ostenibilità nella nautica: da obbligo a leva competitiva per la creazione di valore. Filippo Ceragioli ha intervistato per PressMare la dott.ssa commercialista Laura Bertozzi, Chief Sustainability Consultant.
Si parla di sostenibilità e, inevitabilmente, il pensiero corre all’ambiente, alle azioni concrete per tutelarlo, alla necessità di ridurre l’impatto delle nostre attività sull’ecosistema marino e terrestre. Per le aziende, però, la sostenibilità sta assumendo un significato sempre più ampio, che travalica il solo ambito ambientale per abbracciare aspetti economici, sociali e di governance.
PressMare – Dott.ssa Bertozzi, cosa significa realmente, nel concreto, essere sostenibili per un cantiere nautico o per un fornitore della filiera?
Laura Bertozzi – In un mercato sempre più esigente e competitivo come quello nautico, la sostenibilità non è più soltanto un tema ambientale: è diventata un pilastro strategico per la creazione di valore, oggi e nel futuro. A ricordarcelo, oltre al buon senso imprenditoriale, è intervenuto anche il Codice della Crisi, sottolineando come la continuità aziendale si fondi su scelte capaci di generare valore nel medio-lungo termine.
Nel settore della nautica da diporto, eccellenza ed efficienza devono andare di pari passo con un concetto chiave: la sostenibilità. Ma cosa significa realmente essere sostenibili? L’etimologia del termine – dal latino sustineo, “resistere” o “durare” – ci guida verso un’interpretazione che non ha nulla a che vedere con la semplice conservazione, bensì con la capacità di garantire valore nel tempo, attraverso un miglioramento continuo.
Essere sostenibili, dunque, implica avere una visione “looking forward”, che consideri in modo integrato l’impatto ambientale, sociale e di governance (ESG). Un cantiere nautico o un fornitore che non tiene conto di questi aspetti può trovarsi esposto a rischi significativi: dall’inquinamento marino legato all’utilizzo e allo smaltimento delle imbarcazioni, alla gestione non responsabile dei materiali e delle risorse, fino alla mancata tutela dei lavoratori lungo tutta la filiera Informativa di sostenibilità: un dovere per i grandi, un’opportunità per tutti.
PM – Negli ultimi tempi sul tema è stata introdotta un’importante novità…
LB – Dal 1° gennaio 2025, le grandi imprese sono obbligate a depositare la propria informativa di sostenibilità, redatta secondo i criteri ESRS. Tuttavia, l’obbligo si estende, seppure in modo meno rigoroso, anche ai fornitori – spesso micro o piccole imprese – che fanno parte della value chain dei big players. Questo scenario rende fondamentale sensibilizzare e supportare la filiera nautica, fatta perlopiù di piccole realtà artigiane che operano nei cantieri: sono loro il cuore pulsante della produzione, e il loro impegno in chiave ESG diventerà presto non solo visibile, ma determinante per la competitività.
PM – Quali vantaggi ci sono per un’impresa sostenibile e che documenta la sua sostenibilità nell’accesso al credito?
LB – Redigere un’informativa di sostenibilità non è solo un obbligo normativo, ma è una leva concreta per migliorare l’accesso al credito, ma anche un obbligo di recente introduzione. La European Banking Authority, già nel 2020, ha invitato le banche a considerare i fattori ESG nella concessione dei finanziamenti. E nel gennaio 2025, le nuove Final Guidelines dell’EBA renderanno ancora più strutturata questa prassi. In questo contesto, ogni impresa – indipendentemente dalle dimensioni – che intenda relazionarsi con il sistema bancario dovrà dimostrare di gestire in modo responsabile i rischi ambientali, sociali e di governance.
PM – Quali sono I vantaggi competitivi per credere nella sostenibilità?
LB – Oltre agli obblighi, ci sono vantaggi concreti: il primo è la creazione di valore duraturo. Ma non solo. Le aziende nautiche che adottano politiche ESG efficaci sono percepite come più affidabili e attrattive dal mercato. I clienti finali, sempre più attenti, preferiranno acquistare imbarcazioni costruite con criteri sostenibili, da aziende che rispettano i diritti dei lavoratori e minimizzano l’impatto ambientale, anche nella fase di dismissione del prodotto. D’altra parte, anche l’armatore consapevole e responsabile diventerà un testimonial di valore per il proprio brand e per la propria flotta.
Sia per obbligo che per scelta strategica, il settore nautico è chiamato a compiere un salto di qualità. Redigere l’informativa di sostenibilità non deve essere visto come un adempimento burocratico, ma come un’opportunità per posizionarsi al meglio in un mercato che premia l’eccellenza responsabile. La sostenibilità, in fondo, non è una moda. È una rotta.
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