L’annuncio a sorpresa nel weekend dell’amministrazione Trump di imporre tariffe del 25% su Canada e Messico – con l’aggiunta di un 10% extra sulla Cina – ha scatenato una tempesta sui mercati globali. Le risposte di ritorsione da parte di Ottawa e Città del Messico, unitamente alla minaccia di un’estensione delle misure all’Europa, aprono nuovi scenari per il riposizionamento sui mercati obbligazionari mondiali.
La strategia per gli USA
Negli Stati Uniti, la strategia che ci sembra più efficiente in questo scenario è stare lunghi di TIPS sulla parte lunga della curva. L’impatto immediato delle tariffe è inflazionistico nel breve termine, ma nel medio periodo il rallentamento della crescita peserà sull’economia. In questo contesto, la Fed probabilmente si fermerà per valutare gli effetti delle tensioni prima di prendere una posizione chiara sui tassi. Inoltre, l’amministrazione ha confermato di voler aumentare l’emissione di debito a lunga scadenza, un tema da monitorare per i flussi di domanda sui Treasury. Il posizionamento più efficiente in questo contesto sembra il lungo TIPS sulla parte lunga della curva, beneficiando sia della spinta inflazionistica a breve sia della possibile revisione delle aspettative di crescita nel medio termine.
Le scelte sugli altri Paesi
Sui Paesi target delle tariffe (Canada, Messico, Eurozona), la strategia più efficiente sembra posizionamento lungo sulla duration titoli di stato nominali. Qui l’impatto sembra più sulla crescita che sull’inflazione: il Messico esporta il 35% del Pil negli USA, il Canada il 20%. Questo significa un colpo diretto all’attività economica che costringerà BoC ed ECB a continuare sulla strada dell’allentamento monetario. Lunghi di duration su bond nominali di Canada ed Eurozona sembra il pozionamento più logico, con le curve che dovrebbero appiattirsi sulla parte lunga.
Il caso Messico
Il Messico è un caso più articolato. Banxico ha margini ridotti per tagliare i tassi, dovendo gestire la stabilità del peso. Tuttavia, la combinazione di rallentamento della crescita e necessità di mantenere tassi reali relativamente elevati porta a un bull flattening della curva messicana, con la parte lunga che scende più rapidamente rispetto al breve termine. Il trade resta long duration sui bond messicani, ma con maggiore attenzione alla dinamica della valuta.
I movimenti delle valute
Sul fronte valutario, riteniamo che il mercato stia già prezzando la maggior parte delle implicazioni. Il dollaro potrebbe continuare il rally ancora per poco, ma con l’emergere degli effetti negativi sullacrescita USA, potrebbe tornare a indebolirsi. Questo è esattamente quanto visto nel primo mandato Trump: iniziale rafforzamento sulla narrativa protezionista, seguito da un reversal quando il mercato ha iniziato a scontare il deterioramento macro. Nel breve, restiamo tatticamente corti EUR e lunghi USD ed EM FX, sfruttando il momentum sul biglietto verde ma mantenendo una strategia flessibile in vista di una possibile inversione di tendenza.
Insomma, l’impatto su crescita globale e asset rischiosi è significativo. L’effetto netto sulla crescita mondiale è stimato in circa -1% di Pil. Più la spirale di ritorsioni si amplia, più aumenta il danno per il ciclo economico globale. Gli asset rischiosi sono particolarmente vulnerabili, con equity e credito esposti al deterioramento della crescita in un contesto di valutazioni già elevate. Se il protezionismo proseguirà, il riprezzamento della crescita globale accelererà, e l’allocazione su asset difensivi diventerà sempre più rilevante. Il mercato non sta ancora prezzando pienamente questo scenario, lasciando spazio per opportunità di riposizionamento.
Riproduzione;WallStreetItalia