Al fondatore della Pmi ligure Nicola Di Luca piacciono da sempre le macchine a guida autonoma. E un giorno si è chiesto se questo sistema fosse applicabile anche in acqua. Tanta ricerca e sperimentazione sul campo hanno portato a “La barchetta magica”, un prototipo a vela che nel 2019 ha navigato nell’Oceano Atlantico. In questa intervista l’imprenditore spezzino ci racconta che cosa è venuto dopo
Partita dal progetto “La barchetta magica”, idea che qualche anno fa era salita agli onori della cronaca per la sua unicità nell’ambito della tutela ambientale e non solo, la traiettoria industriale di Ecodrone – ex startup innovativa in procinto di diventare Pmi innovativa e con un fatturato di 15mila euro nel 2023 a fronte di cinque dipendenti – è proseguita fino ad arrivare al primo prodotto da proporre al mercato, un’imbarcazione modulare a guida autonoma ed ecosostenibile dalle grandi potenzialità d’impiego.
Di base a La Spezia e con un importante link con l’università di Firenze, come detto la realtà ligure ha mosso i primi passi nel settore mettendo in acqua un prototipo a vela che nel 2019 ha navigato nell’oceano Atlantico tra Europa e continente americano. “Con ‘La barchetta magica’ siamo partiti da Gran Canaria e, dopo aver completato in quattro mesi l’85% del percorso prestabilito, ne abbiamo perso il segnale davanti alle coste del Venezuela, non sapendo perciò cosa le sia successo. Questo è spiegabile con il fatto che non avevamo potuto investire su videocamere ed altro, considerati i limitati fondi di autofinanziamento al tempo a nostra disposizione”, spiega Nicola Di Luca (nella foto in alto), amministratore delegato e fondatore di Ecodrone.
“Nonostante questo, siamo riusciti a stabilire il record mondiale di percorrenza per barche inferiori ai due metri e mezza di lunghezza a guida autonoma. Da lì in avanti, fondata Ecodrone siamo partiti per un percorso di accelerazione a San Francisco, negli Stati Uniti, durato due mesi e mezzo e qualche tempo dopo ci siamo iniziati a concentrare sullo studio di un sistema e sulla successiva costruzione di uno scafo modulare a propulsione elettrica in cui fosse anche possibile l’utilizzo di vela e foil. Brevetto riconosciuto che prevede pure un eventuale distacco di prua e poppa per poter inserire contemporaneamente nella struttura sino a quattro moduli operativi, tra cui quelli riferibili ad un uso sott’acqua, aereo o per ricerche battimetriche sulla conformazione dei fondali”.
In grado di lavorare anche in condizioni meteo marine avverse perché senza equipaggio a bordo, l’imbarcazione ideata dal team di Ecodrone – un Mvp (minimum viable product) che a breve dovrebbe arrivare sul mercato – ha altre caratteristiche che le regalano una meritata unicità. “Il prodotto che abbiamo sviluppato è infatti in fibra di lino, a zero emissioni e con un’autonomia potenzialmente illimitata visto che con otto ore di sole può navigare per sei giorni consecutivi. È quindi ecosostenibile oltre a poter essere riciclato a fine vita per garantirne la circolarità. Di contro presenta problematiche riferibili alla lavorazione non basica che richiede per essere impiegato in acqua, processi sicuramente più complessi rispetto, per esempio, a fibra di carbonio o vetro”.
Tornando per un attimo indietro nel tempo, è interessante raccontare la genesi di quell’idea poi capace di tradursi in Ecodrone. “Tutto è nato dal mio grande interesse per le macchine a guida autonoma. Ad un certo punto, volendo dare finalmente sostanza a questo pallino, mi sono messo a cercare qualcuno che potesse fornirmi conferme sulla fattibilità del progetto sia in mare che in altri ambienti acquatici – chiarisce l’ad di Ecodrone –. E così il gruppo di studio si è arricchito dell’esperienza nei settori di meccanica ed elettronica di due professori dell’Università di Firenze, diventati poi soci. Una collaborazione decisiva nei processi di sviluppo de ‘La barchetta magica’ e che prosegue attivamente pure in questo periodo”.
Team, quello assemblato dai vertici di Ecodrone, che è in grado di prestare la propria opera per svariate tipologie di clientela, anche se poi la maggior parte delle richieste vengono da due ambiti. “Considerato che noi ci muoviamo commercialmente come fornitori di un servizio, affittando di fatto il nostro drone a chi ha bisogno di ottenere dati, le principali commesse ci arrivano da enti pubblici e società private – sottolinea Di Luca –. Abbiamo avuto contatti con Snam, che potrebbe essere interessata a utilizzare il drone per monitorare in tempo reale, sopra e sotto il pelo dell’acqua, le proprie piattaforme offshore. Inoltre, pare che in Nord Europa, con l’interesse mostrato da una realtà industriale statunitense, si stia muovendo qualcosa di interessante nel settore”.
Con la priorità di cercare sempre di distinguersi dalla concorrenza, Ecodrone è impegnata nel cercare di crescere ulteriormente pure in altri ambiti, come quello legato al mondo della vela. “In questo momento stiamo partecipando assieme a Fincantieri al primo bando pubblicato sul Polo nazionale della dimensione subacquea. Il nostro scopo è quello di andare ad ottimizzare determinate tecnologie nel contesto velico per poi utilizzarle in missioni civili e, ancora di più, nel settore militare”, conclude l’amministratore delegato di Ecodrone, Nicola Di Luca.
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