienti e volontari in sinergia con istituti pubblici e privati, e aziende, in Italia e all’estero. L’offerta formativa comprende quattro corsi di laurea (Ingegneria dei sistemi robotici e intelligenti, Computer engineering for intelligent systems, Medicina e chirurgia a indirizzo tecnologico e Ingegneria dei sistemi medicali per la persona), il dottorato in Ingegneria dei sistemi intelligenti e il dottorato in medicina biomolecolare.

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